Cap.20

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"Fa male, vero? Dover piangere senza far rumore, con la paura che qualcuno ci senta."

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Quella frase gli era rimasta in testa anche dopo la 'scomparsa' dello Slenderman insieme ai suoi seguaci, sapeva i suoi piani dall'inizio ed quella frase aveva confermato ogni suo pensiero, se ve lo state chiedendo, Jack ha perso, cosa aspettassi dopotutto, lo Slenderman è pur sempre lo Slenderman, la creatura che è al dì sopra di tutte le creepypasta, creatura che può essere paragonata ad un Dio se non per la sua anima macchiata completamente di nero, si alzò dal pavimento del tendone, marchiato dal sangue sia suo che delle altre creepypasta, con una lentezza disarmante, gli faceva male ogni singola parte del corpo ed alzarsi era risultato più difficile di quanto si aspettasse, si curò velocemente le ferite per poi guardarsi intorno, come se non avesse mai visto quel posto in vita sua, doveva fare in fretta se non voleva, di nuovo, la ira della creatura contro di lui.
Era difficile pensare di separarsi dall'umana, le alternative sono due o muore o dimentica, si era 'affezionato' troppo a lei per ucciderla a sangue freddo come aveva fatto con le altre sue vittime, si teletrasporto vicino a lei, stava ancora dormendo, deve aver perso molto sangue, gliela avrebbe fatta pagare al quel Joker per averla soltato sfiorata, la prese in braccio come 'una bambina',  si ricordò l'ultima volta che l'aveva presa fra le sue braccia, quando erano ancora in quella casa in campagnia, sospirò triste ed iniziò a recitare alcune parole in una lingua simile all'inglese, forse un latino che non viene più usato, si teletrasportò in un ospedale di Londra, face sdraiare la ragazza su un letto lì vicino ed scomparse fra le tenebre della notte.

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Il suono delle pagine che venivano sfogliate ed il vociare che non dava fastidio neanche ad una mosca, il profumo dei libri sia nuovi che vecchi e le luci che erano adatte per la lettura, tutto ciò era adatto per una biblioteca, non tanto conosciuta data che la folla si concentrava solo sui negozi che erano più in là ma ciò non faceva altro che bene per questa atmosfera rilassante e silenziosa, ma presto scoccarono le otto ed l'edificio dovette chiudere, prima però c'erano molti libri che richiedevano di essere sistemati e per le 8-40 chiuse definitivamente, le strade erano affollate da ragazzi e ragazze che facevano i giri per Londra, molti erano persino a mezze maniche nonostante il freddo stava arrivando come la notte, non ci misi molto ad arrivare a casa, dopotutto era a pochi passi dalla biblioteca ed non ci voleva molto, la proprietaria mi ha assunto come assistente per via della sua vecchiaia che non aiuta molto con i lavori ma non mi lamento, mi piace il silenzio e la tranquillità, anche il suono delle pagine che vengono girate non è male da sentire, una strana melodia potrei dire.                                                                                        Salgo velocemente le scale che costituiscono il condomino fino ad arrivare al secondo piano, la terza porta a sinistra era quella che cercavo e che ricordo a memoria la postazione, apro la porta, vengo accolta da una furia albina che mi fa cadere a terra per poi lavarmi il viso con la sua lingua, sorrido felice mentre accarezzo il pelo del cucciolo, non ci siamo mai separati fin da quando non fui ritrovata in un bosco e portata in ospedale per via delle numerose ferite che avevo sul corpo e che non ricordo assolutamente l'origine, anzi, non ricordo gran parte dei miei 17 anni, i dottori dicono che è un amnesia temporanea, ma non me ne faccio alcun problema. 

Mi alzo da terra, seguita dal cucciolo, chiudo la porta ed mi dirigo verso la cucina dove trovo la mia coinquilina intenta a cucinare qualcosa, mi saluta senza guardarmi ed io alzo gli occhi al cielo continuando a mantenere il sorriso sulle labbra, l'ho conosciuta in ospedale, compagne di stanze, ed ci siamo subito legate, mi ha parlato della passione per la cucina ed di quando sia concentrata mentre è a lavoro sul campo, faceva l'aiutante-chef ma per via di un incidente è dovuta andare in ospedale per poi mettersi il gesso al braccio ed non poté più entrare in campo alberghiero per un  tot di tempo, si ritirò da quel lavoro per poi aprire una pasticceria dove escono, dalle cucine, dei bellissimi quanto buonissimi dolci, mi siedo vicino alla tavola apparecchiata ma prima ho dato da mangiare al cucciolo e dopo essermi lavate le mani, se non lo fai non si mangia. 

''Alex, cara, sai che adoro molto quel cucciolo che ti porti sempre dietro, ma quando porta quelle sue zampe sopra al tavolo di lavoro mi sale il nervoso, potresti farlo smettere, te lo scongiuro. Oggi mi è taccato fare la cucina da capo e tenerlo lontano da qui.'' 

Rido leggermente, per poi guadagnarmi un'occhiataccia da lei, il piano cottura non si tocca, prima regola che ha stabilito lei stessa,  povero Alby avrà avuto una brutta strigliata da lei, continuiamo a mangiare in silenzio, finisco prima, come ogni volta, ed lo riposo nel lavabo per poi pulirlo e rimetterlo al suo posto, mi dirigo nella mia stanza seguita dal cucciolo ma la voce di Jennifer mi ferma sulla soia. 

''Oggi hai ricevuto un pacco, non c'è scritto chi lo manda ma è indirizzato a te.'' 

Le sorrido, lo vedrò domani cosa cela quella scatola.



Angolo me

Molte di voi si staranno chiedendo ''Ma ... Perché?'' , per via del primo pezzo del capitolo, e si, ragazze, e ragazzi (non si sa mai), la decisione che ha preso Jack è questa, brutta scelta penserete non è vero? Ma prima o poi si sarebbero separati comunque, volete che Jack muoia per mano di Slenderman? Non vi conviene lamentarvi dico bene? Hehehehe! 

Beh... Ci si vede nel prossimo capitolo, ci sa cosa cela quella scatola, forse qualcono starà sospettando qualcosa, chi lo sa. Detto questo vi lascio. 

Bay bay!!! 

In the box [Laughing Jack] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora