L'istinto è la nostra seconda mente: entra in un funzione quando la prima non è abbastanza veloce.
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Mi ero appena infilato con successo in uno stretto vicolo di un paese che non conoscevo, passando prima per le scale antincendio di un biblioteca e riuscendo a non farmi notare dalla polizia. Era una delle cose finite meglio degli ultimi tre giorni, e me ne erano capitate veramente di tutti i colori, così tanti che avrei potuto farci una scala cromatica.
Anche adesso, non saprei dire se la fortuna avesse recitato in quell'atto.Continuavo ad avanzare nella stradina. Ogni passo sul terreno rimbombava ritmicamente: destro, sinistro, destro, sinistro. Mi stavo allontanando dalla biblioteca sempre di più, avventurandomi nei vicoli di quell'ignota città, passando accanto a muri di vecchi edifici o di case abitate, come testimoniavano le sporadiche piante in vaso collocate su piccoli balconi o accanto alle porte, che incarnavano perfettamente la definizione di "porte sul retro". La case avevano tutte l'aria di essere vecchie, sembravano emanare l'essenza di più generazioni vissute al loro interno.
Il percorso proseguiva con delle curve, di cui persi l'ordine in poco tempo. La strada era leggermente sconnessa, con qualche accenno di buche sparse.
Non ero affatto preoccupato per l'orientamento: come avrei potuto, dopo aver passato tutta la vita a San Francisco? Sapevo che, in un modo o nell'altro, sarei riuscito a orientarmi e a dirigermi verso la mia meta, una volta individuata, di questo ero certo.
La luce del sole illuminava il percorso e il vento mi sferzava tra i capelli, rendendo piacevole la camminata.Continuai a camminare. Nei vicoli non c'era nessuno. Mi ritrovai a pensare a come dovesse essere quel posto di notte, con poche luci poste a grande distanza l'una dall'altra, buio, stretto e angusto: il tipico luogo dove uno si aspetterebbe di trovare malintenzionati, ubriachi e donne di facile costume. Aggiungendo, poi, un mostro alle calcagna col desiderio di uccidere, si potrebbe quasi paragonare quei vicoli alle stanze di una villa in un film horror.
Ogni tanto, vedevo delle porte, alcune di legno e altre di metallo, che erano evidentemente le entrate posteriori degli edifici che davano sul vicolo.
Dopo un po', pensai di essermi allontanato abbastanza e mi fermai per controllare la mappa. Una volta aperta, cercai di capire dove mi trovassi in quel momento. L'unico modo per capirlo era individuare la biblioteca. Scorsi tutta la cartina finché non riuscii a individuare la piazza dove si era fermato l'autobus. Da lì, cercai di tracciare il mio percorso attraverso il vicolo. Stimai di essere all'incirca in un punto, anche se avevo una margine di errore decisamente alto per stabilirlo con certezza. Ad ogni modo, continuando ad andare avanti avrei trovato un'uscita verso una strada sulla mia sinistra, o almeno, così diceva la mappa. Poi guardai di nuovo il pezzo di carta nella speranza che fosse indicata la stazione. Purtroppo, non era segnalata.
Mi rimisi lo zaino in spalla e tornai a camminare, accompagnato dal solito scalpiccio delle scarpe al contatto col suolo. Per un po' non pensai a niente, fino a quando non mi trovai accanto a una porta aperta. Era grigia, di metallo, e dava su un piccolo edificio a tre piani, a giudicare dall'esterno.
Mi fermai a guardare l'interno.In quel momento provai un fortissimo impulso di entrare. Senza pensare, lo feci, rendendomi conto del mio gesto solo una volta entrato. Grandi casse, corde e altri oggetti erano sparsi sul pavimento.
Mentre mi maledicevo in silenzio per essere entrato in un magazzino abbandonato per puro istinto, sentii un rumore.
Reagii in modo fulmineo: corsi a nascondermi dietro una cassa.
E aspettai, con la paura che crepitava nell'aria come un ferro rovente che incontra l'acqua.Angolo Autrice
Innanzitutto, Buona Vigilia di Natale a voi e alle vostre famiglie. Secondo, visto che probabilmente non pubblicherò domani, auguro un felice Natale a tutti. Spero possiate passare delle buone feste divertendovi con amici e cari, e che queste feste non siano per voi motivo di dispiacere.
Ora passiamo alla parte meno importante: il capitolo.
Parto col chiedervi se vi è piaciuto nonostante le poche cose che vi accadono e se con le mie descrizioni siete riusciti ad immergervi almeno per un attimo in quel buio vicolo insieme al nostro protagonista. Spero di sì.
Mi scuso per il poco ritmo delle pubblicazioni, ma come sapete il tempo scarseggia. Durante queste vacanze cercherò di scrivere alcuni capitoli, così almeno per i primi tempi avrete una pubblicazione regolare.
Vi ringrazio per voti e visualizzazioni, e ovviamente anche per i commenti.
Vi lascio con una domanda: cosa vi siete fatti regalare per Natale?
Un abbraccio a tutti❤️
Ark
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Cronache di un Mezzosangue
Fanfic"La vita di un mezzosangue è come la lama di un coltello: si divide in due parti, impossibili da guardare contemporaneamente." Gabriel ha sempre condotto una vita tranquilla, fatta di amici solari, dolce musica e preghiere tra le stanze dell'orfanot...