L'educazione nel tiaso saffico
Associazioni di ragazze e di donne si trovano in Grecia sin dal VII sec. a.C. (Merkelbach, 1957). Fra queste il circolo di Saffo è senz'altro il più noto; Saffo nacque nell'isola di Lesbo intorno al 650 a.C., e trascorse gran parte della sua esistenza nella ristretta cerchia di un "tiaso", una sorta di associazione femminile. L'opinione oggi considerata più attendibile è che Saffo sia stata a capo di una comunità di giovani donne (C. Calame, 1977), una scuola di femminile ove le ragazze ricevevano delle lezioni di eleganza e di grazia. Le ragazze vi entravano a far parte prima del matrimonio, compiendovi un periodo d'istruzione e preparazione. Alle nozze; una volta sposate si separavano dal gruppo. L'istruzione impartita comprendeva la pratica di lavori femminili, l'apprendimento della buona educazione, della musica ed un'iniziazione alla sessualità. Dallo stato "selvaggio" dell'adolescenza, proprio di Artemide, dea che proteggeva le vergini, esse passavano a quello di donne ispiratrici d'amore, sviluppando la sensualità e la sessualità, secondo il modello di Afrodite, la dea dell'amore erotico (G. A. Privitera, 1974).
Attis, una delle tre compagne più care a Saffo, (C. Calame, 1977) prima di entrare nel tiaso, era una ragazza molto giovane e senza grazia, ἄχαρις, in questo contesto, "senza grazia", è utilizzato per designare una fanciulla non ancora pronta per il matrimonio. La χάρις (nella traduzione dal greco "grazia" - da cui l'italiano: carisma, eucarestia - ma anche "fascino", "bellezza") è caratteristica indispensabile per una bella donna, che desideri sposarsi. Dopo il soggiorno nel tiaso, la bella Attis, che Saffo descrive di ritorno in Lidia, brilla tra le donne del suo paese come la luna in mezzo alle stelle (fr. 96 Voigt), grazie all'educazione ricevuta a Lesbo. Dunque, il contenuto dell'educazione dispensata da Saffo, in seno alla sua scuola, tendeva alla preparazione al matrimonio di giovani allieve. Del resto, i rapporti dell'attività della poetessa con l'istituzione del matrimonio, sono confermati dai numerosi frammenti di epitalami. Saffo, come risulta dai frammenti, appare sempre al centro di un gruppo di fanciulle che vanno e vengono continuamente. Non dobbiamo credere che il tiaso saffico fosse un caso unico: altre associazioni di ragazze e donne adulte sono conosciute in Grecia; in tutte sono ampiamente documentate relazioni omoerotiche femminili. La poesia di Saffo scaturisce spontanea dalle passioni amorose vissute all'interno del raffinato sodalizio femminile da lei diretto, la componente erotica dei versi della poetessa si mostra con sincero ardore. Benché una critica moralista lo abbia spesso negato, l'esistenza di passioni omosessuali, tra le componenti del tiaso, è innegabile. I frammenti di Alcmane e Saffo lo confermano in maniera inequivocabile. Particolarmente interessante è l'interpretazione del Partenio di Alcmane (B. Gentili, 1976). Le due figure di rilievo, Agido e Agesicora, delle quali la seconda è la corega, sono presentate in una posizione di spicco rispetto alle altre ragazze del coro: viene messo in evidenza il loro ruolo di coppia. II legame che unisce Agido e Agesicora è esclusivo; nessuna delle due avrà aspirazioni amorose nei confronti delle altre ragazze del coro. E il coro stesso a dichiarare il suo sconforto di fronte a questo inscindibile legame che ne bellezza, ne oggetti preziosi possono spezzare. Questo partenio sembra un vero e proprio canto epitalamico destinato ad un rituale interno alla comunità delle ragazze. In realtà non si tratta di una comune cerimonia nuziale, ma di una cerimonia iniziatica all'interno del tiaso. Imerio, autore del IV sec. d.C., trovava descritto nei carmi di Saffo un tale rituale all'interno delle comunità (Him. Or. 9,4): dopo gli agoni, Saffo entra nel talamo, stende il letto nuziale, fa entrare le ragazze nel nympheion, conduce sul carro le Cariti, Afrodite ed il coro degli Amori e forma con essi una processione che innalza la fiaccola nuziale. I riti di cui parla Imerio si riferiscono ad un preciso momento dell'attività cultuale del tiaso. È probabile che nelle comunità femminili di Lesbo esistessero unioni "ufficiali" tra le ragazze, si trattava di un vero rapporto di tipo matrimoniale, come mostra in Saffo l'uso del termine γάμος: un termine specifico per designare il concreto vincolo del matrimonio. γάμος designa colui o colei che si trova sotto lo stesso giogo. A Lesbo, Saffo aveva almeno due rivali nelle persone di Andromeda e di Gorgo. Un frammento di commentario su papiro ci rivela che tra Gorgo e le sue compagne esistevano regole di ordine comunitario analoghe a quelle di Saffo. Da un frammento sappiamo che Pleistodice insieme con Gongila è moglie di Gorgo. Ciò significa che la direttrice del tiaso poteva contemporaneamente far coppia con due ragazze. L'omosessualità femminile non era costume amoroso esclusivo delle donne di Lesbo. In realtà, definire l'amore omosessuale femminile come "lesbico" costituisce una deformazione semantica del termine. Per i Greci, la fama delle donne di Lesbo era legata alla pratica amorosa del fellare, detta appunto λεσβιάζειν, una pratica, come sappiamo dai poeti della commedia (Aristofane, Ecclesiazuse 920), molto antica e nota, che avrebbero escogitato proprio le ragazze di Lesbo. Dunque "lesbica" aveva già nella seconda metà del V sec. e, certamente in epoca più antica, la tipica connotazione di fellatrix, non di lesbica in senso moderno. L'uso di lesbica nel senso di τριβάς dal verbo greco τρίβειν, "strofinarsi", in altre parole donna omosessuale, risale all'erudito bizantino Areta (sec. IX-X) e divenne corrente nella cultura europea non prima del XIX secolo.
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Curiosità LGBT
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