«Non posso crederci» Quella notte, o meglio quella mattina, Harry si lasciò cadere sulla poltrona del salotto che condivideva con i suoi amici da ormai troppo tempo.
Lui e gli altri avevano aiutato tutto il giorno e tutta la notte a soccorrere i feriti e a sistemare i morti, per il funerale che si sarebbe svolto quel pomeriggio, ma il sole stava per sorgere e entro un paio di ore si sarebbero di nuovo dovuti alzare.
Era stata una giornata eterna ma per fortuna era finita, e alla fine i morti erano molto meno di quelli che si erano aspettati all'inizio. La gente si era abituata alla guerra, e a sopravvivere. Perché loro ancora no?
Ginny aveva trascorso tutto il tempo vegliando il corpo di Blaise, e Ron aveva passato qualche ora con lei prima di cedere alla stanchezza ed andarsi a coricare.
Anche Luna e Neville erano sopravvissuti. Seppure lei si sarebbe portata per tutta la vita una lunga cicatrice che le percorreva tutto il braccio sinistro, causata da una brutta caduta dalle scale. Neville aveva d'altro canto aveva rischiato di morire più volte, ma alla fine se l'era cavata solo con una bella botta in testa che l'avrebbe costretto a letto per qualche giorno.
Tutto il contrario di Draco che se ne stava in piedi, affianco al camino, stretto nel suo completo nero in giacca e cravatta, come se fosse appena uscito da un ricevimento della regina.
«Era necessario vestirsi come uno che sta per sposarsi, Malfoy?» fece Harry reprimendo uno sbadiglio.
«Rimanere con i vestiti sporchi di sangue come te invece è molto meglio, vero Potter?»
Il ragazzo dagli occhi verdi scosse la testa sconsolato. «Non ho la forza di andarmi a cambiare, e comunque c'è ancora molto da fare, spero tu non abbia intenzione di restare vestito così.»
Draco scrollò le spalle e si mise a fissare il camino spento.
Harry prese nuovamente parola. «Hermione lo sa?»
«No, non gliel'ho ancora detto.»
«Lo farai?»
«Perché non dovrei?»
«Non avete litigato un'altra volta?»
«E tu come lo sai?»
«Me l'hai appena confermato.»
«Fanculo Potter.»
«Perché?»
«Perché cosa?»
«Perché avete litigato?» il tono di sufficienza di Harry fece stizzire non poco Draco, che però rispose ugualmente.
«Non mi aveva detto di Blaise.»
«Se ne sei venuto a conoscenza credo che poi l'abbia fatto.»
«L'ha fatto troppo tardi.»
«Si, immagino tu abbia ragione. Ma dopotutto, cosa avrebbe cambiato? Dirtelo prima non l'avrebbe riportato in vita.»
Draco lo fulminò con un'occhiata. «Non importa. Doveva dirmelo!» sibilò sfidandolo a contraddirlo.
Harry sospirò. «Non lo metto in dubbio, Draco. Ha sbagliato. Ma secondo me tu stai solo cercando una scusa per avercela con lei, così da privarti di una felicità che pensi di non meritare.»
«Non dire cazzate.»
«Allora va' da lei.»
«No.»
«Vedi?»
«Piantala Potter.»
«Voglio vedervi felici Malfoy, perché non lo capisci?»
«Perché tu non capisci che io non sarò mai felice!» urlò io biondo, dando una botta con la mano a un vaso appoggiato sopra al camino e facendolo infrangere in mille pezzi sul pavimento. La foga del momento.
Draco guardò male il vaso infranto.
Non gli era mai piaciuto quel vaso.
Harry lo ricompose con un gesto della bacchetta.
«Devi solo rilassarti Malfoy, vedrai che sarai felice.»
L'altro alzò gli occhi al cielo. «Non sarò felice perché ho deciso di non esserlo»
«So che sei turbato ma...»
«No, tu non sai proprio niente! Quello che volevano da me... avrei dovuto darglielo! Non avrebbe funzionato da solo! Avrei impedito la morte di molte persone! Ma non volevo che.. non volevo che sapessero...»
«Non volevi metterla in pericolo, lo capisco.»
«No non capisci.» Draco si allentò il nodo della cravatta, sentendosi improvvisamente mandare l'aria. «Il medaglione, o meglio, la pietra al suo interno, crea una sorta di legame con la pietra incastonata nell'anello, creando una magia più forte di qualsiasi altra!»
«Quello l'avevamo scoperto anni fa, non capisco perché dovrebbe essere importante»
«È importante perché quello che voi chiamate "il capo dei mangimorte", il cui vero nome sarebbe Lucien Seylha, voleva usarlo per instaurare tra lui e il signore oscuro un legame come quello che si era creato tra me e Hermione. Uno scambio di capacità, poteri, forza.» Draco aveva iniziato a sbottonarsi anche i primi bottoni della camicia. Faceva davvero caldo lì dentro.
Possibile che non ci fosse ossigeno?
Eppure le finestre erano aperte.
«Hai fatto bene a non darglielo!»
Draco non lo ascoltò, continuando a ragionare ad alta voce. «Quello che c'è stato tra me è lei è stata tutta una finzione, causata da quelle maledette pietre!»
Stava iniziando a sudare di brutto.
«Malfoy stai delirando, ti senti bene?»
«Le ho uccise, le ho uccise io quelle persone! Il loro sangue è sulle mie mani! È colpa mia!»
«Malfoy che cazzo ti sta succedendo?»
Harry si alzò dalla poltrona proprio nel momento in cui Draco cadde a terra. Era sudato fradicio e tremava visibilmente.
«Non respiro.. non.. respiro.»
«Malfoy, stai avendo un attacco di panico. Devi calmarti!»
L'altro si portò una mano alla gola, come se volesse togliersi un laccio che lo stava soffocando, ma non c'era niente lì.
La porta si aprì proprio in quel momento ed vi entrò Hermione in tutta calma, fino a quando non notò i due sul pavimento e mollando quello che aveva in mano (un libro di pozioni e uno di medicina Babbana) si precipitò verso di loro.
«Che succede?! Che ha?! HARRY?!»
Draco si contorse ancora di più su se stesso, inarcando la schiena in avanti, fino ad appoggiare la testa sul pavimento, in cerca d'aria.
«Un attacco di panico. Allontanati Hermione, stai peggiorando la situazione.»
Hermione istintivamente fece un passo indietro, ma poi si rese conto che Harry non aveva la più pallida idea di cosa fare.
«Ci penso io.» Gli diede una spallata e lo fece mettere da parte.«Draco devi inspirare ed espirare, lentamente.»
Ma Harry aveva ragione, stava veramente peggiorando al situazione. Draco sembrava aver paura di lei.
Cercava di evitare il suo sguardo mentre l'iperventilazione lo stava lentamente soffocando.
Gli mollò uno schiaffo sul viso.
Draco finalmente la guardò.
Anche Harry lo fece, evidentemente sconvolto.
Poi gli mise una mano sulla bocca e gliela tappò.
Draco provò a scansarla boccheggiando ma Harry, che finalmente aveva capito cosa lei stesse cercando di fare, lo bloccò tenendogli le braccia ferme dietro la schiena.
Qualche secondo dopo quando i polmoni di Draco stavano incominciando a bruciare Hermione allontanò la mano e lui fece un enorme respiro,
Il secondo fu più regolare, e il terzo ancora di più.
Harry allentò la presa e Draco si lasciò cadere con la schiena sul pavimento, esausto.
«Sei stata grande.» le disse Harry.
«Grazie.» rispose lei. Si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Era imbarazzata. Come avesse interrotto un momento privato e intimo tra i due ragazzi. «Beh, meglio che vada ora..»
Draco, ancora bianchiccio, le afferrò debolmente un braccio, non tanto forte da farle male o da impedirle di andare via, ma lei sobbalzò lo stesso.
«Grazie Granger.»
Era ancora sdraiato sul pavimento, con lo sguardo rivolto al soffitto e la testa girata su un lato. Non la stava guardando. Ma le sue dita fredde erano strette attorno alla pelle di lei.
«Quando vuoi, Malfoy.»
Lui allentò la presa e fece ricadere il braccio a terra e lei se ne andò, raccogliendo i libri che aveva lasciato cadere appena arrivata.
Harry si rimise in piedi e si scolò un bicchiere abbondante di whisky per poi lanciarsi sulla poltrona come se tutte le energie lo avessero improvvisamente abbandonato.
«Scusa» sussurrò Draco dopo una manciata di minuti, così piano che Harry si convinse di averlo sognato.
Dopo altri eterni minuti Harry rispose: «Non è colpa tua.»
Si guardarono per un po', senza dirsi niente. Poi Harry versò un altro bicchiere Whisky e lo porse a Draco.
Lui lo mandò giù in un sorso solo e tossicchiò, riprendendo un po' di colore.
«Quello che volevo dire, prima che.. insomma volevo dire che, quello che c'è stato tra me e Hermione. Era tutta una cazzata. Tutta una magia. Non avevamo possibilità di scampo. Dal momento in cui siamo venuti in contatto con quei cosi il nostro destino è stato segnato. E io ho lasciato morire decine di persone in nome di un amore che non è reale.»
Harry alzò poco il capo. «È questo il problema allora? Pensi che sia tutto nella tua testa?»
«Non lo penso, ne sono certo. È tutto falso. Il nostro amore, non è mai stato vero.»
Harry non riuscì a non ridere. «Ma tu la ami!»
«Ma non è reale!»
«Si ma tu la ami!»
«Ma è un'incantesimo!»
«Malfoy, tu la ami?»
«Si ma...»
«E allora cosa diavolo ti importa quale sia la causa? Perché questo amore dovrebbe essere meno vero di un altro? Perché dovrebbe essere sbagliato? Tu la ami.»
«Forse io credo solo di amarla, quando in realtà non provo nulla.»
«Sai cosa disse Silente quando Hermione, il giorno in cui venne portata via, ruppe sia l'anello che il medaglione? Che Hermione essendo riuscita distruggerli e a spezzare il legame, quelle regole, che vi legavano indissolubilmente l'uno all'altra non valevano più, in quanto lei era de è una dianica! Non capisci? Il vostro amore può essere iniziato a causa di una magia, ma poi è continuato perché voi due vi amavate anche senza bisogno di essa!»
«Silente.. lui non me ne ha mai parlato.»
«Io penso che l'abbia fatto indirettamente.»
Draco non rispose, troppo intento a fissare il soffitto.
«Due pietre, grandi quanto un bottone... possibile che abbiano scatenato tutto questo? Guerre, amori, liti, rapimenti, poteri...»
«Strano Malfoy, pensavo sapessi cosa comporta la magia.»
Il biondo gli lanciò un'occhiataccia, ma poi tornò serio. «Dici che non avrei dovuto consegnargli la pietra?»
«L'hai detto anche tu, Malfoy. L'avrebbe usata per rubare il potere di Voldemort o di chissà quale altro potente mago. Se ci fosse riuscito sarebbero morte molte più persone.»
«Ma io non l'ho fatto per evitare questo, io volevo solo proteggere lei.»
«Hai comunque fatto la scelta giusta.»
«Vale lo stesso quando fai un'azione buona ma per le ragioni sbagliate?»
«Io credo che capendo che le tue ragioni erano sbagliate tu abbia ridotto il tuo comportamento a una semplice azione buona.»
Draco annuì, tirandosi su a sedere ma rimanendo sempre ancorato al pavimento.
Non avrebbe fatto un'altra figuraccia davanti a Potter. Non si sarebbe fatto vedere debole ancora. Non si sarebbe fatto compatire.
Già il suo orgoglio era stato intaccato.
«Cazzo» imprecò.
Harry inarcò un sopracciglio. «Che c'è?»
Lui scosse la testa, minimizzando un un gesto della mano. «È ora di andare Potter, i funerali non si organizzeranno da soli. Farai meglio a cambiarti.»
Draco si mise in piedi e si spolverò il completo per poi riabbottonarsi la camicia e recuperare la cravatta lanciata sul pavimento.
Si rifece il nodo. «Grazie Potter.»
«Di nulla Malfoy.»
«Potresti..»
«Non dirò nulla di quello che è successo, puoi stare tranquillo.»
«E..»
«E non dirò nulla a Hermione di quella cosa. A patto che lo faccia tu, ovviamente.»
«Lo farò.»
«Bene.»
«Bene.»
Harry si alzò e guardò Draco dritto negli occhi. Forse era giunto il momento.
Gli porse la mano. «Sono quattordici anni in ritardo Malfoy.»
Draco lo guardò male, ma poi la sua espressione seria svanì, sostituita da un accenno di sorriso.
«Fanculo Potter. Meglio tardi che mai.» e gliela strinse.
Forse avrebbe dovuto farlo agli inizi della scuola.
Forse se fossero divenuti subito amici, molte di quelle cose non sarebbero successe. Magari non avrebbe fatto entrare i mangiamorte ad Hogwarts, magari non sarebbero morte tutte quelle persone. Ma chissà, forse invece sarebbe andato tutto ancora peggio. Magari Voldemort li avrebbe uccisi entrambi.
Non l'avrebbero mai potuto sapere.
«Va' da lei.»
Draco lasciò ricadere la mano lungo il fianco. «Vado.»
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I Have Died Every Day Waiting For You
Fanfiction•Sequel di Together• Sono passati sette anni da quando Hermione se n'è andata. Sette anni di sofferenze per Draco che aspetta la sua amata. Sette anni da quando Dimitri ed Evangeline l'hanno portata via con loro per insegnarle come essere una Diani...