L'enorme conoscenza che ci offrono i filosofi antichi è infinita tanto quanto inaccessibile: non sarebbe sufficiente una vita intera per leggere di tutto quel sapere.
Ciò, però, non significa che non sia possibile studiarne una parte e lasciarsi avvolgere da essa, come un velo di informazione.•••
Il bibliotecario mi guidò dentro il labirinto di scaffali.
Guardando a destra e a sinistra, si potevano vedere delle targhette con scritte varie lettere. Potevano indicare o il nome dell'autore o il titolo del libro, ma purtroppo non mi fu dato saperlo.
Non contai il numero di scaffalature, non ne avevo il tempo e dovevo concentrarmi nel seguire il ragazzo che mi faceva strada. Andavo, però, molto più lentamente del solito, cercando di trattenere nella mente i colori dei libri, l'ordine, cercando di leggere qualche titolo. Purtroppo, grazie alla mia dislessia, l'ultima cosa non riuscì molto bene.
Il bibliotecario, a passo di carica, al mio confronto, tirò fuori dalla tasca un piccolo mazzo di chiavi, in cui risaltava una targhetta come portachiavi. Poi si diresse verso la porta, e non appena la ebbe raggiunta, infilò il piccolo pezzo di metallo nella toppa e lo girò. La serratura scattò, e, a distanza di diversi passi, lo vidi entrare nella stanza.
Feci per seguire i suoi passi e per uscire dal labirinto di scaffali, ma venni bloccato un attimo prima. Un ragazzo sbucò all'improvviso dalla fila destra, rapidamente, senza guardare. Camminava con un libro in mano e la testa bassa, sul viso il tipico cipiglio di chi cerca di capire qualcosa di complicato. Basso e con spalle larghe, evidentemente non mi vide arrivare, esattamente così come non lo vidi io.
Inevitabilmente, gli finii addosso.
Mi accorsi di lui troppo tardi e non riuscii ad evitarlo. Il ragazzo, invece, con la fronte ancora incollata alle pagine e gli occhi bassi, non fece minimamente caso a me.Essendo il meno robusto, "rimbalzai" quasi letteralmente contro di lui, come una palla contro un solido muro. Per fortuna, riuscii a mantenere l'equilibrio, non finendo a terra.
Lui non accusò alcun danno, infatti, l'unica cosa che finì a terra fu il volume che teneva tra le mani.
«Ehi!» esclamò.
Con la fronte nuovamente aggrottata, si voltò per guardarmi.
«Scusa» mormorai in risposta, tuffandomi verso il pavimento per recuperare il libro. Lo afferrai. Lo sfondo era di colore marrone, con un cerchio bianco al centro, all'interno di un rettangolo era scritto il titolo.Osservando la copertina, notai immediatamente una cosa: riuscivo a leggere il titolo perfettamente. Non era come al solito, con le lettere componenti la parola che cominciavano a vorticare diventando incomprensibili. No, non era così. Riuscivo a leggerci perfettamente, ci misi un secondo a decifrare la scritta.
"Le Baccanti", recitava il titolo.
Non ebbi molto tempo per stupirmi di riuscire a leggere le scritte in modo limpido. Mi rialzai, porgendo il libro al ragazzo con cui mi ero scontrato.
Lo stupore sfumò velocemente in tranquillità: il viso del ragazzo robusto si rilassò.
«Grazie. E scusami tu» mi rispose, accennando un sorriso un po' imbarazzato.Afferrò il libro e cercò la pagina a cui era arrivato prima che ci scontrassimo.
Dopo pochi secondi, parve ritrovarla. Mise un dito come segnalibro, chiudendolo tra le pagine. Poi tornò a guardarmi e mi salutò con un sorriso e un'espressione mite. Rimasi fermo lì per un attimo mentre lui si allontanava.«Studiate "Le Baccanti" di Euripide a scuola?»
Non so di preciso il motivo per cui gli avevo fatto quella domanda, mi era venuta di getto e altrettanto di getto l'avevo detta. Senza pensarci, senza ragionarci sopra. L'avevo detto e basta.
Pur essendosi allontanato un po', riuscivo ancora a vederlo, visto che non era entrato in nessuno dei corridoi. Si girò.
«Studi Greco Antico?» fu la sua, per così dire, risposta. Aveva parlato a voce fin troppo alta per una biblioteca, ma tanto non c'era nessuno, in quel momento. Naturalmente, lo sentii forte e chiaro.
Spalancai gli occhi e dischiusi leggermente la bocca per lo stupore.
Greco Antico? Non avevo mai neanche toccato un libro scritto in quell'antico linguaggio, figuriamoci studiarlo.
E poi, dalla domanda del ragazzo, sembrava quasi qualcosa che avrei dovuto sapere, come se fosse una domanda retorica. Eppure, non avevo la minima idea di cosa stesse dicendo.Sperai che non riuscisse a distinguere l'espressione stupita che avevo sul viso in quel momento.
Lasciai spazio allo stupore per qualche secondo, dopodiché gli ingranaggi del mio cervello cominciarono a girare sempre più velocemente, cercando di venire a capo di quel mistero. A ogni modo, decisi che mi sarei inventato qualcosa. Non era proprio il caso di dare nell'occhio ancora di più.
Dovevo pensare, c'era sicuramente una spiegazione.Improvvisamente gli scaffali si erano aperti e allontanati, togliendomi quel senso di sicurezza e protezione che di solito mi dava una biblioteca.
Il libro. Come un fulmine, la risposta alla domanda mi balenò in mente. Quale poteva essere il motivo di quella domanda, se non il libro?
Non aveva forse risposto alla mia domanda?Il libro era la risposta.
L'unica, seppur praticamente impensabile, spiegazione era che il titolo del libro fosse in Greco Antico, e che io lo avessi letto e tradotto quasi senza accorgermene.Questo spiegava il motivo della domanda, ma non perché riuscissi a capire quella lingua arcaica e complessa, e perché fossi riuscito a leggerne il titolo.
Mi venne un impulso improvviso di ridere. Ridere e non fermarmi, continuare fino alle lacrime. Continuare a ridere fino ad accasciarmi a terra e rimanere lì, per sempre, senza alcun pensiero.
Perché avrei dovuto cercare di spiegarlo? Bastava accettarlo, così come avevo accettato il fatto che un mostro mi stesse inseguendo e che fossi un mezzosangue, di qualunque cosa si trattasse. In quel momento trovai divertente il pensiero che qualcosa fosse "impossibile". Infine quell'attimo di ironica follia terminò, e decisi che dovevo assolutamente andarmene.
«Sì» tagliai corto.
Stavo per aggiungere qualcosa per cercare di restare meno impresso nella mente del ragazzo, quando la voce del bibliotecario mi venne in aiuto.
«Ragazzino?»Con una rapida giravolta mi incamminai verso la porta, che il ragazzo stava tenendo aperta con una mano. Le dita erano rigide e stese, in tensione.
Al Greco Antico avrei pensato dopo.
In quel momento dovevo scoprire come sfuggire a quel mostro.Varcai la soglia della stanza, lasciandomi alle spalle l'enorme conoscenza che potevano fornire tutti i volumi sugli scaffali.
Angolo Autrice
Buona domenica a tutti, semidei e semidee.
Come va?
Da me abbastanza bene.Oggi sono stata da Primark.
Ora, per chi non fosse a conoscenza di questo negozio (perché sì, è un negozio), deve sapere che è un posto bellissimo ed enorme dove vendono praticamente qualunque cosa, tra cui cose di Harry Potter, a prezzi incredibilmente bassi.
Ragion per cui, oggi io e mia sorella abbiamo praticamente svaligiato il negozio. Magliette, felpe e calzini di Harry Potter sono alla base dei nostri acquisti.
Dopo esserci praticamente perse nel negozio per almeno 4 volte (che sono anche poche vista la vastità di quel negozio), siamo tornate a casa a riempire l'armadio.
A questo punto, vi faccio una domanda: siete mai stati da Primark?
Se non ci siete mai andati e avete un negozio abbastanza vicino a voi, il mio consiglio è, e potrebbe essere, solo uno: andateci.Ora che ho terminato il mio sclero su Primark, vi ringrazio per voti, visualizzazioni e commenti.
Grazie a tutti.
Ark
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Cronache di un Mezzosangue
Fanfiction"La vita di un mezzosangue è come la lama di un coltello: si divide in due parti, impossibili da guardare contemporaneamente." Gabriel ha sempre condotto una vita tranquilla, fatta di amici solari, dolce musica e preghiere tra le stanze dell'orfanot...