«Dove sei stata questa notte?» chiese Evangeline, sdraiata sul divano del "salotto".
La McGranitt infatti aveva offerto loro vitto e alloggio, in cambio del loro aiuto per proteggere la scuola. La loro "residenza temporanea", se così si poteva chiamare, si trovava in un'area nascosta dei sotterranei, vicino all'aula di pozioni.
Era composta da quattro camere da letto, una per ognuno, anche se Hermione non aveva ancora mai dormito nella sua. I bagni erano due e non molto grandi, uno alla fine di ogni corridoio a cui conducevano le rampe di scale che portavano alle camere da letto. Invece al piano inferiore c'era l'enorme e umido salotto, con una piccola cucina appostata in un angolo. Non che la usassero, sia chiaro: erano gli elfi a portargli da mangiare.
«Non credevo che lui ti facesse ancora quest'effetto, mia cara.» continuò imperterrita Evangeline, non avendo ottenuto risposta alla frecciatina precedente.
Dimitri e Isaac alzarono gli occhi dai rispettivi libri quando lo sentirono nominare.
Hermione invece non si scompose minimamente. «Non capisco cosa intendi.» replicò lei, sorridendo.
«Stai cercando di negare il fatto di essere scappata come una vigliacca appena hai incrociato il suo sguardo?»
«Evangeline lasciala stare.» fece Isaac, fulminando la sorella con un'occhiataccia. Non sopportava più il comportamento di Ev nei confronti di Hermione, lo mandava in bestia il fatto che lei potesse essere ferita da quelle parole, anche se ovviamente non lo dava mai a vedere.
«Non ho bisogno di essere difesa, Isaac.» ringhiò Hermione, suscitando così la risata di Dimitri.
I due fratelli si guardarono male, come ormai facevano tutti i giorni.
Hermione alzò gli occhi al cielo, ma si avvicinò verso di loro; Isaac si alzò istintivamente, ma lei lo ignorò.
Afferrò la mano di Dimitri e lo fece alzare dalla poltrona, trascinandoselo poi dietro su per le scale.
L'altro fratello si risedette, ma la sua rabbia era percepibile anche a distanza.
Evangeline si avvicino a lui, appena i due furono scomparsi nella stanza di Hermione.
«Non ti merita Isaac. Non fare l'errore di innamorarti di lei.»
«Lo dici perché lei ama Dimitri?»
«No, Isaac. Lo dico perché lei non ama nessuno di voi e alla fine ti farà solo soffrire.»
Isaac fece una faccia perplessa: «Non hai paura che possa ferire anche Dimitri?»
«Dimitri è grande, Isaac.» Evangeline si inginocchiò davanti al ragazzo dagli occhi blu, per stare alla sua stessa altezza e guardarlo negli occhi. «Dimitri non è innamorato di lei, perché sa che Hermione non lo amerà mai. Ma tu, ma tu mio piccolo lupacchiotto, lo vedo come la guardi. E non posso permettere che ti faccia del male, sei come un fratello per me. Devi fare attenzione.»
«Grazie Ev, ma credo sia troppo tardi.» sorrise lui. «Ti voglio bene anch'io.»La porta della stanza si spalancò e un furioso Harry irruppe senza tante cerimonie.
«Dov'è?!» chiese urlando.
Evangeline si alzò, passandosi le mani sulla gonna per togliere delle pieghe inesistente e lo guardò con aria di superiorità.
«Potter, che piacere rivederti.» fece. «Come posso aiutarti?»
«Smettila e dimmi dov'è Hermione.»
Isaac si innervosì, vedendo come, si stavano rivolgendo a Evangeline. «Scusa ci conosciamo?»
«Meglio per te di no, fidati.» ruggì Harry, con la bacchetta che spuntava dalla tasca dei pantaloni. «E ora ditemi dov'è altrimenti -
«Prendi la rampa sulla destra, prima porta a sinistra.» rispose Evangeline senza giri di parole, sotto lo sguardo stupefatto dei due ragazzi.
Harry però non perse tempo: si lanciò sulle scale, percorrendo gli scalini due a due e spalancò la porta senza bussare.
Un'abitudine che aveva, notò Hermione quando se lo ritrovò difronte.
«Potter, quanto tempo.» lo saluto Dimitri, sdraiato sul letto, coperto solo da un lenzuolo, mentre la ragazza si tirava a sedere sul letto facendolo scivolare via così da scoprirle il seno, coperto solo da un reggiseno quasi trasparente.
Harry arrossì visibilmente, ma Hermione e Dimitri sembravano totalmente a loro agio. Gli ci volle tutto il suo autocontrollo per ignorare la situazione imbarazzante e formulare una frase completa: «Dobbiamo parlare, Hermione.» disse, e il suo tono suonò addirittura freddo e distaccato. Guardò per un secondo l'uomo disteso accanto a lei. «Tu vai via.»
Dimitri ghignò, ma non si mosse. Si alzò solo dopo che Hermione gli ebbe sussurrato qualcosa all'orecchio. Diede una pacca sulla spalla ad Harry ed uscì dalla camera con solo un asciugamano legato alla vita.
Hermione si alzò a sua volta e senza degnare Harry di un'occhiata si avvicinò all'armadio, alla ricerca di una maglietta da indossare. Ne trovò una e fece per mettersela, ma venne bloccata da Harry che gliela strappò dalle mani e la lanciò dall'altro lato della stanza.
Aveva il fiatone, come se avesse appena corso una maratona. Era arrabbiato.
Sette anni senza nessun segno e poi essere ignorato in quel modo, no.
Non gli stava bene.
«Non hai niente da dire?» sibilò.
«No.» rispose lei piatta.
Quella risposta lo fece arrabbiare ancora di più.
Hermione lesse la furia nei suoi occhi, e per un momento credette che la mano che si stava alzando contro di lei fosse dovuta a uno schiaffo in arrivo.
Forse, anche Harry stava pensando la stessa cosa, ma la sua mano finì sulla schiena della ragazza e con una spinta decisa la attirò a se in un abbraccio.
Hermione si immobilizzò, mentre il moro la stringeva a se e nascondeva il volto nell'incavo del suo collo. Le sembrò per un attimo di ritornare ai tempi di Hogwarts, ad un Harry bambino che aveva bisogno di lei come lei di lui e in quell'istante ricambiò l'abbraccio, sentendolo di nuovo come il suo migliore amico.
Riacquistò però subito la lucidità e se lo scrollò via di dosso.
Nei suoi occhi vide un lampo di tristezza, ma svanì subito. «Mi sei mancata Hermione.»
«Perché sei qui, Harry?» ignorò la sua frase.
«Potrei chiederti la stessa cosa.» ribatté lui, storcendo il naso.
Passarono alcuni minuti di silenzio. «Perché Hermione?»
«Perché cosa?» sbuffò lei, raccogliendo la maglietta finita a terra e indossandola.
«Perché cosa? Mi prendi in giro?! Sette anni Hermione, sette cazzo di anni e tutto quello che hai da dire è chiedermi perché sono qui?!»
«Mi stai forse dando la colpa?»
«Beh, evidentemente non sei stata trattenuta con la forza.» fece alludendo alla scena di poco prima.
«Quindi?»
«Quindi un cazzo Hermione! Io non so se ti rendi conto di quello che ci hai fatto passare! Eravamo preocc-»
La ragazza lo schiaffeggiò, mentre le sue guance assumevano un colorito rossastro dovuto all'arrabbiatura. «Quello che voi avete passato?»
Rise passandosi una mano tra i capelli. «Mi stai prendendo per il culo?»
Harry rimase in silenzio, capendo il significato delle sue parole. Abbassò lo sguardo.
«Ecco.» parlò lei gelidamente. «E ora vattene, non voglio vederti più. Né te né nessuno dei tuoi amichetti.»
Harry guardò Hermione negli occhi, cercando di trovare nel suo sguardo anche una minuscola traccia che gli potesse far capire che la sua migliore amica c'era ancora, dietro quella persona, uguale in apparenza ma totalmente diversa da quella che aveva conosciuto. Ma non vi trovò nulla e con un macigno sul cuore, le diede le spalle e uscì dalla stanza, ma senza abbassare la stessa.
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I Have Died Every Day Waiting For You
Fanfiction•Sequel di Together• Sono passati sette anni da quando Hermione se n'è andata. Sette anni di sofferenze per Draco che aspetta la sua amata. Sette anni da quando Dimitri ed Evangeline l'hanno portata via con loro per insegnarle come essere una Diani...