8.

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Era passata una settimana dall'inizio della scuola, e i ragazzi avevano iniziato una noiosa routine quotidiana, fatta di ricerche in biblioteca e attenti studi sui fatti accaduti, che comprendeva anche l'evitarsi accuratamente gli uni con gli altri.
In tutti quei giorni i due gruppi non si erano incrociati nemmeno una volta, sebbene Draco tentasse in tutti i modi di incontrare Hermione.
La mattina di quel freddo otto settembre, Harry e gli altri stavano facendo colazione nella Sala Grande ormai deserta, essendo orario di lezione per gli allievi, quando entrarono Hermione e il suo seguito.
Draco non se ne rese conto immediatamente, troppo preso dalla lettura della Gazzetta Del Profeta.
«Che stai leggendo, Malfoy?» domandò Ron, versandosi del succo di zucca.
Draco posò il giornale sul tavolo, rivolgendo una rapidissima occhiata ad Hermione, seduta al tavolo difronte a lui, per poi tornare a guardare il rosso.
«C'è stato un attacco a un quartiere babbano ieri sera. La Gazzetta dice che è senz'altro opera di maghi, ma il Ministero sta cercando di insabbiare la cosa.»
Ginny si portò una mano alla bocca, mentre con l'altra afferrò quella di Blaise. «Un altro sacrificio?»
«Così pare, ma sembra che il Ministero non abbia ancora collegato tutti gli eventi.» intervenì Harry, dopo aver letto a sua volta l'articolo sul giornale.
«Quindi quello che dice la McGranitt è vero?» chiese Luna pensierosa. «Lui sta tornando?»
«Se fosse così Potter non dovrebbe incominciare a frignare e a blaterare cose riguardo alla famosa cicatrice?» sbuffò Draco alzando gli occhi al cielo. «Ascoltate me: non so cosa stia succedendo e il perché di questi attacchi, ma una cosa è certa, il Signore Oscuro è morto e non tornerà.»
La battutina di Draco arrivò alle orecchie di Hermione, che non poté fare a meno di ridacchiare sotto i baffi ripensando al caratteraccio di Draco che dopotutto non era cambiato di una virgola.
A Dimitri ciò non sfuggì, perché senza nemmeno alzare gli occhi dal piatto e, intento a tagliare una fetta di bacon, a voce abbastanza alta da farsi sentire, disse: «Signore Oscuro eh, Malfoy? Fammi indovinare: le vecchie abitudini da Mangiamorte sono dure a morire, non è vero?»
Draco scattò in piedi in contemporanea a Blaise che afferrandolo per una spalla lo rimise a sedere.
«Taci bastardo!»
«È tutto quello che sai dire, biondino?»
«Oh, fidati ci sono moltissime cose che vorrei dire, ma temo che certe parole non rientrino nel tuo vocabolario.»
Evangeline si alzò da tavola, pulendosi gli angoli della bocca con un tovagliolo. «Si, bravi, abbiamo capito che avete entrambi la battuta pronta. Ora possiamo metterci a lavoro o preferite continuare a bisticciare come dei bambini?»
Nessuno rispose.
«Come volete.» alzò gli occhi al cielo. «Vi voglio tutti in biblioteca tra mezz'ora. Nessuno escluso.»
«Chi è che l'ha nominata capo? Godric?» fece Ginny a voce perfettamente udibile, ma l'altra decise di ignorarla e uscì dalla Sala Grande.
Ripresero tutti a mangiare e per una manciata di minuti gli unici rumori furono quelli dovuti alla masticazione e quelli delle posate che si scontravano producendo quel fastidioso suono metallico.
«Quanti sono i Babbani morti?» chiese Hermione d'un tratto.
Tutti fecero finta di non averla sentita, eccetto uno.
Hermione non si sarebbe mai e poi mai aspettata che sarebbe stato proprio lui a parlare, non dopo quello che era successo tra loro una settimana prima.
La voce di Draco fu perfettamente udibile.
«Venticinque.»
Harry e Blaise guardarono l'amico confusi, mentre un lieve sorriso si dipingeva sulle labbra di Ron, il quale si sbrigò a nasconderlo dando un gigantesco morso a una ciambella.
Ginny gli rivolse uno sguardo sospettoso, ma non disse nulla. Solo quando vide che Hermione e Isaac  furono usciti dalla sala grande si fece coraggio e diede voce a quello che tutti si chiedevano da tempo ma non avevano mai il coraggio di dire difronte a Draco per paura di turbarlo. «Cosa diavolo è successo a Hermione?» 
Ci fu un momento di tensione durante il quale tutti osservarono, chi più e chi meno discretamente, Draco, cercando di capire cosa stesse provando dietro la sua maschera invisibile.
Blaise strinse Ginny a se e le baciò il capo.
«Forse è vittima di un incantesimo.» ipotizzò Luna, per rompere il ghiaccio, rigirandosi una luna ciocca di capelli biondi tra le dita.
«Potrebbe essere.» concordò Blaise.
«No, nessun incantesimo.» disse Draco con lo sguardo fisso, verso un punto lontano e indefinito. «Voi non l'avete vista da vicino, i suoi occhi... è ancora lei, ma allo steso tempo è un'altra persona. Ed è perfettamente cosciente di esserlo.»
Draco finalmente guardò i suoi amici, uno per uno.
«È cambiata non perché ha deciso lei di farlo, ma per colpa nostra. Noi l'abbiamo abbandonata, l'abbiamo tradita, l'abbiamo delusa. E allora per non soffrire più avrà preferito dimenticarci, tagliarci fuori dalla sua vita, chiudersi a riccio e andare avanti. Indifferente a tutto e tutti.»
Harry strinse i denti: «Ti scordi che è lei che è voluta restare lì per sette anni.»
«Forse non sapeva dove altro andare!»
«Sarebbe potuta tornare da noi, Draco! E lo sapeva, l'ha sempre saputo! Smettila di difenderla! Noi l'avremmo sempre accolta a braccia aperte, ma lei ha preferito restare lì.»
«Basta Harry, quel che è fatto è fatto.» disse Ginny. «Abbiamo sbagliato tutti, ma adesso — si portò una mano al grembo — rivoglio la mia migliore amica. Rivoglio la nostra Hermione.»
Blaise appoggiò la mano sopra quella della sua ragazza. «E allora andiamocela a riprendere.»

I Have Died Every Day Waiting For YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora