Joseph non aveva badato a spese, invitandoci in uno dei ristoranti migliori di Bradfort. Grayson sembrava aver capito che non avevo voglia di presentarmi con jeans ed una maglia e per questo mi aveva dato il permesso di indossare un vestito. Lui aveeva preferito restare comodo dicendo che non c'era bisogno di mettersi in mostra per un uomo che avrebbe visto pochissimo. Ma nessuno poteva dirgli niente, perché con i pantaloni neri e quella camicia dello stesso colore, era semplicemente meraviglioso.
William era passato a prenderci dopo che entrambi eravamo pronti, peccato che Grayson non mi avesse detto che suo zio possedeva una Lamborghini bianca, decappottabile. La macchina sfrecciava veloce per le strade, e avevo notato come tantissime persone ci guardavano quando ci fermavamo ad un semaforo.
Entrambi i Dolan sembravano essere abituati a quelle attenzioni, ma per me era tutto completamente nuovo e mi sentivo in imbarazzo sotto il loro sguardo indagatori.
L'uomo olandese ci stava già aspettando seduto ad un tavolo vicino ad una finestra, sua figlia era seduta fedelmente al suo fianco. C'erano solo loro due, i suoi uomini non erano presenti. Padre e figlio si alzarono quando ci videro entrare, porgendo la mano a tutti.
-Grazie mille per aver accettato il mio invito.-disse l'uomo biondo con un piccolo sorriso sul volto.
-Grazie a te per averci invitati.-disse William in maniera cordiale
-Ma figuratevi...vedetelo come un'offerta di pace per la storia di Morgan. Spero che non ti abbia dato fastidio, mooi.-disse rivolgendo i suoi intensi occhi castani a me. Non seppi che cosa rispondere, abbassai lo sguardo mentre il cuore prese a battermi con forza nel petto.
-Non preoccuparti Joseph, abbiamo risolto tutto.-rispose Grayson per me
-Benissimo-rispose sorseggiando il suo vino.
Il pranzo passò in maniera tranquilla. William, Grayson e Joseph parlavano delle parti finali dell'accordo, e io rimanevo per i fatti miei.
-Vorrei uscire un pò fuori, ho bisogno di aria.-sussurrai all'orecchio di Grayson. Mi guardò in maniera strana, ma poi, con molta riluttanza annuì.
-Se qualcuno ti si avvicina, torni dentro.-mi avvertì seriamente.
Uscii fuori dal ristorante più in fretta di quanto pensassi, rilassandomi quando il freddo londinese mi colpì in pieno volto. Mi poggiai contro la ringhiera delle scale, respirando profondamente. Non notai di essere così tesa e nervosa, finché le miei spalle non si rilassarono completamente., Portai le mani tra i capelli, nascondendo il volto tra le braccia. Sentii la porta chiudersi alle mie spalle, poi qualcuno si poggiò contro la ringhiera, al mio fianco. Alzai lo sguardo e trovai gli occhi di Victoria, fissarmi in maniera inquisitrice e seria.
Lei frugò nella tasca della sua giacca, cacciando un pacchetto di sigarette. Ne accese una, rilasciando poi il fumo nella direzione opposta da dove mi trovavo io, per non infastidirmi a causa dell'odore.
-Stai bene?-chiese. Era la prima volta che la sentivo parlare. Annuii, chiedendomi perché mai mi avesse fatto proprio quella domanda.-Bella, non devi mentire...Non a me.-disse facendo un altro tiro.
-Non capisco di cosa tu stia parlando, Victoria.-dissi stranita
-So che Grayson é violento nei tuoi confronti.-disse in maniera secca e diretta. Sentii il sangue gelarsi nelle mie vene, guardandola con occhi spalancati.-Non devi mentire. Conosco bene quello sguardo perso che hai.- continuò. La guardai con le lacrime agli occhi; era così evidente? Abbassò lo sguardo perdendosi nei suoi ricordi.-Avevo venticinque anni quando mi sposai, lui era amico di mio padre. Anche lui era estremamente giovane, nessuno dei due, quindi, sapeva benissimo in cosa ci stavamo mettendo entrambi troppo giovani per sapere come amare. Poi lui iniziò ad essere messo sotto stress a causa di mio padre, la sera tornava tardi a casa ed era completamente ubriaco, e quello potevo accettarlo. Ma un giorno mi picchiò, perché la cena non era ancora pronta. Divenni la sua palla antistress, mi picchiava ogni volta che si sentiva nervoso o arrabbiato. Poi mi mandava delle rose chiedendomi scusa e io lo perdonavo.- Spalancai gli occhi, avvicinandomi di più a lei. Mi porse la sigaretta, l'accettai senza esitazione e feci un tiro.
-Poi?
-Mi ha sparato perché avevo provato a lasciarlo, solo quando mi svegliai in ospedale ebbi il coraggio di dire tutto a mio padre. Lo uccise senza esitazioni e da quel momento, divenni la cosa più preziosa per lui.
-Tu...come stai?
-Adesso sto bene, ho riacquistato la sicurezza di una volta.
-Grayson non...non ha ancora alzato le mani su di me, é solo...possessivo.
-Riesco a vedere l'impronta di una mano sul tuo collo, e non credo tu l'abbia fatta da sola.
-Morgan...-dissi, lei annuì, alzando le spalle.
-Cosa ti dice che la prossima volta, non farà a te quello che ha fatto a lui?
-Lo so, Victoria, me lo chiedo da ieri sera.
-Se pensi che lui possa cambiare, resta, ma ricorda che le persone non cambiano. I cattivi non diventano buoni, ma solo più bravi a fingere. E se mai dovesse farti del male, chiamami, parlare di farà bene.-disse, porgendomi un foglio, sul quale era stato scritto il suo numero. Lo presi quasi subito, come se ne dipendesse la mia vita.
-Bella!Vieni dentro.-disse Grayson alle nostre spalle, in maniera dura e fredda.
Andai verso di lui, permettendogli di stringere le mie spalle con il suo braccio.
-Perché cazzo odori di sigaretta?Per caso hai fumato?- disse quasi ringhiando. Rabbrividii, quando mi strinse con più forza. Mi voltai verso Victoria, lei ci guardava attentamente, ma poi portò la sua attenzione sulla sua sigaretta.-Dimenticati di quella ragazza, non mi piace.-sussurrò duramente al mio orecchio.
Automaticamente, strinsi la mano intorno al biglietto con il suo numero.
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Just a possession/Grayson Dolan
FanfictionIn una Bradfort senza regole, con poliziotti corrotti e persone che fingono di non vedere mai nulla, Grayson Dolan regna su quella piccola cittadina facendo tremare tutti. Lo chiamano l'Alfa per il suo comportamento da uomo dominante e per il tatuag...