Platone e il Simposio

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Platone

Platone, figlio di Aristone del demo di Collito (in greco antico: Πλάτων, Plátōn, 428 – Atene, 348), è stato un filosofo greco antico. Assieme al suo maestro Socrate e al suo allievo Aristotele ha posto le basi del pensiero filosofico occidentale.

Il Simposio di Platone e l’amore omosessuale
 

Il Simposio è un’opera scritta da Platone nel IV secolo a.C. che narra di un banchetto avvenuto a casa di Agatone, cui erano presenti Socrate ed altri intellettuali e uomini importanti del tempo. Il tema principale di questo dialogo è l’amore: ogni invitato, a turno, tesse infatti le lodi del dio Eros al meglio delle proprie capacità. I discorsi dei vari personaggi ci restituiscono un’immagine piuttosto chiara di come la società di allora si rapportasse all’amore.

Secondo Erissimaco, terzo degli invitati ad esporre il proprio discorso, esistono addirittura due tipi di amore: uno strettamente fisico, protetto dalla dea Afrodite Pandémia, e un secondo, quellospirituale, protetto da Afrodite Urània. Con il primo viene solitamente identificato l’amore eterosessuale mentre con il secondo quello omosessuale ed è interessante notare come quest’ultimo venga assimilato all’Amore celeste. Ciò rende necessario ricordare come nella società in cui Socrate viveva l’idea di omosessualità fosse molto diversa da quella odierna: per i suoi contemporanei, infatti, questo tipo di amore era perlopiù riservato alle classi elevate ed era permeato da una certa ritualità che quindi non lo rendeva “un’alternativa” all’eterosessualità, come invece è considerato oggi.

Detto ciò si può proseguire con l’analisi dell’opera per approfondire la trattazione di questo argomento. Una delle correnti interpretative sottolinea come in questo dialogo l’amore omosessuale venga presentato come estremamente positivo anche grazie alla sua funzione educativa. Secondo Platone, infatti, l’amante deve cercare di migliorare l’amato spingendolo alla virtù in un rapporto molto simile a quello che si instaura tra allievo e maestro. Il tema dell’amore tra persone dello stesso sesso ritorna in particolare nel mito dell’androgino presentato dal commediografo Aristofane. Questa leggenda racconta di come all’origine gli uomini avessero due volti, quattro braccia, quattro gambe e di come il genere umano si dividesse in tre sessi:maschile, femminile e “ibrido” (metà maschio e metà femmina). Giove poi, volendo punire l’uomo a causa della sua tracotanza, separò l’essere completo in due parti, facendo così nascere l’amore, che si configura dunque come il desiderio di ricongiungersi alla propria metà. Ovviamente coloro derivanti da un essere completamente maschile o completamente femminile proveranno attrazione per altri umani dello stesso sesso, mentre coloro provenienti da un essere ibrido proveranno attrazione per il genere opposto.

Al giorno d’oggi, invece, i rapporti omosessuali sembrano essere quasi un tabù del quale ci si vergogna parlare, qualcosa da nascondere alla vista del mondo e in molti casi persino considerato immorale. È quasi incredibile come con l’avanzare dei secoli la mentalità generale possa variare e non sempre in meglio.
A questo punto viene quasi naturale chiedersi se il modo dei Greci di vedere il mondo sia troppo “libertino” e immorale, come alcuni sostengono, oppure se sia la nostra mentalità troppo chiusa.

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