Stai scappando da una cosa che non vuoi o da una cosa che hai paura di volere?
-Cit.Successe tutto in una frazione di secondo: Hermione uscì quasi correndo dalla Sala Grande, e Draco, senza nemmeno rendersene conto, le corse dietro. Sorpassò il tavolo in cui i suoi amici e i professori stavano cenando, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, e a sua volta uscì dalla stanza.
Harry con lo sguardo chiese il permesso di alzarsi alla professoressa, la quale annuì impercettibilmente, ma lui non restò seduto abbastanza a lungo da vederlo perché era già corso a seguito dei suoi amici.
Sembrava una gara a chi arrivasse prima, un gioco, una corsa all'ultimo sangue. Forse lo era.
Harry raggiunse Malfoy in pochissimo tempo. Le sue doti di cercatore si facevano ancora sentire, anche a distanza di anni.
«Da che parte è andata?» chiese subito, osservando l'indecisione del biondo rispetto a quale corridoio imboccare.
Nessuna risposta.
Solo i loro respiri irregolari a rompere il silenzio.
Harry però si rese conto solo quando venne sbattuto a forza contro il muro che quello di Malfoy non era dovuto solo alla recente corsa. No.
Erano i respiri di uno che cercava con tutta la sua buona volontà di calmarsi, di tornare a ragionare lucidamente, di respirare e mandare via quella rabbia cieca che lo stava accecando.
Evidentemente non ci riuscì.
Bloccò Harry contro la parete, premendogli con forza il braccio contro il collo e puntandogli la bacchetta alla gola.
«Hai un minuto per spiegare tutto, Potter.» lo minacciò gelido. «Altrimenti ti uccido.»
Harry annaspò in cerca d'aria. «Non... respiro... Mal...foy»
Questi allontanò un po' il braccio, da consentire il passaggio d'aria, ma non da perdere la presa su di lui. «Allora, Potter? Non mi sei sembrato tanto scioccato di rivedere la tua migliore amica, che tecnicamente avrebbe dovuto essere morta, dico bene?» sibilò nero di rabbia. «Tu sapevi che lei era ancora viva, l'hai sempre saputo.»
«Si.»
Il bracco si strinse più sul suo collo, tornando a bloccare il respiro.
Harry boccheggiò.
«Malfoy lascialo immediatamente!» la voce di Ron riecheggiò forte e sicura tra le pareti del corridoio, ma l'ex serpeverde non si scompose minimamente.
«Bastardo.»
Ron sfoderò la bacchetta: «Non lo ripeterò due volte, lascialo Malfoy.»
Anche sta volta niente.
Harry intanto aveva assunto un colorito stato e stava per perdere i sensi.
«Stupeficium!»
«Protego!»
Harry cadde in ginocchio sul pavimento, infatti Draco l'aveva lasciato all'improvviso per potersi difendere dall'incantesimo che il rosso gli aveva lanciato contro.
«Weasley stai molto attento a ciò che..»
«Dobbiamo parlare.» lo interruppe Ginny, che con gli altri li avevano raggiunti. «Tutti insieme.»Dalla torre dove i ragazzi alloggiavano, quella notte, le urla si potevano udire fin dai sotterranei.
Draco faceva avanti e indietro per la sala come un ossesso, mentre tutto gli altri si erano accomodati sui divani in pelle e seguivano con lo sguardo ogni suo movimento.
I segni sul collo di Harry erano diventati violacei, ma l'ex serpeverde non riusciva a sentirsi minimamente in colpa.
Tutti in quella stanza gli avevano mentito; gli avevano nascosto la verità una volta e avrebbero continuato a farlo. Ne era certo.
«Allora, Potter, sei pronto a spiegare o devo preoccuparmi di una tua prematura morte?» lo fulminò Draco con lo sguardo, mentre questo ricambiava con un'occhiataccia assai irritata.
«Due mesi e mezzo fa, mi arrivò una lettera dalla McGranitt.» iniziò titubante, sentendosi addosso gli occhi dei suoi amici in cerca della verità. Già aveva mentito anche a loro, ma non avrebbe potuto fare altrimenti. «Diceva di aver ricevuto un messaggio da Hermione in cui lei le chiedeva espressamente di farci credere che fosse morta, spiegandole che non sarebbe mai più tornata a casa e che non trovava giusto darci false speranze. Chiedeva in oltre però di raccontare a me tutta la verità, ossia che lei in realtà non era morta, ma era una cosa necessaria da far credere a tutti, compreso Malfoy.
La professoressa mi scrisse che ero libero di seguire o no le indicazioni della lettera agendo come meglio credevo.»
Prese fiato. «Quel giorno le pensai tutte. Che fosse una montatura, uno scherzo. Che qualcuno avesse mandato la lettera al posto di Hermione, o che lei fosse in pericolo di vita. Però mi fidavo del giudizio della professoressa quindi iniziai a realizzare che poteva essere tutto reale e che quindi avrei dovuto decidere se dirvelo o no.
Non sapevo come Draco avrebbe reagito alla notizia della morte di Hermione, così mi feci promettere da tutti voi di non dirgli niente.» si rivolse al biondo. «La sua assenza ti ha distrutto Malfoy, ce ne siamo accorti tutti, incluso te. Dirti che Hermione era morta avrebbe potuto significare disintegrare tutte le tue speranze e non sentivo di avere il potere e per farlo.»
«Però poi sono venuto a saperlo ugualmente, mi sembra.» rispose a tono Draco, mentre Blaise colpito abbassava lo sguardo.
Il ragazzo con gli occhiali lo ignorò. «Ragazzi, ci sarebbe un'altra cosa che dovrei dirvi: ho parlato oggi pomeriggio con la professoressa e mi ha detto che..»
«Ecco dove sei stato pomeriggio!» esclamò Luna, saltellando sulla poltrona. «Nessuno mi credeva quando dicevo che eri pieno di gorgosprizzi.»
Neville sorrise e baciò la testa bionda della sua donna con dolcezza.
«Si, si, molto interessante.» continuò Draco nervoso. «Continua il discorso Potter!»
«Il messaggio di Hermione era datato Settembre 2002.»
Draco divenne improvvisamente rosso di rabbia, ma fu Ron a parlare: «Stai dicendo che la McGranitt ci ha tenuto nascosta questa lettera per cinque anni?!»
«No, Ron. Sto dicendo che Hermione deve averla scritta dopo circa due anni dal suo arrivo lì, e che sia giunta alla professoressa cinque anni in ritardo.»
«È impossibile.» fece Ginny, pensierosa. «Le prime lettere che aveva scritto ci erano arrivate subito, perché questa no?»
L'aria era tesa. Tutti cercavano di darsi una spiegazione per quel fatto misterioso.
Forse avrebbero dovuto semplicemente chiedere alla professoressa, o ad Hermione.
Hermione.
Nessuno riusciva a comprendere il perché del suo comportamento. Immaginavano sarebbe cambiata, tutti loro erano cambiati in qualche modo, ma non pensavano sarebbe andata via in quel modo. Forse era ancora arrabbiata per quello che le avevano fatto, perché l'avevano tradita. Ma perché correre via da Draco?
Un singhiozzo ruppe il silenzio.
I ragazzi si voltarono all'unisono verso il biondo, che, seduto a terra, con la schiena appoggiata al muro, si teneva la testa tra le mani.
«Dra..» Blaise provò ad avvicinarsi all'amico, ma questi si alzò di scatto e uscì di corsa dalla stanza.
Nessuno lo segui.Aveva bisogno di stare solo, non sopportava più tutta quella gente intorno e la giornata di oggi l'aveva davvero esaurito. Le gambe l'avevano portato in uno dei tanti bagni vuoti della scuola, senza che se ne rendesse nemmeno conto.
Si guardò nello specchio: era cambiato. Era cambiato, e non se ne era nemmeno reso conto.
Vederla oggi era stato un colpo al cuore.
Aveva passato sette anni a chiedersi se l'avrebbe rivista e che, se fosse successo, come si sarebbero comportati. Aveva immaginato come sarebbe stato stringerla di nuovo tra le braccia, sentire il suo profumo.
Mille scene si erano susseguite nella sua mente, eppure, nessuna di quelle si era avverata.
Semplicemente lo aveva guardato, dritto negli occhi, e per un momento era stato come se tutto fosse scomparso ad eccezione di loro due, e poi si era voltata, dando le spalle a lui e al suo amore, ed era andata via. Di nuovo.
Draco posò una mano sullo specchio, toccando il proprio riflesso. Quanto avrebbe voluto fare cambio con quello; era sicuro che dall'altra parte fosse più facile vivere. Niente pensieri, niente paure, niente notti insonni a pensare alla stessa donna per troppi anni.
No, doveva assolutamente darci un taglio, doveva dimenticarla, o alla fine sarebbe affondato per colpa di quel macigno che si portava dietro. Quel macigno legato con doppio nodo al suo cuore. Quello che veniva anche chiamato amore.
Ma lo era davvero? Quello che li aveva legati ai tempi di Hogwarts, era veramente amore? O era semplicemente il frutto di quel legame, di quella pietra, di quel medaglione e di quell'anello?
Fece un grosso respiro.
Basta.
Aveva deciso.
Non avrebbe più permesso a nessuno di avere così tanto potere su di lui. Non si sarebbe fatto calpestare il cuore di nuovo.
Si era ripromesso di non mostrare più le sue emozioni, di farsi vedere impassibile, freddo, difronte a tutto, e sta volta era sicuro che ci sarebbe riuscito.
E le avrebbe parlato.
L'avrebbe ascoltata.
Avrebbe ascoltato tutte le sue fottutissime ragioni.
E poi sarebbe finita.
Davvero finita.Aveva bisogno di stare sola, non sopportava più tutta quella gente intorno e la giornata di oggi l'aveva davvero esaurita. Le gambe l'avevano portata in uno dei tanti bagni vuoti della scuola, senza che se ne rendesse nemmeno conto.
Si guardò nello specchio: era cambiata. Era cambiata, e se ne era fin troppo resa conto.
Vederlo oggi era stato un colpo al cuore.
Aveva passato sette anni a chiedersi se l'avrebbe rivisto e che, se fosse successo, come si sarebbero comportati. Aveva immaginato come sarebbe stato farsi stringere di nuovo tra le sue braccia, sentire il suo profumo.
Mille scene si erano susseguite nella sua mente, eppure, nessuna di quelle si era avverata.
Semplicemente lo aveva guardato, dritto negli occhi, e per un momento era stato come se tutto fosse scomparso ad eccezione di loro due, poi si era voltata, dandogli le spalle, ed era andata via. Non aveva avuto altra scelta.
Hermione posò una mano sullo specchio, toccando il proprio riflesso. Quanto avrebbe voluto fare cambio con quello: era sicura che dall'altra parte fosse più facile vivere. Niente pensieri, niente paure, niente notti insonni a pensare allo stesso uomo per troppi anni.
No, doveva assolutamente darci un taglio, fargli capire che l'aveva dimenticato, o alla fine l'avrebbe fatto affondare per colpa di quel macigno che gli aveva legato al cuore. Quello che veniva anche chiamato amore.
Ma lo era davvero? Quello che li aveva legati ai tempi di Hogwarts era veramente amore? O era semplicemente il frutto di quel legame, di quella pietra, di quel medaglione e di quell'anello?
Fece un grosso respiro.
Basta.
Aveva deciso.
Non avrebbe più permesso a nessuno di avere così tanto potere su di lei. Non si sarebbe più fatta cogliere impreparata.
Si era ripromessa di non mostrare più le sue emozioni, di farsi vedere impassibile, fredda, difronte a tutto, e aveva intenzione di continuare con il suo intento.
E gli avrebbe parlato.
E lui l'avrebbe ascoltata.
E gli avrebbe detto che non lo amava più. Che era stato uno stupido a credere che lei potesse amare uno come lui. Che era cambiata ed era felice di averlo fatto. Che era felice senza di lui.
E così l'avrebbe salvato.
E poi sarebbe finita.
Davvero finita.*angolo autrice*
NON PENSAVATE CHE LO PUBBLICAVO DAVVERO IL CAPITOLO EH!
Beh, in effetti, non ci credevo nemmeno io.
Però eccoci qua!
Mi sono impegnata tanto per finirlo in tempo ed è stato anche un mio modo per chiedervi scusa della lunga assenza dello scorso mese.
Da oggi cercherò di aggiornare regolarmente e con più frequenza, promesso. <3
Spero che il parallelismo tra Draco e Hermione vi sia piaciuto (fatemelo sapere nei commenti), ci ho messo molto a rivisitare lo stesso testo secondo i loro diversi punti di vista e sinceramente non so nemmeno cosa sia venuto fuori alla fine, quindi vi prego di scusare anche eventuali errori di battitura. :')
Detto questo, vi auguro la buona notte e ci vediamo domenica prossima con il nuovo capitolo. <3-Giulia_1987
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I Have Died Every Day Waiting For You
Fanfiction•Sequel di Together• Sono passati sette anni da quando Hermione se n'è andata. Sette anni di sofferenze per Draco che aspetta la sua amata. Sette anni da quando Dimitri ed Evangeline l'hanno portata via con loro per insegnarle come essere una Diani...