23.

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Hermione si materializzò fuori dai confini di Hogwarts, non perché non potesse entrare direttamente nella scuola ma perché aveva voglia di fare quattro passi da sola, di pensare un po' a quello che sarebbe successo da quel momento in poi tra lei e Draco. Di certo non si aspettava quello che poi effettivamente si trovò difronte.
Hogwarts in fiamme.
Dovette reggersi ad un masso per non cadere.
Sembrava un incubo, un orribile flashback che purtroppo flashback non era. Era la realtà.
La cupola di difesa si stava sgretolando come era già successo, quindi, dedusse, doveva essere iniziato tutto già da tempo.
E lei non c'era stata.
Hogwarts, i suoi amici, avevano bisogno di lei e lei ancora una volta non c'era stata.
Con il cuore che batteva a mille si smaterializzò nel cortile esterno della scuola e a quella vista ebbe l'impulso di voltarsi e correre via, di scappare da tutta quella disperazione, di chiudere gli occhi davanti a tutti quei cadaveri sparsi per terra. Riconobbe dei ragazzi che aveva visto girare per le mura di Hogwarts, auror e insegnanti. Erano tutti lì.
Con ancora il suo acquisto tra le mani, cercò di farsi spazio in quel caos di incantesimi, maledizioni e colpi mortali. Evitò per un pelo un'avadakedavra proveniente da un mangiamorte che evidentemente aveva una pessima mira perché avrebbe benissimo potuto ucciderla essendo lei disarmata di bacchetta. In ogni caso, grazie a Merlino, non ci era riuscito; anche se Hermione una volta entrata nell'ingresso della scuola si ritrovò a rimpiangere di essere ancora viva. Si, avrebbe potuto uccidere tutti quei mangiamorte con uno schiocco di dita, porre fine alla guerra, ma in quel momento il suo unico pensiero era di trovare i suoi amici, di trovare lui.
Non avrebbe avuto senso usare i suoi poteri per vincere la guerra se loro erano morti. Non ne valeva la pena e soprattutto, anche se era un comportamento da perfetta egoista, lei non voleva vivere se loro avevano smesso di farlo.
La vecchia Hermione non si sarebbe comportata come lei stava facendo in quel momento, ma non le importava, non c'era più una sola e unica Hermione a cui dare ascolto, quindi avrebbe pensato dopo al senso di colpa.
Si affacciò ad una finestra per valutare la situazione e magari avvistare i suoi amici, ma vide soltanto una fila di mangiamorte che avanzavano verso l'entrata della scuola. Con un soffio, Hermione li imprigionò in un cerchio di fuoco. Sorrise soddisfatta per il suo piccolo atto di bene, ma durò solo per qualche istante perché la sua attenzione venne catturata da una luce verde abbagliante che proveniva dalla torre di astronomia.
Non di nuovo sussurrò tra sé e sé, ripensando a quando Silente era quasi morto.
Poi vide qualcuno cadere dalla torre e il sangue le si ghiacciò nelle vene.
Fai che non sia Draco. Fai che non sia Draco. Fai che non sia Draco. Fai che non sia Draco.
Continuò a ripetere come una cantilena mentre si precipitava su per le scale - non aveva la concentrazione necessaria per smaterializzarsi - che sembravano non finire mai. Salì, salì e continuò a salire, lanciando di tanto in tanto qualche incantesimo a caso dalle finestre che sorpassava, sperando di colpire i nemici.
Quando arrivò alla terrazza che si affacciava su tutta la scuola, con il cuore in gola guardò giù.
E no, fortunatamente non era Draco.
Non aveva mai visto prima il ragazzo, ma anche da quell'altezza la divisa di Hogwarts era riconoscibile: un tassorosso.
Un'altra persona sacrificata per proteggere la scuola. Un altro ritratto da aggiungere a quelli dei caduti.
Hermione si strinse nel mantello e decise di tornare giù.
Hogwarts era immensa, ed Hermione non aveva la minima idea di dove cercare i suoi amici.
Per un secondo pensò addirittura che potessero non essere lì ma poi si rese conto di quanto fosse ridicola quell'idea. I suoi amici non sarebbero mai rimasti con le mani in mano e nemmeno lei doveva farlo.
Decise di provare nella stanza delle necessità. Dopotutto aveva bisogno di loro e magari la stanza la avrebbe aiutata a trovarli.
Questa volta riuscì a materializzarsi nel corridoio del settimo piano di fronte all'arazzo di "Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll". Per farla apparire ci passò davanti per tre volte, pensando immensamente ai suoi amici.
Quando la porta si aprì, Hermione rimase delusa nel non trovarseli davanti, seppure fosse conscia del fatto che la stanza non li avrebbe mai potuto farli apparire dal nulla. Però non appena entrò, apparve un tavolino con sopra appoggiata una pergamena. Ma non era una pergamena qualsiasi, e lei l'avrebbe riconosciuta ovunque. La mappa del malandrino.
Si affrettò verso il tavolo per prendere la mappa e cercare i nomi dei suoi amici. Proprio mentre scorreva quella marea di nomi e cognomi in perenne movimento che si spostavano in pochi secondi da una parte all'altra della scuola, la sua attenzione venne catturata da un nome in particolare che si avvicinò velocemente a dove si trovava lei.
«Granger?!»
Hermione non fece in tempo a dire o fare nulla, nemmeno a gridare di fare attenzione, ad avvertirlo, che quando si voltò, richiamata dalla sua voce che tanto amava e che aveva così ardentemente desiderato, riuscì soltanto a vedere un fascio di luce verde che colpiva la schiena dell'uomo che amava, facendolo irrigidire all'istante e cadere immobile sul pavimento di pietra.
Hermione in preda allo shock non si rese nemmeno conto delle altre persone che erano con lui. Di Harry con la faccia macchiata di sangue e terra e tutti i vestiti stropicciati e gli occhi verdi che non riuscivano a credere a quello che stavamo vedendo. Di Ron che si portava le mani ai capelli, tirandoli dalle radici, impotente difronte alla morte. Di Luna che nascondeva il capo nella spalla di Neville, concedendogli la breve illusione di essere lui a consolare lei, e non il contrario.
Di Ginny che, con la pancia che si vedeva da sotto la maglietta, era rimasta bloccata con il braccio teso verso l'assassino di Draco e la bacchetta sguainata, mentre anche lui raggiungeva il ragazzo nel regno dei morti; di lei che dopo aver ucciso un uomo, con un rantolo strozzato, si accasciò contro l'angolo della porta.
No, Hermione aveva occhi solo per il corpo di Draco inerme per terra.
Tremava per la consapevolezza che questa volta non ci sarebbero state scappatoie. Era morto e non c'era niente da fare.
Lasciò cadere la bustina con quello che aveva comprato appena qualche ora prima, che all'impatto con il pavimento, ne fece uscire il contenuto, il quale avvolto in un pezzo di stoffa brillò riflettendo la luce delle candele attaccate alle pareti. Erano due anelli.
E il tintinnio che fecero nella caduta, fu tutto quello che Hermione riuscì a sentire. Tutto il resto era ovattato, le urla di Ginny, le parole di Ron e Harry, la guerra. Hermione si sentì come intrappolata in una bolla mentre tutto le passava davanti e lei importante non poteva fare altro che guardare. Guardare impotente mentre il suo amore moriva e i suoi sogni e i suoi piani per il futuro andavano in fumo.
Il momento peggiore però fu quando quella bolla scoppiò e lei venne nuovamente avvolta da quel caos. Urli, incantesimi, esplosioni, boati, gemiti. Non era pronta a tutto ciò. Non era pronta ad un mondo senza Draco.
Gli andò vicino, raggiungendo i suoi amici che ormai l'avevano accerchiato.
Lo lesse nei loro occhi, ma non ce ne sarebbe stato nemmeno bisogno, lei lo sapeva già. Non c'era niente da fare.
Questa volta Draco Malfoy era morto.

*Angolo Autrice*
Lo so, vi ho fatto aspettare un secolo.
Lo so, è corto.
Lo so, non ve lo aspettavate.
O forse sì?
Comunque il prossimo capitolo uscirà a breve, anche se sarà più corto del solito, come questo tra l'altro, perché ho deciso di dividere la descrizione della guerra in più parti per farci soffrire un po' di più.
Lo so, sono una persona orribile ma voi mi amerete ugualmente.
Buon Sanremo lettori. ;)

@giulia_1987

I Have Died Every Day Waiting For YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora