Il percorso della mappa

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Ogni cosa, in vita, può essere vista in due modi differenti. A seconda del momento e della situazione, uno stesso oggetto può rappresentare salvezza o condanna.

•••

I miei occhi si muovevano veloci da una parte all'altra del foglio, di quel foglio che avrebbe potuto darmi una possibilità di andarmene da quel luogo e non essere trovato dalla polizia. In pratica, sarei riuscito a tornare alla situazione precedente, ovvero quella in cui un simpaticissimo mostro sibilante munito di due code da rettile e un'inspiegabile inclinazione nel tentare di uccidermi ripetendo ogni 50 parole i termini "mezzosangue", "semidio" o "genitore divino" mi stava inseguendo.

Pur non essendo molto allettante come prospettiva, era sicuramente meglio che avere alle calcagna un mostro e dei poliziotti. Per una volta, fu meglio evitare il "prendi 2 paghi 1".

Per farla breve, dovevo in qualche modo far perdere le mie tracce.  Stavo diventando bravo in questo. Non che fosse un bene. Ma neanche un male, considerando l'ultimo periodo.

Per capire dove mi trovavo in quel momento, percorsi con lo sguardo tutte le stanze e i corridoio in cui ero passato per arrivarci. Non ci misi molto a localizzare la stanza. Adesso rimaneva solo da trovare una via d'uscita.

Come se fosse facile!, pensai dentro di me. Non ero certo un genio nella lettura di piantine di edifici, ma sicuramente non ci voleva la scienza per capire dove trovare una porta o una finestra che dava sull'esterno.

Ebbene, la fortuna volle che ci fossero delle scale di emergenza. Beh, più che la fortuna, probabilmente a volerlo erano state le norme di sicurezza. Nella piantina, erano all'estrema destra del corridoio, fuori dalla stanza in cui mi trovavo, e per arrivarci non ci sarebbe voluto molto. Purtroppo, per raggiungere la fresc aria dell'esterno, c'era una porta, che avrei potuto benissimo trovare chiusa a chiave, per quanto ne sapevo. Ma d'altra parte, era la mia unica possibilità, a giudicare da quanto diceva il foglio che avevo davanti agli occhi.

Pregando dentro di me che la polizia non fosse ancora entrata e che la porta non mi creasse intoppi di alcun genere, superai la soglia della stanza e mi diressi verso destra a grandi passi.

In un altro momento, le pareti del corridoio mi sarebbero sembrate soffocanti, ma quella volta, sia stato perché avevo il cervello occupato, perché non avevo il tempo di pensarci o perché ero così concentrato nel tentare di sentire dei possibili dialoghi, dei frammenti di conversazione che mi sarebbero stati utili per avvertirmi di un possibile, e soprattutto probabile, ingresso della polizia, non vi feci caso.

L'unica cosa che notai vagamente erano i cartelloni su delle ricerche, fatti probabilmente da dei ragazzi, attaccati alle pareti. Erano di colori diversi: azzurro, giallo, bianco. Non ebbi il tempo di capire cosa c'era scritto.

Adesso vedevo la porta. Era a vetri, con una maniglia antipanico verde acceso, pronta ad essere usata per un'eventuale fuga di qualunque genere. Come la mia.
Riuscivo a vedere le scale, fuori. Erano di metallo, grigie, avevano un aspetto freddo ma sicuro. O forse sembrarono sicure a me, dato che erano la mia unica via d'uscita.

Sullo sfondo, c'era il muro rosso scuro di un palazzo. Non mi fu dato sapere il meteo all'esterno ma, non essendo stato così tanto tempo dentro la biblioteca, ipotizzai che ci fosse ancora il sole.

Facendo meno rumore possibile, aprii la porta e scivolai fuori. La prima cosa di cui mi accorsi fu che si era alzato il vento. Una corrente d'aria fredda mi investì in pieno, dandomi una scarica di freddo che mi arrivò fin dentro le ossa.

In pochi secondi analizzai la situazione. Le scale portavano direttamente al vicolo laterale della biblioteca. Poggiai le mani sulla balaustra per sporgermi, e così facendo vidi un'altra piccola via, collegata a quella in cui mi avrebbero portato le scale, uno di quei piccoli e stretti vicoli che collegano le varie parti di grandi città e paesi. Essendo nato e cresciuto a San Francisco, ero esperto di quelle cose.
Vicino c'era la polizia. Avrei dovuto fare molta attenzione.

Scesi le scale velocemente, e in un batter d'occhio mi ritrovai sul terreno. Gettai un'occhiata a sinistra e a destra e poi scattai per raggiungere la stradina. Una volta raggiunta, mi appiattii contro la parete e aspettai qualche secondo, controllando che i poliziotti non riuscissero a vedermi. Rilassai i muscoli del viso solo dopo aver avuto la certezza di non essere stato visto.

Mi trovavo un'altra volta in un vicolo. Ma, quella volta, provai una sensazione di sicurezza.
Anche quella volta mi sbagliavo.

Angolo Autrice
Ave, semidei! Come va?
Qui abbastanza bene.
Mi scuso per non aver pubblicato la scorsa settimana ma non ho avuto tempo (come al solito...). A questo punto immagino sappiate i motivi per cui non ho molto tempo per scrivere, quindi eviterò di elencarli un'altra volta.
Come al solito vi ringrazio per voti e visualizzazioni. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e come al solito vi invito a tenere duro perché tra non molto comincerà una parte interessante...
Adesso vi lascio.
A presto (si spera).
Ark

Cronache di un MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora