Sangue

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Il sangue è un liquido che ci collega alla vita tanto quanto alla morte.

•••

Ammetto che, mentre analizzavo la situazione, trascurai un dettaglio, e non uno di quelli piccoli e insignificanti, ma uno di quelli che vengono notoriamente chiamati "falle nei piani". Ebbene, non avevo considerato la possibilità che i due mostri fossero ignifughi o, più semplicemente, sufficientemente resistenti al fuoco. Volevo far bruciare quei serpenti e, ovviamente, nel pacchetto completo era incluso l'incendio della casa in cui mi trovavo. Tutto molto semplice: intrappolare i due mostri, dare fuoco all'abitazione con dei fiammiferi e riuscire a fuggire senza venire arrostito. Un piano semplice, senza considerare gli ultimi tre punti.

Ma non avevo altre possibilità, se non una morte dolorosa. Ed io volevo vivere, lo desideravo più di ogni altra cosa. Lo desiderava il mio istinto, così come la mia mente e il mio corpo. Non avevo fatto tutta quella strada per cadere fra le braccia di Morfeo in eterno: se non altro, me ne sarei andato dopo aver giocato tutte le mie carte, dalla prima all'ultima, senza risparmiarmi e rischiando il tutto per tutto. Vita o morte. La lotta per la sopravvivenza era cominciata.

Ansimavo per lo sforzo e per la tensione, nonostante stessi più in alto dei due mostri. Per mettere in pratica il mio piano mi occorreva verificare una cosa, ma, nel caso in cui la risposta fosse stata affermativa, avrei avuto bisogno di qualcosa di più di un anello al mignolo per difendermi.

Il problema era trovare il coraggio di rischiare una morte orribile combattendo con quei mostri. Un respiro profondo, pochi secondi per cercare di rallentare inutilmente il battito cardiaco, e poi ebbe inizio l'attacco.

Tendendo al massimo i muscoli, feci la cosa più stupida e intelligente possibile: mi lanciai verso uno dei due mostri, sfruttando l'altezza a cui mi trovavo. Come avevo previsto, la donna-serpente reagì di riflesso, schivando l'attacco e lasciando che io la superassi, per poi atterrare salvo oltre la fine dei gradini.

Dopo aver sfruttato il cosiddetto "Effetto Sorpresa" e aver ripreso l'equilibrio in poco più di un secondo, mi lanciai il più lontano possibile da quei mostri, verso la parte della stanza disseminata di oggetti. Il solito sibilo acuto mi rivelò che le due donne-serpente si erano riprese dalla confusione e che stavano per partire all'attacco. Afferrai una delle bottiglie di vetro e mi girai appena in tempo per scagliarla verso le creature. La prima delle due fu veloce e riuscì a schivarla, ma la seconda, che si trovava dietro, fu colpita in pieno volto. Essendo rotta in più punti, l'oggetto provocò dei tagli sulla faccia del serpente, dai quali, prevedibilmente, non uscì sangue. Un moto di soddisfazione mi colpì in pieno per ciò che avevo fatto, e un fuoco si accese dentro il mio corpo, iniettandomi coraggio direttamente nelle vene.

La prima delle due creature non aveva interrotto la sua avanzata. Le mancava veramente poco per avventarsi su di me. Aspettai che mi si avvicinasse e schivai il colpo, per poi girarmi su me stesso e tirare un pugno sulla parte del corpo più vicina del mostro, con tutte le mie forze.

Era una mossa che pochi giorni prima non avrei mai avuto il coraggio di fare, ma, come si suol dire, la necessità aguzza l'ingegno o, in questo caso, rende più audaci.

Il mostro, sbilanciato, barcollò, e per poco non finì a terra. In quel momento, dovetti ringraziare la mia corporatura non troppo massiccia e la mia rapidità per avere ancora la testa attaccata al corpo.
Approfittai di quel momento per chinarmi al suolo e afferrare una fune abbandonata per terra. Non avevo tempo di immaginare per quale motivo si trovasse lì.

La luce che filtrava dalle finestre mi permetteva di vedere la situazione: entrambe le donne-serpente si erano riprese e stavano per caricarmi, simili a tori. Tra le due, non riuscivo a capire quale avesse l'espressione più imbestialita.

Lanciai la corda addosso alle creature. Quella che stava davanti, però, non si fece trovare impreparata: la afferrò con una mano sola mentre correva, e la scagliò di lato. Pur essendo una fune, il rumore prodotto dall'impatto fu forte e secco, uno schiocco simile ad un colpo di frusta che avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque per la sua potenza. Potevo ritenermi decisamente fortunato per non essere al posto della cosa volata direttamente contro il pavimento.

Sapevo bene di non poter continuare a lanciare oggetti raccolti da terra all'infinito, ma ero ancora più consapevole di non potermi concedere una attimo di respiro né di pausa, e di dover tenere le due creature occupate.
Purtroppo, i miei buoni propositi non durarono a lungo. Infatti, pochi secondi dopo il mio banale tentativo di lancio della fune, una delle donne-serpente mi afferrò per le spalle e mi sbatté per terra.

Per un attimo fui invaso totalmente dal panico, mentre cercavo un modo di sfuggire alla presa del mostro. Mi divincolai in maniera frenetica per il terrore che anche l'altra creatura si unisse alla tortura, perché in quel caso sarei sicuramente stato ucciso con facilità.
Dopo aver recuperato un minimo di lucidità riuscii a liberarmi, pur non sapendo esattamente come, tirando un calcio su una delle "caviglie" del mostro.

Le urla, già consistenti prima, raddoppiarono dopo il colpo.
Mi rialzai con la massima velocità che mi permise il mio corpo devastato, per poi ritrovarmi scaraventato verso un lato della stanza. Miss Simpatia, alias l'altro mostro, aveva deciso di farmi attraversare la casa con un colpo solo.

Mi ritrovai contro il duro e freddo pavimento, inarcando la schiena al contatto con un pezzo di vetro di origine sconosciuta. Mi accorsi che il frammento appuntito fosse conficcato nel pavimento solo dopo aver fatto un movimento, con il quale un profondo taglio si aprì sulla mia schiena. Il sangue iniziò ad allargarsi sulle mattonelle, e mi resi conto che la ferita al fianco si era riaperta. Inoltre, il liquido rosso sgorgava anche dalla nuca.

I mostri si stavano avvicinando, riuscii a vederlo nonostante la vista offuscata. Spostai il peso del corpo sui gomiti e cercai di rialzarmi, ma il dolore non mi permise di farlo abbastanza velocemente: le creature mi raggiunsero e, non sapendo bene come, nel giro di una manciata di minuti mi ritrovai ancora una volta scaraventato a terra, il corpo che strillava di dolore.

Sentivo il sangue caldo colare giù dalle ferite. Ansimavo per quel poco che riuscivo ancora a respirare. Cominciò a colarmi anche del sangue dal naso, che somigliava a un filo rosso che mi attraversava il viso a metà.

Dovevo portare a termine il mio piano, che aveva preso una piega molto più amara di quanto mi aspettassi. A quel punto, decisi di giocarmi l'ultima carta che mi era rimasta e che, pensandoci prima, mi avrebbe fatto forse risparmiare almeno una parte dei colpi che avevo ricevuto.

Ignorai il dolore e cominciai a ridere.

Angolo Autrice
Buonsalve a tutti, cari semidei!
Come state?
Io sono finalmente riuscita a pubblicare dopo un'infinità di tempo. Per una volta, vi risparmio le mie solite scuse che, come minimo, ormai avranno cominciato a stufarvi.
Detto questo, fatemi sapere nei commenti se il capitolo vi è piaciuto.
A presto (si spera),
Robert Langdon

Cronache di un MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora