Cap.3

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"Bernadette."

Disse con voce flessibile, io le sorrido di nuovo e questa volta viene ricambiato, le porgo la mano e lei la stringe.

"Piacere, Bernadette, io mi chiamo Alexandra. Ma chiamami Alexa."
"E tu Benny."

Ci mettiamo a parlare fino a tardo pomeriggio, scendiamo per andare a mangiare e noto che i bambini di prima guardano con cattiveria Benny mentre lei inizia a tremare, loro si sussurrano qualcosa ed si mettono a ridere. Stringo le mani a pugni e tengo la mascella tesa ed lo si nota, prendo grande boccate d'aria e mi avvicino a loro con Benny che mi segue, i ragazzi 'speciali' si zittiscono appena mi vedono avvicinarmi all'altro tavolo.

Mi fermo davanti a loro e sbatto le mani sul tavolo attirando l'attenzione degli adurti che prima stavano discutendo di qualcosa.
Li guardo arrabbiata e schifata, un pò però.

"Posso avere l'onore di sapere di cosa state parlando?  Sapete, non è buona educazione parlare alle spalle degli altri quando si è a tavola."

Il silenzio diventa sovrano nella stanza e sembrano che si facciano più piccoli di quelli che sono sotto il mio sguardo arrabbiato. Il più grande del gruppo prende il coraggio, che non ha, e cerca le parole giuste per rispondermi.

"Non stavamo dicendo nulla di ché... "
"Certo!  Adesso sparlare e ridere degli altri è nulla di ché?  Dimmi un pò, tu, se fossi nella sua situazione cosa faresti?"
"Ecco... "
"Non lo sai eh?  Ti rispondo io. Avresti le castole piene e inizieresti a combattere, ma per una che non è te cosa può fare se non subire e starsene in silenzio?  Se fate così vuol dire solo che siete gelosi di qualcosa che voi non avete e non cercare di ribattere, che è vero."

Abbassa lo sguardo sul piatto e tortura la tovaglia, uno strisciare della sedia mi fà distogliere lo sguardo da lui e mi fà incontrare due occhi pieni di ira.
La gelosia fà fare strane cose.

"Ma che ne sai tu?  Se solo una di quei cosi che adesso stà facendo solo finta di avere pietà per lei, invece voi solo aumentare il tuo 'livello'."

Adesso nella sala si alzano bruscii dei ragazzi, mi limito solo a incrociare le braccia sotto al petto e guardare la bambina con indifferenza.

"Se non mi importasse niente di lei non sarei qui, ora, e non mi interessa del mio 'livello', riesco a stare nelle vostre stanze anche per un'intera settimana."

Zittita la mocciosa faccio sedere Benny nel nostro tavolo e in silenzio iniziamo a mangiare, gli adulti non hanno proferito parola il ché è strano ma non mi faccio ulteriore problemi, già ne ho fin troppi.

"Grazie."
"Per cosa?"
"Per avermi difesa, sai?  Hai ragione tu. Loro sono gelosi perché ho qualcosa che loro non hanno."
"E cioè?"
"Una famiglia."

La cena, come ho detto prima, fù silenziosa e dopo di essa invitai Benny a dormire nella mia stanza, era scioccata per la richiesta ma poi accettò, le ragazze e le bambine lì non dissero nulla ed fecero subito amicizia con Benny, cosa che io non ho fatto con loro. Ci addormentammo nello stesso letto più presto dei orari che facevo perché domani ci sarebbe stata la 'gita'.

La mattina arrivò in fretta e, con una confusione totale, ci preoarammo per la 'gita', i speciali da una parte e i normali da un altra, chiesi alla direttrice se Benny poteva venire con noi ed disse di si ma ad una condizione se le fosse sucesso qualcosa ne prendo io la responsabilità accettai senza pentimene ed partimmo.
Iniziammo ad incaminarci per le vie di Londra, oggi era piuttosto movimentata...

Manco fosse New York.

Mi ritrovai a pensare mentre parlavo con Benny, ma mi scontrai contro qualcuno subito dopo, mi massaggiai un pò la fronte e dopo un pò alzai lo sguardo, due occhi ghiaccio mi stavano guardando, anzi, studiando e ciò mi fece intimorire.

"Ehm... Scusami, non volevo... Scusami... "

E scappai via avvicinandomi al gruppo ed riprendere a parlare con Benny, sentivo il suo sguardo su di me per un pò poi mi sembrava che l'aria si fece più leggera e tirai un sospiro di sollievo.
Il cielo divenne subito oscurato dalle nuvole cariche d'acqua che, senza aspettare, subito fecero cadere alcune gocce, ci riparammo tutti nel bar dove siamo sempre stati quando uscivamo per le 'gite' e ordinammo qualcosa da mangiare o bere, io e Benny ci sedemmo a disparte.

"Conoscevi quel ragazzo?"
"No, come posso conoscerlo se non l'ho mai visto?!"
"Eppure lui ti guardava attentamente come se cercasse di ricordare dove ti avesse già vista."
"Sarà, ma io non lo conosco."
"Mh."

Fece un alzata di spalle e ricontinuò a bere il succo comprato mentre guardava fuori dalla finestra, bevvi anche io ma uno cioccolata calda dolce, faceva abbastanza freddo oggi.
Mi ritrovo a pensare quel ragazzo, i suoi occhi erano freddi, inespressivi, e molto tristi, riuscivo a leggere un passato pieno di alti e bassi che poi è finito con rimanere a pezzi, ma riuscivo a vedere piccole sfumature blu che trasmettevano una piccola parte di felicità.

Cosa ha dovuto passare? 

Angolo ⓜⓔⓔⓔ

Yeh!  Ciao, piccioni. Oggi è una giornata super speciale! Oltre ad essere lunedì, giorno che odio più di tutti, a scuola le prof non hanno assegnato nulla!  Che bello! 

Jack: pazza.
Alexandra: parla per te, clown.
Jack: zitta mocciosa! 
Alexandra: io la bocca ce l'ho per parlare.
Jack: e anche per mettere 'cosi' in bocca?! 

Booom bitch! 

Alexandra: vuoi vedere che ti faccio diventare donna?! 
Jack: mi spiace ci tengo al mio amico laggiù.

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