25.

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"Non so spiegare l'amore.
So che dentro c'è molto perdono, tanta cura, colori vastissimi, un po' di chimica, un po' di incastro e un po' di destino, brividi, capricci e risate e la voglia di avventurarsi insieme nelle ferite del tempo."
-Cit.


«È viva!» esclamò Harry, sorreggendo il capo dell'amica che stava lentamente riacquistando i sensi.
Hermione era sdraiata sul freddo pavimento dell'ingresso della scuola con la testa appoggiata sulle gambe di Harry, quando ricominciò a distinguere le figure intorno a lei.
I suoi amici erano tutti lì intorno, fatta eccezione per Ginny che se ne stava seduta in un angolino con la schiena appoggiata contro una parete ad accarezzare il corpo senza vita di Blaise.
Le sue mani tremavano mentre percorreva con il dito indice i lineamenti del volto del marito, e sebbene avesse smesso di piangere, la sua l'espressione vuota era mille volte peggio.
Gli stava parlando, anche se lui non poteva sentirla.
Gli stava raccontando di tutti quei bellissimi momenti che avevano vissuto insieme, dei suoi sogni, della loro vita. Gli stava dicendo tutte quelle cose che non aveva mai avuto l'occasione di dire, rimandando sempre al giorno dopo, con la leggerezza di una ragazza che pensa di avere tutto il tempo del mondo.
«Ti amo, lo sai?» stava dicendo. «Tu me lo ripetevi tutti i giorni, anche solo per gioco ed io ti rispondevo sempre male. Puoi perdonarmi? Giuro che ti amavo più della mia vita, anche se te l'ho detto così poche volte che devi averlo dimenticato.»
Blaise se fosse stato ancora vivo, sicuramente sarebbe scoppiato a ridere, dicendole che se anche era una donna molto, molto, molto, ma davvero molto, aggressiva sapeva quando amore provasse per lui e quindi di smetterla di preoccuparsi. Ma lui non era vivo. E sebbene Ginny avesse avuto bisogno di sentirsi dire quelle parole, la bocca di Blaise non si mosse, donando al ragazzo, ormai uomo, un'espressione seria che mai lei gli aveva visto.
La morte non gli donava.
«Ti ricordi quando mi chiedesti di sposarti? Mi avevi preso talmente alla sprovvista che ti dissi di no e mi chiusi in bagno per un paio d'ore. Ho scoperto solo qualche mese fa, perché me l'ha detto Ron, che tu per tutto quel tempo eri stato appoggiato alla porta con l'anello tra le mani, nel terrore di sentirmi piangere perché temevi che non volessi sposarti.
Avrei dovuto dirti subito di sì, senza farti patire le pene dell'inferno, perché è stata la decisione migliore di tutta la mia vita.
Oppure... ti ricordi il giorno del matrimonio? Quando mi hai fatto cadere la torta sul vestito bianco, e Ron ed Harry hanno dovuto lanciare un Incarceramus a me e a mamma per non lasciare che ti uccidessimo. È stata una delle giornate più belle della mia vita.
Un'altra è stata quando ho scoperto di essere incinta... mi ricorderò per sempre la tua faccia, amore mio. Ero salita sulla scopa per scrivertelo sulle nuvole, e prima che potessi finire la frase tu avevi già capito e mi urlavi come una gatta in calore di scendere da "quel cazzo di aggeggio" perché adesso che sarei diventata mamma non potevo certo farti prendere "attacchi di cuore ogni volta che facevo una delle mie solite attività spericolate."
Non sarei mai scesa da quella scopa solo per farti un dispetto, ma poi visto che ti stava per aggredire uno gnomo, ho ritenuto opportuno salvarti la vita.
Peccato che questa volta non ci sia riuscita.»
Ginny aveva ricominciato a piangere.
«Ti prego, svegliati. Ti prego, ti prego, ti prego! Non puoi lasciarmi! Non puoi lasciarmi cazzo!!! L'avevi promesso!» iniziò a scuotere il suo corpo. «Mi avevi detto che non sarei mai stata sola! Ti prego torna da me! Io non posso vivere senza di te! Apri gli occhi!»
Ron si avvicinò alla sorella, posandole una mano sulla spalla tremante. «Mi dispiace.»
Ginny lo guardò con talmente tanto odio da spingerlo ad allontanarsi.
«È colpa vostra se è morto! È stata vostra l'idea! Lui dovrebbe essere ancora vivo! DOVREBBE ESSERE ANCORA QUI! PER ME E PER SUA FIGLIA CAZZO!»
Ron si fissò la punta dei piedi. «Mi dispiace tantissimo Ginny.»
Ginny rise senza umorismo. «Lo credo bene! Ci avete rovinato la vita.»
Hermione che aveva sentito tutto il discorso, aveva gli occhi lucidi. Arriva sempre il momento di fare i conti con la realtà e la guerra era uno di quei momenti. Si sentì terribilmente in colpa per essersi sentita sollevata dalla morte di Blaise, ma meglio lui che Draco, le suggerì una vocina dentro la sua testa.
«Come ti senti Hermione?» le chiese Harry.
«Abbiamo vinto?» Fece invece lei.
«Vinto è una parola grossa, ma i mangiamorte sono tutti morti. Ed è merito tuo.»
«Mio? Io non ho fatto nulla.»
«Non fare la modesta, senza di te il capo di quegli stronzi non sarebbe mai morto, e invece smettendo di ricevere ordini i mangiamorte sono andati nel panico e noi ne abbiamo profittato.»
«Non l'ho ucciso io, Harry.»
«E allora chi?»
Hermione cercò di ricordare ma c'era troppa confusione nella sua testa. «Non lo so.»
«Beh, chiunque sia ci ha salvato la vita.»
Hermione annuì, provando poi ad alzarsi da sopra Harry per mettersi seduta dritta.
«Quanti morti?»
«Un centinaio, tra studenti e professori.»
Hermione seguì lo sguardo di Harry e vide Ginny che ancora piangeva sul corpo di Blaise.
«È distrutta.» commentò Harry con un filo di voce, come se fosse lui il responsabile di tutto ciò.
«Come biasimarla?» rispose Hermione, piegando la bocca da un lato in un'espressione dispiaciuta. «Si amavano davvero tanto.»
«Già...» Harry aveva un tono di voce strano.
«Tu stai bene Harry?»
«Si, ma la guerra mi riporta sempre brutti ricordi.»
Hermione alzò un sopracciglio con aria inquisitoria. «C'è qualcosa che non mi stai dicendo, Harry Potter?»
Harry arrossì. «Cosa intendi?»
«Che anche dopo tutto questo tempo, Harry, io ti conosco come le mie tasche.» fece un lieve sorriso.
Harry scollò le spalle e si voltò dall'altra parte, chiudendo la conversazione. Hermione accettò la scelta dell'amico e decise di non fare domande.
Ci avrebbe pensato dopo, adesso la cosa più importante era aiutare i feriti e sistemare i morti.


I Have Died Every Day Waiting For YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora