Jimin stava rientrando dalla lezione di educazione fisica accompagnato da Taehyung quando scorse un ragazzo familiare appisolato sull'erba sul campo da calcio.
"Aspetta, ci vediamo a pranzo," sorrise Jimin, correndo nella direzione del ragazzo addormentato. Si inginocchiò e scosse il ragazzo per svegliarlo. "Hyung," sussurrò, dandogli un colpetto. "Sto studiando," mormorò Yoongi e Jimin rise, voltando Yoongi sulla schiena prima di sedersi sopra di lui, con le gambe da entrambi i suoi lati.
"A quanto pare no se salti la lezione e dormi," ridacchiò Jimin.
"Sto prendendo una pausa dallo studio, per non dire che adesso sono libero."
"Voglio restare con te," si imbronciò Jimin.
"Non è una buona idea, il tuo papino si arrabbierebbe se lo scoprisse," lo stuzzicò Yoongi.
"Magari farei colpo sul mio altro papino se facessi il cattivo per lui," rise Jimin prima di scendere da Yoongi e prendere la sua bottiglietta d'acqua. "Ma se proprio insisti che io faccia il bravo, allor-"
Fu interrotto da Yoongi che afferrò il suo polso. "Mi hai appena chiamato come io penso che tu mi abbia chiamato?" chiese Yoongi e Jimin arrossì.
"Hai problemi con l'udito senza il tuo apparecchio acustico, nonno? Magari sei più nonnino di papino," scherzò Jimin e Yoongi lo tirò giù accanto a sé, con le mani che andavano a stringere i capelli sulla parte posteriore della testa di Jimin.
"Taci."
"Costringimi," sussurrò Jimin e Yoongi spinse il viso di Jimin verso il suo per baciarlo e Jimin scosse la testa. "Non qui all'aperto."
"Classe?" propose Yoongi e Jimin annuì, aiutandolo ad alzarsi.
"Non possiamo farci beccare dai supervisori dei corridoi," bisbigliò Yoongi non appena entrarono all'interno della scuola. Analizzarono i dintorni, accovacciandosi come se fossero in un film d'azione ogni qualvolta passavano davanti ad una classe.
Una volta arrivati alla fine del corridoio, Yoongi aprì la porta dell'aula, chiudendola dietro a loro. Girò la chiave nella serratura prima di avvicinarsi alla cattedra, ricoperta dalla polvere per non essere stata utilizzata per molto tempo.
Jimin girovagò intorno all'aula, mormorando qualcosa sotto il naso prima di farsi strada verso Yoongi che si picchiettò le gambe. Jimin si sistemò in grembo a lui, baciando velocemente il maggiore.
"Mi piace, è piuttosto romantico, no?" domandò Jimin, sbottonando i primi bottoni della camicia dell'uniforme di Yoongi.
"Non abbastanza romantico," Yoongi alzò gli occhi al cielo e Jimin piagnucolò, rannicchiandosi sulla sua spalle.
"Allora perché sono qui con te?" chiese Jimin e Yoongi si strinse nelle spalle.
"Non lo so, ma penso che il tuo papino rimarrà deluso a scoprire che hai marinato," rise sarcasticamente sotto i baffi Yoongi.
"La scuola non chiama...o sì?"
Yoongi sorrise nervosamente, annuendo "sì."
Jimin saltò via dalle gambe di Yoongi, passandosi una mano tra i capelli. La sua maschera stava cadendo ancora una volta, mentre lui realizzava le conseguenza di stare con Yoongi.
"Mi metterà in punizione. Sono fottuto...e non da te come vorrei. Se fosse così, allora ne sarebbe valsa la pena cacciarsi nei guai."
-
Jimin aprì la porta di casa sua dopo la scuola, sbirciando all'interno. Entrò completamente dentro e si tolse le scarpe nel foyer, schiarendosi nervosamente la gola. Si guardò intorno per vedere se ci fossero segni dei suoi genitori. Si era fatto una corsa verso casa per prendere il telefono prima che la scuola potesse chiamarli e informarli che non fosse in classe durante quella lezione.
Procedette in punta dei piedi verso il telefono, sapendo fin troppo bene che la scuola avrebbe chiamato da un momento all'altro. Proprio come aveva previsto il telefono cominciò a suonare, Jimin prese a correre verso il telefono, vedendo sua madre che aveva alzato lo sguardo su di lui dal libro che stava leggendo.
"No! Mamma!" gridò, scaraventandosi sul telefono in soggiorno. Era stato beccato sul tappeto, che lo aveva fatto scivolare e cadere per terra. Osservava con orrore sua madre che sollevava la cornetta del telefono.
Assistette a come l'espressione di sua madre mutò da un genuino sorriso ad un cipiglio. Una volta che riagganciò, lanciò un'occhiata a Jimin che era ancora disteso sul pavimento.
"Cos'hai da dire in tua difesa, giovanotto?" chiese.
Jimin sorrise impacciata mente "ops?"
"Perché hai saltato la lezione oggi?"
Sentendo quelle sei parole fuoriuscire dalla bocca della signora Park aveva catturato anche l'attenzione di suo padre. Spense i fornelli in modo che il cibo che stava cucinando potesse raffreddarsi e marciò verso Jimin, che ora era seduto per terra a gambe incrociate.
"Hai saltato la lezione oggi?" domandò suo padre con tono rammaricato.
"Sì...è stata solo una lezione, mi dispiace," riuscì a dire Jimin, con lo sguardo rivolto in basso.
"Siamo così delusi da te, Jimin," affermò suo padre.
Proprio così la sua maschera aveva cominciato a cadere. La facciata che Jimin tendeva a mettere intorno ad alcune persone ora stava scomparendo. Finì che anche lui si sentì deluso da se stesso.
Non che lui fosse un figlio cattivo. Certo, avevo il suo lato buono e quello cattivo, ma non aveva mai fatto nulla di sbagliato. Gli altri ragazzi marinavano, perché lui non poteva farlo?
"Sono in punizione?" chiese Jimin.
"Niente scherzi, noi non tolleriamo che tu salti le lezioni, Jimin. Hai bisogno di educazione, non vuoi diventare come tuo padre e seguire le sue orme?"
Jimin grugnì silenziosamente, l'ultima cosa che voleva fare era proprio seguire le orme di suo padre e diventare prete.
Un prete gay, solo il pensiero fece ridacchiare Jimin.
"Lo trovi divertente?" domandò suo padre e Jimin spalancò gli occhi, scuotendo freneticamente la testa.
"No, io- stavo solo pensando ad una cosa divertente," si giustificò Jimin.
"Bene, non avrai alcun motivo per ridere per il prossimo paio di giorni," lo avvertì sua madre.
"Andrai e tornerai da scuola, niente attività sciocche nel mezzo. Dopo scuola andrai subito a casa. E non andrai a casa di Yoongi, Jin o Taehyung oppure perderai il privilegio di usare il tuo telefono."
La testa di Jimin precipitò tra le spalle. Si era perso una sola lezione e i suoi genitori si comportavano come se fosse la fine del mondo.
"Quindi niente chiesa?" domandò.
"Scuola, casa e chiesa, se ti comporti bene fino a domenica la tua punizione finirà," lo rassicurò sua madre.
Jimin sospirò, tirando fuori il telefono dalla tasca e assicurandosi di spegnerlo prima di portarlo a sua madre.
Una volta che tornarono a fare le loro cose, lui sapeva che il prossimo posto in cui sarebbe dovuto andare era la sua stanza. Avrebbe trascorso parecchio tempo lì dentro.
Trascinò i piedi su per le scale con un sospiro rumoroso, fissando il soffitto. Chiuse gli occhi, supponendo che tutti i suoi piani con Yoongi avrebbero dovuto essere posticipati.
"Immagino che questa settimana non si scopa."
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bad side ; yoonmin
FanfictionForse io sono il peccatore e tu il santo. ©MILKLIPS translated by parkfect