Capitolo 3

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Tutto il lui ricordava un lupo, dai suoi occhi che fissavano noi come se fossimo le sue prede, al modo in cui avanzava lentamente verso di noi, al modo in cui tutto nel suo portamento urlava "pericolo".

Occhi nocciola passarono in rassegna il mio corpo senza vergogna alcuna, passò la lingua sulle labbra e pian piano, alzò lo sguardo permettendo ai nostri sguardi di incrociarsi. Il suo sguardo era serio e cupo, il mio era solo curioso.

-Alfa...- mormorò Cameron abbassando la testa. Era la prima volta che lo vedevo così timido e intimorito.

Non capivo perché lui lo chiamasse Alfa, non credevo che fosse il suo nome ma non avrei saputo spiegarmi il perché.

-Ma che bravo Cam, sai anche riconoscere le persone.- disse lui ironico. Continuò il suo cammino verso di noi, notai il corpo del ragazzo irrigidirsi e poco dopo farsi avanti verso di lui.

All'inizio non capii perché lo avesse fatto, ma dopo capii che in quel modo mi difendeva dal misterioso ragazzo.

-Adesso vattene, devo parlare con la principessa.- disse indicandomi con il capo

Il ragazzo sembrò esitare, strinse la mascella e chiuse le mani in due pugni stretti. Si voltò a guardarmi, poi si girò di scatto come se dare le spalle al castano fosse stato un errore gravissimo. Infatti lui era avanzato. Per un attimo mi era sembrato di giocare a "un, due, tre...stella" e io, ero la tana che entrambi volevano guadagnare.

-Bella, vai dentro.- sussurrò il ragazzo

Lui ghignò divertito quando sentì quelle parole, ma i suoi occhi erano pieni di fastidio.

-Cameron non essere egoista, fammi parlare con lei.

-Dentro- ripeté lui ignorando le parole del ragazzo

-Dallas, tuo zio sta lavorando al nuovo edificio fuori città, vero?- chiese. A tutti sarebbe sembrata una domanda casuale, ma il modo in cui lo disse sembrava nascondere una minaccia.

-Non pensi che sarebbe un peccato, se la sua impalcatura funzionasse male?Potrebbe farsi molto male.....oppure morire.- disse con finta aria addolorato, portò una mano sul suo petto e scosse la testa.

-Vai Cameron, non preoccuparti.- dissi quasi in un sussurro. Non sapevo da dove uscisse tutto quel coraggio, ma sapevo che se non lo avessi detto per quel povero ragazzo sarebbe stato la fine.

-Vai- ripetei con più urgenza.

Lui mi guardò un ultima volta, poi annui e iniziò ad andare via. Pensavo che sarebbe stato più testardo, forse voleva solo fare bella figura con me, poi sarebbe andato via dopo la minaccia. Ovviamente si sarebbe poi scusato dicendo che lui avrebbe potuto uccidere suo zio, e io forse avevo visto fin troppi film e raggiungo finali troppo affrettati.

-E' stato molto coraggioso da parte tua- disse una voce rocca che avevo quasi dimenticato.

I suoi occhi non avevano distolto l'attenzione da me nemmeno per un attimo, eppure parlò appena il ragazzo entrò in casa, come se lo avesse seguito con lo sguardo.

-Cosa posso fare per te?- chiesi incerta su cosa fare. Lui camminò velocemente verso le scale e in meno di due secondi era davanti a me.

Anche lui era molto più alto di me, la sua mascella era molto più definita da vicino ed era molto più teso di quanto sembrasse.

Avrei mentito se avessi detto che non era un ragazzo attraente, il fatto che urlasse pericolo, era un punto a suo vantaggio. Notai il tatuaggio di un lupo sul suo polso, l'animale ululava guardando una luna che non c'era quasi come se ci fosse un continuo da qualche parte.

-Potresti fare molte cose per me, Bella- mormorò con voce più roca, i suoi occhi scrutarono di nuovo il mio corpo.

-Come sai il mio nome?

-L'ha detto Cameron prima, sta' calma.

Non mi spaventava il fatto che potesse conoscere il mio nome, le notizie viaggiavano in fretta e poi conosceva Cameron, poteva averglielo detto in un secondo momento. Quello che mi spaventava era la sua vicinanza, il modo in cui mi aveva detto quelle parole, quasi come se avrebbe fatto in modo che io facessi davvero quello che voleva.

-Comunque, sono qui per presentarmi. Devi sapere chi é che comanda qui.- sogghignò e portò una mano in avanti e mi fa capire che devo stringerlo, allora lo feci.

Sobbalzai per la sorpresa quando afferrò la mia mano e mi tirò verso il suo petto, poi la mia schiena entrò in contatto con la parete accanto alla porta. Mi domani dove fosse finito mio padre,, anche se sicuramente si era allontanato per permettermi di parlare da sola con Cameron, il ragazzo che sembrava averlo conquistato in meno di ventiquattro ore.

-Voglio che ti sia chiaro una cosa, Luna, io comando qui. Quando dico che comando, voglio dire che io do gli ordini e tutti obbediscono senza controbattere. Tutto quello che vedi appartiene a me, anche il negozio di tuo padre.- mormorò al mio orecchio-Il vecchio mi doveva tantissimi soldi. Possiamo dire che il triplo di quello che gli ha dato tuo padre non copre nemmeno la metà di quanto mi deve, il coglione lo sapeva e ha provato a scappare.

Spalancai gli occhi a quelle parole, questo significava che in automatico, mio padre aveva un debito con lui.

-Non preoccuparti, Luna, l'ho ucciso prima che salisse sull'aereo.- sorrise malvagiamente, mentre io mi congelai sul posto.

Schiacciò con più forza il mio corpo tra il suo e la parete.

-Adesso però abbiamo ancora un debito sospeso e sai che cosa significa?

-I...il debito passa a mio padre.- avevo letto di persone che facevano così, il termine utilizzato per loro é "strozzini"

-Risposta esatta.- disse fissandomi nei occhi.-Papino non ha tutti quei soldi, vero?- gemetti dal dolore quando strinse con più forza il mio polso.-Vero?- chiese severamente e io riuscii solo ad annuire.-Allora, facciamo che tuo padre ne esce pulito, non mi deve nulla.

-C...cosa vuoi in cambio?- sapevo che aveva un obbiettivo e volevo che lo dicesse direttamente.

-Te, Luna. Semplicemente dandoti a me, risolverai tutti i problemi che io e l'amico di tuo padre avevamo in sospeso.

-Se accetto non farai del male a mio padre?

-Perché dovrei?Non mi ha fatto nulla.

Non aspettò risposta, sicuramente i miei occhi avevano già detto che per mio padre sarei disposta a fare di tutto.

Spostò i miei capelli di lato, il suo respiro colpì il mio collo prima di sentire le sue labbra premere sul mio collo. I suoi denti afferrarono con violenza un lembo di pelle, iniziò a succhiare mentre una sua mano mi impediva di urlare. La sua lingua toccava di tanto in tanto il punto che mordeva, non capivo se lo faceva per farmi sentire meno dolore o per aggravare il danno che mi stava causando. Dal bruciore che sentivo. Dal bruciore che sentivo al collo, sicuramente era la seconda opzione.

Quando si allontanò, le sue labbra erano più gonfie e rosse, sorrise fissando il segno che aveva lasciato sulla mia pelle. Spostò una ciocca di capelli dietro al mio orecchio, mi guardò nei occhi e premette le dita contro il succhiotto, gemetti per il dolore.

-Sei di mia proprietà adesso, fai in modo che lo sappiano tutti, oppure lo farò io, ma credimi, non ti piacerà fare le cose a modo mio.- e dopo aver detto quelle parole, posò le sue labbra sulle mie.

Lo fissai con gli occhi spalancati mentre si allontanava da me, la dolcezza di quel tocco mi fece dubitare che fosse la stessa persona ad avermi fatto quel segno orribile.

-Se qualcuno ti chiedesse chi ha lasciato un segno così evidente, dì loro che é stato l'Alfa. Loro capiranno e non solo non ti faranno domande, smetteranno proprio di parlarti.- e con quelle parole andò via.

Scivolai lentamente sul pavimento sussultando quando la mia mano si posò sul succhiotto che mi aveva lasciato. Il segno che faceva capire a tutti che ero di quel ragazzo.

Anzi, che ero dell'Alfa.

Just a possession/Grayson DolanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora