Draco si passò una mano tra i capelli, confuso. Stava cercando di assimilare la notizia appena saputa, cimentandosi in ragionamenti logici e razionali, quando ripensò, con grande sollievo, che i genitori di Hermione dovevano essere ancora in Australia privi di memoria e che quindi non potevano essere stati coinvolti nell'incidente.
Nonostante questo però aveva paura di chiedere per un conferma e sentirsi dire l'esatto contrario, quindi percorrendo a grandi falcate la stanza, attese che qualcun altro si decidesse a parlare.
Dopo qualche altro lunghissimo attimo di attesa, dove tutti si erano chiusi in una specie di silenzio tombale, Draco si fermò e li squadrò uno ad uno.
«Allora?» insistette. «Non avete altro da dire? Vittime? Indizi? Qualche nuova informazione? Tracce di Voi-Sapete-Chi? Oh andiamo! Che diavolo vi è preso?! Vi hanno tagliato la lingua? Non potete sparare una bomba del genere e poi pretendere di»
«Malfoy, taci.» lo riprese Harry esasperato. «Stiamo cercando di pensare.»
«I genitori di Hermione.. loro stanno bene vero?» chiese Ron, fissando Harry intensamente. Evidentemente il ragazzo con gli occhiali era l'unico del gruppo a sapere tutta la storia, si trovò a riflettere Draco.
Harry annuì meccanicamente e si sentì Ginny sospirare di sollievo. «Sono ancora in Australia.»
«Allora perché sprecare tante energie solo per una casa vuota? Perché tra tante case abitate, con famiglie numerose e addirittura con dei maghi, scegliere quella?» Domandò Blaise a nessuno in particolare, picchiettando le dita sul bracciolo del divano.
Luna difronte a lui si rigirò una ciocca tra le dita più volte prima di parlare. «Forse volevano lasciare un messaggio?»
Harry fece un segno di assenso. «Lo credo anch'io. Non può essere una casualità che abbiano scelto proprio casa di Hermione.»
«Ma perchè? Lei non c'entra niente con questa storia.» ribatté Draco, scioccato dal capire dove Harry volesse andare a parare.
«Ne sei davvero sicuro, Draco?» chiese Harry. Al che tutti voltarono la testa verso di lui con espressioni incredule dipinte sul volto.
«Cosa non ci stai dicendo Harry?» Ginny alzò un sopracciglio con fare sospettoso.
Harry si piegò, prendendosi la testa tra le mani e appoggiando i gomiti sulle gambe. «Vi ricordate quando sono stati uccisi quei centauri e noi siamo andati a investigare?» chiese rivolgendosi ai tre auror, che fecero un segno d'assenzo col capo, spronandolo a continuare. «Avevo già dei sospetti all'inizio, quando siamo arrivati sul posto. Mi sembrava troppo strano che i centauri si fossero allontanati così tanto dalle loro terre e poi c'era qualcosa di dannatamente famigliare che però lì per lì non sono riuscito a decifrare. Questa mattina mi è arrivato un gufo dal ministero, dice che un capello trovato sulla scena corrisponderebbe al dna di Hermione.»
Draco scosse la testa. «Spero tu stia scherzando Potter! Non vorrai insinuare, spero, che lei faccia parte di quel gruppo di assassini!»
«Le persone cambiano.» disse Harry freddamente.
Blaise si alzò dal divano per raggiungere l'amico e dargli una pacca sulla spalla. «Mi dispiace Harry, ma io la penso come Draco. Hermione non può essere coinvolta. Anche perché non avrebbe senso! E se anche lo fosse, perché incendiare la sua stessa casa? Perché portarci a pensare ad un suo possibile coinvolgimento nella faccenda?»
Draco rivolse uno sguardo riconoscente all'amico che gli rispose con un cenno del capo.
«Quindi che si fa?» chiese Ron giocherellando con l'orlo della maglietta.
Harry sospirò. «Dobbiamo scoprire di più a riguardo: ricaverò delle informazioni da Hermione per farci un'idea generale.»
«Sarà difficile Harry.» lo avvertì Ginny. «È pur sempre Hermione, sospetterà qualcosa se inizi a fare domande.»
Neville guardò Luna come a volerle chiedere un'opinione riguardo a qualcosa e lei, come se lo leggesse nella mente, annuì sorridendo.
«Harry, scusa se mi permetto. So che non c'entro niente e che non conosco la situazione, ma non sarebbe meglio mandare Malfoy a parlare? Voglio dire... sappiamo tutti quanto significhi per lei, o sbaglio?»
Harry guardò Draco. «Che ne dici?»
«Va bene.»Il pomeriggio seguente Draco, dopo aver lasciato un biglietto incantato per Hermione a colazione; aspettava in silenzio che lei si presentasse all'appuntamento. Le aveva scritto di incontrarsi alle cinque davanti al lago nero ma erano quasi le sei e lei non si era ancora fatta viva. Con molte probabilità non sarebbe nemmeno venuta, ma Draco non riusciva a staccarsi dal tronco sul quale era appoggiato e andarsene. Era incantato a fissare le acque del lago che si muovevano lentamente e ad ascoltare il rumore delle onde.
Chiuse gli occhi immaginando il mare: gli era sempre piaciuto, così immenso, così potente, bello tanto quanto spietato.
Da piccolo adorava guardarlo dall'alto di una scogliera e immaginare le milioni di avventure di cui esso era stato testimone. Non immaginava ancora di poter avere così tante cose in comune con quell'ammasso di acqua salata. Erano entrambi difficili da gestire, complicati, imprevedibili. Come si spiega il mare a qualcuno? È impossibile farlo. Il mare è tutto e non è niente. Il mare è mare. E lui è lui.
Senza nemmeno accorgersene, si mise a sedere e cullato da quel rumore famigliare scivolò in un sonno tranquillo.
Si svegliò qualche ora dopo, quando un brivido di freddo lo scosse da capo a piedi. Si era fatto tardi e il sole già era scomparso dall'orizzonte. E di Hermione nessuna traccia. Aveva infatti perso le speranze quando si rialzò, tutto dolorante per la scomoda posizione, e la vide appoggiata al lato del tronco opposto al suo a giocherellare con una margherita.
«Ti sei svegliato.» disse lei piano, senza guardarlo.
«Sei arrivata.» notò lui. «Quando?»
Finalmente Hermione alzò lo sguardo, regalandogli la vista dei suoi bellissimi occhi marroni. «Una ventina di minuti fa. Stavi ancora dormendo.»
«Non credevo saresti venuta.»
«Infatti non ne avevo intenzione. Pensavo fossi già andato via.» Restò in silenzio per qualche attimo, poi riprese. «Cosa devi dirmi di tanto importante?»
Draco si inginocchiò davanti a lei, per guardarla negli occhi. «Hermione devi dirmi tutto quello che sai sull'uccisione di quei centauri.»
Hermione inarcò un sopracciglio. «Non so di cosa tu stia parlando.»
«Non negare. So tutto. So che eri lì quel giorno e che con molte probabilità c'era anche uno dei tuoi amichetti.»
«Se già lo sai allora cosa vuoi sapere, eh?»
Draco poté vedere la rabbia crescere dentro di Hermione. «Lo sai cosa voglio sapere.»
Lei lo guardò così intensamente che si sentì quasi vacillare. «Dillo.»
«Li avete uccisi voi?»
Hermione scandì bene le parole. «No.»
«Hermione davvero se tu..»
«Draco.» lo zitti lei afferrandogli il volto tra le mani. «Devi credermi. Non ho ucciso quei centauri.»
Draco si ritrasse da quel tocco, tornando in piedi. «Ma allora perché..»
«Non posso dirti niente. È roba delle dianiche e a loro non piace che si spifferino in giro i loro affari.»
Draco si mise le mani in tasca e la guardò come se le stesse scavando dentro in cerca di una prova della sua colpevolezza o della sua innocenza. «Giuralo. Giuralo su quello che hai di più caro al mondo.»
Hermione si alzò a sua volta e lo guardò così intensamente che per un attimo Draco credette di essere lui il soggetto del suo giuramento. «Lo giuro.»
Draco si chiese se fosse il caso di dirle dell'attacco alla sua vecchia casa, ma vedendola così, con il volto arrossato per l'ansia di non essere creduta, gli occhi lucidi per qualche ragione di cui lui non era a conoscenza... ne valeva davvero la pena? Di farla soffrire? "No" si disse dopo qualche attimo. Non l'avrebbe fatto. Non quel giorno almeno.
«Draco?» La voce di Hermione lo riportò alla realtà.
«Ti credo, Hermione.»
«Allora perché mi stai guardando così?» domandò lei, inclinando la testa da un lato.
Draco, inizialmente perso nei suoi pensieri, abbassò lo sguardo. Ma un attimo dopo un lieve ghigno si dipinse sul suo viso. Rialzò la testa e la guardò attentamente e con aria di sfida.
«Sai che potrei prenderti e baciarti proprio qui, contro questo albero, vero?» sussurrò Draco poggiando la fronte contro quella della ragazza. «E tu non avresti nessuna via di fuga.»
Con grande sorpresa del ragazzo, Hermione gli accarezzò una guancia, arrivando poi a tracciare il disegno delle sue labbra, avvicinandolo maggiormente a se. «E allora cosa stai aspettando?»
Draco inclinò leggermente la testa fino a far sfiorare i loro nasi e a mescolare i respiri. Hermione schiuse le labbra in attesa di un contatto che però non arrivò mai, perché Draco si girò da un lato concedendole solamente la vista del suo bellissimo ed elegante profilo.
Hermione rimase interdetta e alquanto irritata da quel gesto.
«Che succede?» chiese infatti, afferrandogli il mento così da costringerlo a guardarla. «Non vuoi più baciarmi?»
Draco sospirò. «Non posso farlo. Non così, non adesso. Salazar sa solo quanto lo vorrei, ma non posso.»
«Perchè?» Insistette lei. «Un attimo fa volevi farlo!»
«Perchè ci ho ripensato! Mi è bastato osservarti un attimo per capire che non sei in te Hermione. Come puoi anche solo credere che io non me ne accorgessi? Ho visto che avevi gli occhi lucidi prima. Non so cosa ti sia successo e perché tu non voglia dirmelo, ma sappi che non sono così stronzo da approfittare di un momento di debolezza per fare qualcosa di cui nel giro di un giorno ti sarai pentita. Non con te almeno.
Se deve succedere, e succederà, voglio che sia perché lo vogliamo entrambi.»
Hermione trattenne il fiato. «Allora vattene.»
«Hermione per favore..»
«No! Non voglio ascoltare un'altra parola! Non voglio, non posso, non riesco a ..» lo guardò con degli occhi che parlavano al posto suo.
Non riesco ad averti così vicino e non poterti avere.
Non riesco a convivere con tutte le emozioni che provo ogni volta che ti vedo.
Non riesco a sopportare l'idea di averti ferito e di poterlo fare ancora.
Non riesco a vivere sapendo che tu mi ami nonostante tutto e che io non merito nemmeno un briciolo di tutto quell'amore.
Non riesco a respirare perché tu mi togli il fiato ogni volta che ti guardo.
Non riesco ad accettare la nuova me e tutti i cambiamenti che ha subito.
Non riesco a smettere di amarti nonostante ci provi con tutte le mie forze. «Vattene Draco, non voglio vederti più.»
Draco serrò la mascella, ma fece come gli era stato detto e senza obbiettare se ne andò.«Harry, ti stavo cercando.» disse Draco quella stessa notte, più o meno mezz'ora dopo la fine del coprifuoco, appena entrato in biblioteca, vedendo l'amico seduto a uno dei tanti tavoli di legno.
«Mi hai trovato.» sorrise Harry, facendogli cenno di sedersi insieme a lui. «Come è andata con Hermione?»
«Bene.. cioè.. non sono stati loro a uccidere i centauri però... non le ho detto dell'incendio.»
Harry si tolse gli occhiali per stropicciarsi gli occhi. «Come mai?»
«Mi sono dimenticato.» mentì il biondo, ma stranamente non ebbe successo.
«Cos'è successo Malfoy?» Harry alzò il sopracciglio con fare sospettoso. «Sputa il rospo.»
Draco parve riflettere su quale fosse la cosa migliore da fare: mentire o dire la verità?
Dopo qualche secondo optò per la seconda, sentendo il bisogno di sfogarsi con qualcuno e raccontare quello che era successo e soprattutto non aveva tempo e la voglia di andare a cercare Blaise in giro per tutto il castello per parlare con lui.
«Ci siamo quasi baciati.» disse alla fine, tutto d'un fiato, come se farlo fosse stato uno sforzo immane.
Harry riuscì a stento a trattenere un sorriso che coprì con un falsissimo colpo di tosse. «Quasi?»
«Non ci sono riuscito.»
«Cosa?!» Harry sgranò gli occhi, non riuscendo a credere a quello che Draco gli aveva appena detto. «Tu, Draco Malfoy, il ragazzo più desiderato della scuola e di mezzo mondo magico, il principe delle serpi, non sei riuscito a baciare la donna che ami?»
Draco gli rivolse un'occhiataccia che avrebbe potuto incenerirlo e ridurlo a un mucchietto di cenere. «Attento a come parli, Potter. Non sono tuo fratello.»
«No ma sei mio amico.» fece Harry con aria annoiata, come se avesse già ripetuto quella frase un migliaio di volte. «E so che ami Hermione, quindi deve essere successo qualcosa di serio se ti ha impedito di baciarla.»
Draco aspettò qualche secondo, tamburellando le dita lunghe e affusolate sulla superficie del tavolo e guardandole come se da loro potesse apprendere il senso della vita. «Hermione non è più la stessa, questo l'abbiamo notato tutti.» iniziò. «Ed essendo cambiata.. la nuova lei... non avrebbe mai lasciato che mi avvicinassi così tanto come ho fatto. C'era qualcosa che non andava, stava male, qualcosa la preoccupava e voleva sfogarsi. Ma io non potevo essere la sua valvola di sfogo.»
Harry non sapeva come rispondere, ogni volta che parlava con Draco doveva sempre stare attento e riflettere su quello che gli diceva per non rischiare di farlo richiudere a riccio o farlo semplicemente incazzare.
Si disse che forse Draco non aveva bisogno di un suo parere, forse aveva semplicemente bisogno di sfogarsi. «Ci penso io a dirle della casa, tranquillo.»
Draco sembrò stranamente riconoscente. «Grazie.»
Harry annuì, facendo un sorriso sghembo.
«Forse è meglio che vada. Ho bisogno di una dormita.» annunciò il biondo alzandosi e scrutando l'amico che si stropicciava gli occhi per l'ennesima volta. «E ne hai bisogno anche tu, Potter. Sicuramente saranno passate ore da quando hai iniziato a vivisezionare questi libri in cerca di un briciolo di informazione sui sacrifici e su come riportare in vita un morto. Non troverai niente in questa topaia, tanto vale che ti vada a fare una bella dormita.»
Harry si passò le mani tra i capelli, che nel corso delle settimane gli si erano allungati incredibilmente ed ora gli ricadevano tutti davanti agli occhi, oscurandogli la vista. «Grazie del consiglio Malfoy, ma non posso mollare. Il ministero vuole sapere il più possibile prima di mandarci sul posto per controllare.»
«Mandarci sul posto?! Mi stai dicendo che ancora non hanno mandato nessuno?!» Draco sgranò gli occhi, mentre la sua voce si alzava di qualche ottava. «No, vogliono che andiamo noi, perché siamo amici di Hermione.»
«Quando?»
«Domani pomeriggio.»
«A lei non diremo niente?»
«Le parlerò domani mattina.»
Draco fece segno di aver capito e fece per allontanarsi quando a metà strada tra lui e la porta, si voltò verso Harry. «Ehm.. Potter?»
Harry alzò la testa dal libro. «Si?»
«Riguardo a quello che è successo qualche giorno fa... il mio braccio..»
Il moro si mise una mano davanti la bocca per nascondere un sorriso divertito. «Non diventerai un Lupo Mannaro Malfoy, tranquillo.»
Draco si pietrificò sul posto come se fosse stato colpito da un Petrificus Totalus. Gli aveva forse letto nel pensiero? «E tu come fai a »
«Ti ho visto sta mattina mentre medicavi la ferita, e non è stato difficile immaginare cosa ti stesse passando per la testa.» spiegò il moro, interrompendolo. «Isaac è un licantropo, può controllare la mutazione. Non è un lupo mannaro sottomesso alla luna com'era Lupin, quindi i suoi graffi non trasmettono il gene.»
Draco sembrò essersi tolto un pesante macigno dal petto. «Grazie Potter.»
«Buona Notte Malfoy.»*Angolo Autrice*
Scusate il ritardo ed eventuali errori di battitura. Ho finito adesso di scriverlo e stavo per addormentarmi sulla tastiera. Non ho la più pallida idea di cosa abbia scritto ma va bene così.
Nel prossimo capitolo ci saranno due interessanti sviluppi che sono sicurissima vi faranno piacere! O almeno lo spero!
Grazie per tutti i commenti e le stelline.
Vi voglio bene.
Alla prossima! <3@giulia_1987
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I Have Died Every Day Waiting For You
Fanfiction•Sequel di Together• Sono passati sette anni da quando Hermione se n'è andata. Sette anni di sofferenze per Draco che aspetta la sua amata. Sette anni da quando Dimitri ed Evangeline l'hanno portata via con loro per insegnarle come essere una Diani...