14.

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Harry aveva sonno.
Tanto sonno.
Avrebbe dovuto ascoltare Draco la notte prima e andarsene a letto ad un orario normale, ma ovviamente non l'aveva fatto ed era rimasto sveglio fino alle tre del mattino a sfogliare libri a destra e manca senza ottenere risultati.
Adesso tutto ciò che ci aveva guadagnato era un terribile mal di testa, nervosismo e giramenti di coglioni. Eppure era lì, alle sei del mattino, a fare colazione nella Sala Grande semi deserta.
Si era sforzato di fare quattro chiacchiere con i professori, tutti seduti al loro tavolo, e di rassicurare la McGranitt dicendole di non preoccuparsi della scuola perché i suoi studenti sarebbero stati al sicuro anche se lui ed alcuni della sua squadra si fossero allontanati per qualche ora. Lei non era sembrata troppo convinta ma aveva annuito senza protestare ed Harry, troppo stanco per preoccuparsi della sua ex professoressa, non si era dilungato oltre. Doveva risparmiare le energie per parlare con Hermione senza scatenare una guerra civile e sapeva che gli sarebbero servite tutte.
Si versò un bicchiere di succo d'arancia e punzecchiò con la forchetta il povero uovo strapazzato, rigirandoselo nel piatto con fare assonnato.
Si stava portando la forchetta alla bocca quando Hermione entrò dal portone in compagnia della donna dai capelli neri, Evangeline. La posata rimase sospesa a mezz'aria per quella manciata di secondi che servirono a Harry per metabolizzare, poi tintinnò ricadendo sul piatto quando lui scattò in piedi per raggiungere la ragazza.
«Ciao.» disse, quando fu difronte alle due, bloccando loro il passaggio.
Evangeline alzò gli occhi al cielo, storcendo il naso, e senza rispondere al saluto, gli girò attorno e andò a sedersi al tavolo per la colazione.
Hermione aveva un'espressione indecifrabile, però lo salutò cordialmente. «Buongiorno, Harry.»
«Devo parlarti di una cosa.»
Hermione alzò una mano come per fermare ciò che avrebbe potuto dire dopo. «Se riguarda Malfoy, non ho alcuna intenzione di...»
«No, riguarda la tua famiglia.» si affrettò a spiegare Harry, mentre lei sgranava gli occhi, improvvisamente velati di paura.
«Stanno bene.» aggiunse velocemente lui vedendola così accorata. «Ma c'è stato un incendio a casa tua, dove vivevate prima. Sembra che sia di natura magica.»
Hermione si ricompose subito, impostando nuovamente la facciata distaccata che ormai la caratterizzava. «Quando è successo?»
«Ehm..» Harry di grattò la nuca imbarazzato.
L'ex grifondoro strinse le labbra riducendole a una linea sottile, indignata. «Harry.»
«Un po' di giorni fa.»
«E perché me lo hai detto solo adesso?!»
«Draco ieri ci ha provato, ma ti aveva vista strana e non voleva turbarti.»
«Non sono una bambina, Harry! Non ho bisogno della protezione di nessuno, tanto meno quella di Draco!»
Harry sorrise, vedendo il cipiglio imbronciato di Hermione, lo stesso che faceva ai tempi di Hogwarts quando lui o Ron facevano qualcosa che non le andava a genio. «Oggi io e gli altri andremo a ispezionare il luogo.»
«Vengo anche io.» disse Hermione, mettendosi una mano sul fianco come a sfidarlo a contraddirla.
E infatti lui lo fece. «Non se ne parla.»
«Non era una domanda Harry.» ringhiò Hermione. «Non è un caso che sia stata incendiata la mia casa. Voglio scoprire chi è stato e fargliela pagare.»
Harry la studiò attentamente, chiedendosi se fosse una buona idea lasciarla venire.
Sospirò. «Ci vediamo tra un'ora in cortile. Non un minuto più tardi.»
Hermione annuì e Harry la osservò mentre si sedeva difronte ad Evangeline e le sussurrava qualcosa, poi uscì di fretta dalla Sala Grande, senza finire le sue uova strapazzate.

Ginny si strinse a Blaise mentre lui protestava con fervore contro l'ultimatum di Harry: sarebbe andato da solo in missione.
«No Harry! Tu non andrai da solo!» Ron saltò giù dalla poltrona del loro soggiorno puntando un dito contro il petto dell'amico.
«Ragazzi, non sappiamo cosa ci aspetterà laggiù.» spiegò Harry gentilmente, ripetendo le stesse parole di dieci minuti prima. «Potrebbe essere una trappola! Non posso rischiare di mettervi in pericolo! La McGranitt ha bisogno di voi, qui!»
Appena uscito dalla Sala Grande Harry era corso alla torre che condivideva con i suoi amici per informarli della partenza e che, sarebbero andati solo lui ed Hermione. Ma loro non l'avevano presa molto bene.
«Dove diavolo è Draco?!» esclamò Blaise alzando le braccia al cielo. «Lui sicuramente avrebbe qualcosa da ridire!»
Luna, seduta con la schiena sul pavimento e le gambe sul divano, all'improvviso si illuminò. «È uscito sta mattina presto! L'ho visto!»
Nessuno dei tre uomini la degnò di un'occhiata, solamente Ginny si degnò di rivolgerle un sorriso riconoscente che, tra l'altro, Luna non notò, troppo impegnata a guardare il mondo attraverso i suoi strambi occhiali.
«Ragazzi, per favore! Finché non saremo sicuri che questa non è opera di Voldemort, vorrei che restaste qui. Al sicuro.»
«Al sicuro?! Ma Harry, ti senti quando parli? Noi siamo degli Auror! Siamo addestrati per questo! Non puoi salvare tutti!»
Harry strinse le labbra. «No, hai ragione, non posso. Però posso provarci.»
Senza aggiungere altro, uscì dalla torre e con un colpo di bacchetta sigillò tutte le uscite. Un semplice alohomora non sarebbe di certo bastato per farli uscire da lì e, se era fortunato, avrebbe pensato lui a liberarli tra qualche ora, quando sarebbe ritornato.
I ragazzi iniziarono a battere le mani contro la porta, gridando di aprire e lanciando incantesimi a tutto spiano, ma senza successo.
Harry già stava montando in sella alla sua fidata scopa, che aveva chiamato a se con un incantesimo di appello, e senza aspettare Hermione stava volando fuori dalla finestra diretto verso Granger House.

I Have Died Every Day Waiting For YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora