Sempre quello stesso giorno, verso le nove di mattina, Draco ancora non aveva trovato Hermione. O meglio, non aveva voluto trovarla.
Aveva gironzolato nei pressi del lago e del campo di Quidditch, facendo finta di cercarla, anche se sapeva benissimo che con molte probabilità era in infermeria da Neville e Luna e gli altri feriti.
Saperlo però non faceva altro che tenerlo lontano da quel luogo.
In un modo o nell'altro avrebbe dovuto affrontare quella conversazione, lo sapeva, ma non si sentiva pronto.
Come avrebbe potuto dirle...
No, forse era meglio non farlo.
L'avrebbe capito da sola prima o poi.
Codardo.
Si era un codardo. La sua coscienza non faceva che ripeterglielo, ma questo non avrebbe cambiato le cose. Era un codardo e proprio per questo motivo non riusciva ad affrontare il problema. Quella definizione riusciva soltanto a farlo stare peggio, quando in realtà avrebbe dovuto spronarlo ad agire.
Ma, ripetiamolo insieme, era un codardo. Per tale ragione sapeva benissimo che non sarebbe andato a parlarle.
Draco rinunciò perfino a fare finta di cercarla, decidendo di sedersi sugli spalti dove da giovane aveva tifato per la squadra di Serpeverde e per lo più insultato la sguarda di Grifondoro e in particolare Ron.
Una melodia gli risuonò lieve nella mente.
La ricordava ancora.Perché Weasley è il nostro re...
Non riuscì a trattenersi e ridacchiò al ricordo dell'orecchiabile ritornello e quasi si mise a cantare.
Poi si ricordò che Ron era stato gentile con lui parecchie volte, e l'aveva anche aiutato con Hermione sebbene fosse stato ancora innamorato di lei. Così tacque.
Forse avrebbe potuto scrivere una canzone su qualcun altro?
Magari su quel Dimitri, o su quell'Isaac. O sulla puttana che chiamavano sorella.
L'istinto gli disse di correre da Blaise per farsi aiutare con i versi, ma il cervello gli ricordò che ormai lui non c'era più.
Il sorriso da ebete che aveva qualche minuto prima quando stava pensando alla canzone su Ron scomparve.
Si infilò le unghie nei palmi delle mani per non urlare.
Ogni volta che pensava a lui la sua rabbia verso Hermione saliva, e la voglia di informarla della sua decisione lo abbandonava.
Non meritava di sapere.
Guardò il cielo, pensando di fare un giro in scopa, per distrarsi un po', quando un rumore attirò la sua attenzione.
«Che ci fai qui?» le chiese, vedendola che si avvicinava.
«Harry mi ha detto che mi stavi cercando, e poi volevo sapere come stavi.» spiegò Hermione mentre andava a prendere posto vicino a lui. «Vedo che non ti stai impegnando molto.»
Draco decise di essere schietto. «Non volevo vederti.»
Il sorriso scomparve dalle labbra di Hermione.
«Come facevi a sapere dove trovarmi comunque?» continuò lui.
Hermione lo ignorò. «Quindi Harry mi ha detto una cazzata?»
«No» Draco scosse la testa, guardando in lontananza. «Avevo semplicemente cambiato idea.»
Lei annuì, poi si alzò. «Ti lascio in pace allora.»
Lui la guardò. «Non c'è bisogno.»
«No tranquillo, non ho intenzione di importi la mia presenza, siccome sei stato molto chiaro riguardo al non gradire la mia compagnia.» fece lei irritata, iniziando a scendere la scalinata verso il campo.
«Devo parlarti Hermione.» le urlò dietro, ma senza accennare ad alzarsi per seguirla o fermarla.
«Ma io non voglio parlare con te.»
«Evidentemente si o non saresti venuta qui.»
Lei si voltò, fulminandolo con gli occhi. «Smettila con questi giochini Draco, non siamo più a scuola!»
«Me ne vado.»
«Non serve, me ne sto andando io.» gli voltò le spalle.
Lui scosse la testa ma lei non poté vederlo. «No, intendo che vado via, Hermione.»
Hermione si girò per l'ennesima volta ma con gli occhi sgranati. «Via in che senso? Dove?»
«Non lo so ancora. Parto. Dove si vedrà.»
Lei risalì la gradinata in un lampo e gli si inginocchiò davanti per guardarlo negli occhi. «Stai scherzando?!»
«Hermione per favore non rendere le cose più difficili.» evitò il suo sguardo, rivolgendolo altrove.
Lei scosse la testa, come a impedirsi di ascoltare. «Mi stai lasciando?»
«È la cosa migliore.»
«Dai, non scherzare Malfoy.»
Hermione cercò di mantenere un tono di voce normale ma le si incrinò, facendo uscire la frase come un mezzo singhiozzo.
Lui le accarezzò una guancia, mettendo da part l'astio e guardando semplicemente la donna che aveva davanti. Quella che aveva amato più di ogni altra cosa su questo mondo. «Andrà tutto bene, vedrai.»
Le prime lacrime lasciarono gli occhi di Hermione, scivolando sulle guance e bagnandole sia la maglietta che le mani di Draco.
«No, no, no, no.» Hermione scosse la testa ripetutamente, come se quel gesto potesse annullare ciò che Draco le aveva riferito.
«Hermione...» la rimproverò con un tono tra il dolce e lo stanco, come un papà che rassicura la figlia per l'ennesima volta.
«Ti amo, Draco.» incominciò lentamente. Era disperata. «Ti amo, ti amo, ti amo. Te lo ripeterò per tutti i giorni della mia vita, anche quando litigheremo, sempre. Ti amo, perdonami se non ti ho detto di Blaise io.. sono stata egoista. Ma ti prego non mi lasciare. Voglio stare con te, io, non so come fartelo capire. Ti amo!»
Si era messa a nudo davanti a lui un'altra volta. Gli aveva mostrato le sue debolezze e gli aveva aperto il suo cuore, esponendosi più di quanto avrebbe voluto.
«Hermione, smettila ti prego. Ho già deciso, non cambierò idea.» nonostante tutto la voce di Draco di ferma. «Ora non lo capisci, ma è meglio per entrambi.»
Lei gli puntò un dito contro. «Non dirmi cosa è meglio per me!» ringhiò.
Nessuno l'avrebbe presa sul serio conciata com'era, col trucco colato e gli occhi gonfi.
Ma avrebbe detto molto altro se Draco non avesse posato delicatamente le sue labbra su quelle di lei.
Hermione ne approfittò subito per approfondire il bacio e per cercare di spiegargli quanto lui significasse per lei senza usare le parole. Draco però si allontanò subito, impassibile, lasciandola contrariata.
«Ti amo Hermione. L'ho sempre fatto. Ma sono stanco, stanco di lottare per te, stanco di litigare con te, stanco di stare qui, stanco di tutto. È finita, mi dispiace.»
Hermione che si era già umiliata abbastanza, si rimise in piedi, tenendosi quell'ultimo briciolo di dignità che le era rimasta.
Si era ripromessa di non essere più debole, di pensare solo a se stessa, di fregarmene degli altri, e nemmeno un mese dopo aver rivisto Draco già gli si era inginocchiata difronte pregandolo di non lasciarla.
Stupida.
Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e prima di parlare si concesse qualche secondo per ammirare il suo grande amore. L'uomo per cui aveva lasciato tutto e tutti, per cui aveva infranto promesse fatte a se stessa e a amici, per cui si era umiliata, per cui aveva combattuto. L'uomo con cui sognava di costruire una famiglia e vivere una vita.
Draco non le era mai apparso più giovane, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e la testa sulle mani congiunte. Era pallido, stanco. Nel suo sguardo vedeva tristezza ma anche determinazione.
I suoi capelli biondi si muovevano al vento e lei dovette resistere all'impulso di scostarglieli da davanti gli occhi.
Ormai lui non era più suo.
E chissà per quanto ancora sarebbe rimasto lì.
Appena ebbe recuperato un po' di voce, e fu certa di riuscire a finire una frase senza intopparsi, parlò.
«Quando parti?»
Draco si riscosse al suono della sua voce, sembrava distratto, perso nei suoi pensieri. «Come?»
«Quando parti?»
«Oggi, dopo il funerale.»
Hermione represse un conato di vomito. Così presto? «Ah.»
«Mi dispiace Hermione.»
Lei lo liquidò con un gesto della mano che sarebbe dovuto sembrare disinvolto ma apparve più come un modo per zittirlo. «Me lo merito, dopotutto io ti ho abbandonato non una ma due volte.»
«Non devi vederla come una vendetta, non c'entra niente con quello che hai fatto tu. Ho solo bisogno di staccare la spina. Farmi una vita. Non offenderti ma in tutti quegli anni che ti ho aspettata non ho pensato abbastanza a me, adesso è il mio turno di essere felice.»
Hermione cercò di sorridere e di non sembrare ferita dalle sue parole. «Te lo auguro.»Il funerale che si svolse nella sala grande adibita a chiesa fu lungo e commovente. Quasi tutti presenti avevano qualcosa da dire su almeno uno dei morti. Harry fu io primo a parlare dopo la McGranitt. Molti piansero, altri non ne avevano avuto la forza. Il suo discorso fece venire i brividi, riportò alla luce i ricordi della vecchia guerra, di chi era morto prima di loro, e del perché questa seconda guerra doveva segnare la fine di un'era e l'inizio del cambiamento. "Nessuno dovrà più morire per proteggere questa scuola" disse, e ci fu un momento di silenzio dove tutti trattennero il fiato, "Hogwarts è immortale. Così come i caduti che vivranno per sempre nei nostri cuori e nei nostri ricordi."
Hermione avrebbe voluto parlare, smentire, dire che i morti non sarebbero tornati, e che in una o due generazioni sarebbero stati solo volti sui libri di scuola da studiare. Se lo tenne per se.
Una volta studiare le piaceva.
Poi aveva capito che era inutile sapere quel che era successo per non farlo riaccadere di nuovo, le persone avrebbero continuato sempre a farsi la guerra e far aumentare il numero pagine di storia. Sbuffò.
Poi si ricordò di essere a un funerale.
Si stampo un'espressione addolorata sulla faccia, cosa che non le venne nemmeno troppo difficile dopo la conversazione con Draco e andò a sedersi accanto a Ginny.
«Condoglianze» disse dopo qualche minuto visto che Ginny non aveva accettano nemmeno a voltarsi, presa dai discorsi degli amici e famigliari delle vittime.
A quel punto la rossa si girò fulminandola con lo sguardo. «È tutto quello che hai da' dire?»
«Non pensavo volessi parlare con me, dopo quello che è successo.»
«Puoi dirlo, non sono fatta di vetro. Dopo che Blaise è morto.» sibilò lei scandendo l'ultima frase molto lentamente. «E comunque fino a prova contraria eri la mia migliore amica, mi sarei aspettata almeno che mi fossi vicina in un momento come quello. Ma a quanto ho saputo eri a spassartela con Draco.»
«Draco mi ha lasciata.» spiegò Hermione, rendendosi conto proprio mentre parlava della cazzata che stava commettendo. E che non vedeva l'ora di poter finalmente dirlo a qualcuno e sfogarsi liberamente che non era riuscita a tenere a freno la lingua.
«Parlare con te è come parlare con un muro!» ruggì Ginny, dovendo pure contenersi per non disturbare gli altri. «Io ti spiego come mi sento e tu mi parli dei tuoi problemi! Hermione sei incredibile! Mio marito è morto.»
Hermione si sentì uno schifo. «Perdonami non...»
«Ti ho perdonata così tante volte, non so se posso farlo ancora.»
Hermione annuì. Era comprensibile. Il primo pensiero che aveva avuto quando si era resa conto che quello morto sul pavimento non era Draco ma Blaise era stato di sollievo. Si era sentita un mostro anche allora.
«Mi dispiace tanto per te, Ginny, e per Blaise, e per la piccola.»
Hermione stava incominciando a sospettare che Ginny non le avrebbe più risposto quando dopo una lunga attesa lei parlò: «Si chiamerà Blaysie.»
«È un bel nome.»
«È un modo per ricordarlo.»
Hermione le posò una mano sul braccio, ma poi la tolse subito. «Sono sicura che ovunque si trovi ne sarà felice.»
Ginny si voltò verso di lei, ma guardò alle sue spalle ed Hermione segui la direzione del suo sguardo. Stava guardando Draco, era appena entrato e nel suo completo in giacca e cravatta nero, se ne stava nell'angolo accanto alla porta d'ingresso della sala grande. Aveva i capelli allisciati all'indietro, come li portava durate i primi anni di Hogwarts. A Hermione sfuggì un sorriso, sarebbe andata a scompigliarglieli molto volentieri.
Ginny tornò a guardare davanti, dove uno dopo l'altro gli amici e i famigliari delle vittime facevano i loro discorsi davanti alle bare ormai chiuse ed Hermione, se pur riluttante, fece come lei.
Quella di Blaise era la terza da destra della quarta fila. Fiori colorati adornavano il legno marrone scuro, sul quale era stato stampato con la magia lo stemma della famiglia Zabini.
Hermione le guardò attentamente una ad una, e si fermò sulla foto della settima bara da sinistra della quinta fila. Era la ragazza bionda dai capelli ricci. Emily qualcosa? Non ricordava il nome, ma una tristezza la pervase. Era così giovane e non meritava di...
«Hermione?»
Hermione si voltò speranzosa al suono della voce di Ginny, ma la rossa aveva esaurito la voglia di conversare e si limitò a indicarle una persona che se ne stava a braccia conserte appoggiata alla parete sulla destra.
Da lì Evangeline con i suoi lunghi capelli neri la stava fissando intensamente.*Angolo autrice*
Ci siamo quasi ragazzi! La storia sta per concludersi😔. Scusate ancora per la lunga attesa e se volete restare aggiornate sul progresso della storia seguitemi su insta ———> @metamorfomagus87
Fatemi sapere nei commenti che ne pensate nel capitolo e perdonate eventuali errori di battitura❤️
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I Have Died Every Day Waiting For You
Fanfiction•Sequel di Together• Sono passati sette anni da quando Hermione se n'è andata. Sette anni di sofferenze per Draco che aspetta la sua amata. Sette anni da quando Dimitri ed Evangeline l'hanno portata via con loro per insegnarle come essere una Diani...