10. Omosessualità e psicologia

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La psicologia è stata una delle prime discipline a studiare l'omosessualità come un fenomeno separato, distinto e a sé stante, in definitiva in maniera "astratta". Prima e durante la maggior parte del XX secolo, lo standard comune in ambito psicologico era quello di considerarla in termini di modelli patologici, ossia come una vera e propria "malattia mentale". Una tal perentoria definizione ha cominciato ad esser sottoposta ad un esame critico dalla ricerca sul campo, la quale ha continuato a non produrre alcuna base empirica o scientifica soddisfacente per quanto riguarda l'espressione omosessuale in termini di "disturbo".

Il risultato accumulato di una tale ricerca, da parte di un gran numero di professionisti nel campo della medicina, della salute mentale e del campo delle scienze comportamentali e sociali, è stato quello di essersi schierati contro la classificazione dell'omosessualità come un "disturbo di personalità", rivendicando negli ultimi anni la conclusione che essa non era affatto accurata e che il DSM classifica e riflette ipotesi non testate ma essendo invero basate su quelle norme sociali allora prevalenti e su impressioni cliniche sopra campioni non rappresentativi consistenti in pazienti alla ricerca di una psicoterapia e su quegli individui il cui comportamento li ha inseriti nell'ambito del sistema della giustizia penale.

Dagli anni '70 del '900 il consenso delle scienze comportamentali e sociali e delle professioni medico-sanitarie e di salute mentale a livello globale è che l'omosessualità è una variante sana/naturale dell'orientamento sessuale umano, anche se poi alcuni professionisti hanno purtuttavia continuato a sostenere che fosse invece una sorta di disturbo.

Nel 1973 American Psychiatric Association, la principale organizzazione professionale di psichiatri e tirocinanti negli Stati Uniti d'America, e la più grande organizzazione psichiatrica al mondo con i suoi 36 mila membri[3] ha declassificato l'omosessualità come disturbo mentale.

L'American Psychological Association, la più grande organizzazione scientifica e professionale degli psicologi negli Stati Uniti e in Canada, con i suoi 137 mila membri tra scienziati, educatori, medici e studenti, ha seguito nel 1975 con l'identica conclusione.

Hanno seguito altre importanti organizzazioni di salute mentale, compresa l'Organizzazione mondiale della sanità nel 1990. Conseguentemente, mentre una minoranza continua ancor oggi a credere che l'omosessualità sia o possa esser classificato come un disturbo mentale, il corpo della ricerca clinica e della corrente letteratura al riguardo sostiene per consenso il fatto che le attrazioni sessuali e romantiche tra persone dello stesso sesso, compresi i sentimenti e comportamenti associati siano attrazioni sane della sessualità umana, riflettendo con ciò le posizioni ufficiali dell'American Psychiatric Association e dell'American Psychological Association succitate.

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Diviso in 12 parti. Buona lettura. -C

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