Una ferita può uccidere anche dopo molti anni. Ci ricordano del passato, e il passato può uccidere.
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Fortuna.
Niente di più, niente di meno. Era solo grazie a quella che ero ancora vivo. Non ero morto grazie a quel piccolo anello con disegni geometrici, e il modo ancora mi sfuggiva.Il cuore mi sbatteva quasi dolorosamente contro la gabbia toracica. Se mi fossi guardato allo specchio, avrei visto un viso stravolto e bianco come un lenzuolo, chiazzato di rosso agli zigomi e al labbro, con gli occhi fuori dalle orbite e i capelli in disordine, sparati ovunque. In pratica, l'aspetto di un pazzo.
Rimasi in quella posizione per un po', inspirando ed espirando profondamente. Mi portai le mani al collo, come a voler valutare i danni che avevo riportato.
Anche solo sfiorarlo mi provocava dolore. Senza aver bisogno di vedere, capii di avere dei segni piuttosto evidenti. Avrei dovuto trovare un modo per nasconderli.
Dopo un po', riuscii a calmarmi quel tanto che bastava per raggiungere carponi lo zaino e tirare fuori i pochi oggetti da pronto soccorso che avevo.
Con una garza imbevuta di disinfettante, pulii le ferite che avevo riportato su entrambe le guance. Riuscii a medicare anche la ferita peggiore, al fianco. Fermai la piccola emorragia di sangue
e, dopo essermi tolto la maglietta, utilizzai una benda per tenere il medicamento fermo. Due cerotti finirono rispettivamente sugli zigomi.Mi esaminai i vestiti: erano parecchio sporchi, striati di marrone e rosso, vista la quantità di volte in cui ero finito a terra durante lo scontro. Chiunque avrebbe fatto caso a un ragazzo con vestiti sporchi e tagli sulle guance, ma bastava una semplice scusa per risolvere entrambi i problemi: «sono caduto nel bosco». I cerotti avrebbero coperto le due ferite più piccole. Il problema era il sangue.
Avevo un'ultima maglietta pulita, togliendo quella macchiata di sangue e quella con cui ero troppo riconoscibile. La indossai, sperando che il bendaggio le impedisse di sporcarsi. Tirai fuori dallo zaino anche la bottiglia dell'acqua per bere. Il liquido fresco fu un sollievo per la mia gola.
Provai a pronunciare qualche parola, ottenendo solo una voce così bassa e roca da non riuscire a sentirla e un bruciore maggiore.
Quindi, parlare era fuori discussione. A quel punto, provai ad alzarmi in piedi. Tentai di ignorare il dolore, e alla fine riuscii ad alzarmi.
Mi faceva male dappertutto, dal collo alla schiena, dal viso alle mani che pulsavano per essermi arrampicato e per aver segato quel ramo con il coltello da cucina, che recuperai il prima possibile.
Non potevo rimanere lì a lungo: quel mostro sarebbe potuto tornare indietro, e allora sarei stato decisamente spacciato. La cosa migliore, in quel momento, era attraversare il bosco e raggiungere la cittadina.
Raccolsi tutto, facendo attenzione a non lasciare gli oggetti del pronto soccorso: bastavano già le tracce di sangue per richiedere un esame del DNA alla scientifica. Misi lo zaino in spalla e cominciai a camminare seguendo la direzione dell'uscita.
Ero vivo solo grazie all'anello, grazie al fatto che quell'anello aveva provocato dei danni a quel mostro, ma in quel momento la mia mente era piena di nebbia, e i pensieri vi brancolavano senza riuscire a connettersi.
L'adrenalina della battaglia era ormai finita, e mi aveva lasciato privo di energie, come un giocattolo a cui si scaricano le batterie. Senza di essa, i dolori erano maggiori, e cominciavo a soffrire ogni passo che facevo.
Per fortuna, il tratto più critico del bosco, vale a dire il centro, lo avevo superato da un pezzo. Riuscii a raggiungere la fine del sentiero appoggiandomi ai tronchi degli alberi, ma l'importante fu essere arrivato.
Una volta raggiunta l'uscita, ci volle poco a raggiungere anche la cittadina.
Il paesino non sembrava molto grande, visto da fuori. Il lato da cui entrai era composto da diverse abitazioni molto simili, e gli unici elementi a cambiare erano i colori delle facciate. Le case erano molto vicine tra loro, con i tetti abbastanza spioventi e di colore scuro.
Per non far notare, o almeno provare a farlo, i segni sul collo, presi l'altra maglia che avevo e la attorcigliai come una sciarpa.
Decisi di stare il più lontano possibile dagli occhi altrui. Girai per il paesino cercando di non dare nell'occhio fino a quando non trovai un posto appartato dove potermi riposare.
Un edificio un po' fatiscente e disabitato, dove ero sicuro che nessuno sarebbe entrato.
Dopo andai velocemente in un bar, dove occupai per un po' di tempo il bagno per lavarmi il viso, togliermi le lenti, sciacquare un minimo i vestiti e altro.
Poi tornai al mio accampamento.
Tra il combattimento, la velocità di arrivo e la fermata al bar, si era fatto abbastanza tardi.
Mangiai un po' di cibo che avevo da parte, mentre cercavo di fare mente locale. Dopo un po' mi arresi e, nonostante fossero poco più delle sei del pomeriggio, come avevo visto di sfuggita uscendo dal bar, stesi la coperta sopra il corpo e mi addormentai in poco tempo. Forse era stato affrettato, ma ne avevo bisogno.
Quella notte, sognai.
Angolo autrice
Ciao a tutti e a tutte, come va la vita? Vi manca il Campo Mezzosangue? A me sì, ma sono contenta di essere tornata a Hogwarts.
Tornando alla mia vita parallela sulla Terra, ieri sono stata alla Laurea di un mio cugino.
Lascio a voi i commenti per il fatto che si è laureato in Medicina con 110 e lode.Sempre nella mia vita parallela, oggi ho conosciuto la professoressa di Motoria.
Che dire? È palese che abbia le preferenze per chi fa sport.
Per cui io sono apposto, si vede che la prof è già innamorata di me e di mia sorella.Vi risparmio la scenetta di quando si è accorta che io e mia sorella siamo gemelle. Sono morta dal ridere, ma non potreste capire senza vederlo.
Give Me Five, MartaMoro10 !Tra le altre cose, la prof conosce mio padre perché entrambi giocavano a pallavolo. A questo punto, devo capire se la prof lo ha mai baccagliato. Poi vi farò conoscere i risultati dell'indagine.
A voi come va la scuola nella vita parallela?
Bene, tornando alle cose serie, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Anzi, ve lo chiedo: vi è piaciuto il capitolo?
Sinceramente, ne dubito, dato che è abbastanza noioso.
Altra cosa importante, almeno per me, che vorrei condividere con voi: sono arrivata prima al Concorso Fandomiano di sognatricelettrice !
Come direbbe mia sorella, sono stragasatissima.E niente, un saluto a tutti, alla prossima!
Ark_Gabriel_JacksonP.s. Sto pensando di cominciare a firmarmi con un nome un po' meno complicato, poi vi farò sapere.
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Cronache di un Mezzosangue
Fanfiction"La vita di un mezzosangue è come la lama di un coltello: si divide in due parti, impossibili da guardare contemporaneamente." Gabriel ha sempre condotto una vita tranquilla, fatta di amici solari, dolce musica e preghiere tra le stanze dell'orfanot...