Capitolo 24

989 23 0
                                    

Il braccio di Grayson era stretto intorno ai miei fianchi, mentre la sua mano libera si allungava verso la porta del piccolo pub per poterla aprire. Entrammo, facendo tintinnare la campanella sopra la porta. Sembrava un posto abbastanza casereccio, nulla di troppo raffinato o troppo "povero". Era molto carino, anche da fuori, dall'esterno dava l'idea di essere un piccolo furgoncino e all'interno, infatti, la cassa si trovava nella "postazione guida". I tavoli erano decorati da tovaglie a scacchi bianche e rose, sembrava essere tutto organizzato come se fosse qualcosa di stile anni novanta.

Ci sedemmo ad un tavolo vuoto in un angolo, nessuna dei due aveva particolarmente voglia di essere al centro dell'attenzione, quindi non ci lamentammo. La cameriera venne subito verso di noi e mi domandai se lo facesse perché erano svelti, o perché era appena entrato l'Alfa.

-Salve...come posso aiutarvi?-chiese, il suo sguardo era basso e fisso sul suo block notes. Definitivamente era la seconda opzione.

-Sai già cosa vuoi?-mi chiese Grayson senza degnare la ragazza di uno sguardo

-In realtà vorrei vedere il menù.-dissi

-Hai sentito, no?-chiese bruscamente, il suo sguardo ancora fisso su di me. La ragazza annuì terrorizzata e po deglutì.

-Posso iniziare a portarvi qualcosa da bere?-chiese educatamente, ma il suo nervosismo era palese

-Io vorrei una Coca Cola.-dissi

-Io prendo una birra.-disse Grayson guardandomi ancora intensamente.

Perché non distoglieva lo sguardo?Mi stava mettendo in imbarazzo.

-Bene, torno tra poco.-disse la ragazza prima di sparire

-Perché tratti tutti così male?-chiesi

-Devono rispettarmi.

-Perché non mi dici qualcosa di te?-chiese subito dopo, senza darmi il tempo di poter aggiungere altro

Sapevamo entrambe che cosa voleva sapere.

-Non voglio parlarne.

-Non ti sto chiedendo di parlarmi del tuo amico, voglio solo sapere qualcosa di te.

-Non ho mai conosciuto mia madre, morì quando ero ancora troppo piccola. Mio padre ha sempre fatto il suo meglio per crescermi, ma sentivo la mancanza di una figura femminile nella mia vita. Mio padre lavorava spesso fino a tardi, ed io mi annoiavo di stare sola a casa. Ad otto anni, la mia scuola media aprì dei corsi che permettevano di imparare a suonare uno strumento. Scelsi il piano.

-Anche io so suonare il piano, ma ho imparato da solo.

La nostra conversazione venne interrotta dalla cameriera che era tornata con i menù e le nostre bevande, la ringraziai, ma lei mi ignorò. Sapevo che non era per maleducazione, era spaventata da Grayson. Lessi il menù, notando i suoi occhi verdi passare da me al menù.

-Sai già cosa prendere, vero?-dissi, facendola suonare un'affermazione

-Ogni volta che vengo qui prendo la stessa cosa da anni.-disse sorridendo

-E cosa prendi?

-In fondo al menù c'è scritto Yourself, scegli tu cosa mettere. Io lo faccio sempre cotoletta, pomodori, insalata e cedar.

-Mai sentito parlare di McDonald's?

-Certo, ma questo posto mi piace molto di più.

Iniziammo a parlare del più e del meno.

-Mi piace come vedi, ti da speranza.-disse

-Se la speranza é l'ultima a morire, é perché é la prima che se ne va quando vede i guai.

-Nash ti ha fatto pensare questo?

-Grayson...Nash non é il cattivo della situazione lui era forse uno dei pochi di cui mi fidassi per davvero.

-Allora, cosa ti ha fatto?-chiese stringendo la mascella

-E' morto salvandomi la vita.

Mi alzai dalla sedia, scusandomi con lui. Mi recai in bagno, siccome avevo bisogno di stare da sola. Grayson capì che volevo stare da sola, quindi non mi seguì.

Aprendo la porta del bagno andai a sbattere contro una donna.

-Mi dispiace.-dissi

-Non preoccuparti, non é successo nulla...Sei nuova da queste parti, vero?

-Ehm...si.

-Mi sembrava di non averti mai visto, ma dopotutto me ne sono andata da parecchio. Forse non avrei nemmeno dovuto chiedertelo.

-California, vero?-chiesi provando ad alleviare l'imbarazzo e al tempo stesso, saziare la mia curiosità.

-Già.

Osservai attentamente quella donna, osservai i lineamenti familiari, i suoi occhi castani r il suo gesto dovuto al nervosismo. Spalancai gli occhi capendo finalmente chi era.

-Lei é la madre di Cameron...-sussurrai

-Si...Tu chi sei?Una sua amica?Magari la sua ragazza?

Non riuscivo a distogliere lo sguardo da lei, e miei occhi erano ancora spalancati e il cuore mi batteva con forza nel petto. Non riuscii a frenare la lingua e lo dissi in quel bagno, dopo che l'avevo vista da meno di due minuti.

-Sono la sua sorellastra.


NEL PROSSIMO CAPITOLO, BELLA RACCONTERA' LA STRIA SUA E DI NASH!

Just a possession/Grayson DolanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora