•Capitolo 16•

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L'appuntamento con Braxton era stato un vero disastro. A fine serata non aspettavo altro che tornare a casa e dimenticare l'intera giornata. A cominciare da quello che era successo con Andrew, alle grandiose notizie che Camille mi aveva rivelato, per finire alla serata con il ragazzo che mi strusciava il piede sulle caviglie sotto il tavolo. Già, aveva fatto anche questo. Era stato veramente imbarazzante e...tremendo. Non sapevo più dove guardare e come uscire da quella assurda situazione. Alla fine, ero corsa in bagno ed ero rimasta lì dentro per più di mezz'ora. Braxton aveva continuato a propormi di fare un giro in moto con lui, ma io avevo caldamente rifiutato. Non ci pensavo neanche. Non osavo immaginare fino a che punto si sarebbe spinto se Charlie e Savannah non fossero stati affianco a noi. Bleah. Doppio bleah. Era decisamente stato il primo non appuntamento peggiore che potessi avere.

Dopo avere passato la domenica in famiglia, scegliendo volutamente di evitare qualsiasi tipo di contatto con Facebook, il lunedì era arrivato.
Una volta entrata a scuola insieme a Savannah come la maggior parte delle mattine, ci salutammo e ognuna si recò alla rispettiva lezione. Lei non vedeva l'ora di incontrare Charlie, mentre io pregavo il Dio degli appuntamenti andati male di non fare spuntare Braxton da un momento all'altro.
Mi sentivo stanca e demoralizzata, mi trascinavo i piedi dietro a fatica mentre camminavo lungo il corridoio diretta alla classe di spagnolo. Mi ero impegnata a coprire le mie occhiaie, molto simili a buchi neri, con strati su strati di fondotinta. Era stato piuttosto inutile. Le ore di sonno perse durante le ultime due notti concentravano tutto il loro peso sulle mie ingombranti borse sotto gli occhi.
Durante quelle ore non avevo fatto altro che pensare a cosa mi sarebbe aspettato oggi. Se avevo fatto di tutto per evitare Andrew negli ultimi due giorni, adesso non potevo più farlo. Avevamo due corsi in comune oggi ed era inevitabile che lo vedessi. E io non volevo parlare con lui. D'accordo, una parte di me voleva parlargli, ma solo perché quella parte era stupida e si aspettava che le parole di Camille non fossero sincere. Quella piccola parte di me voleva che Camille si sbagliasse, oppure che avesse mentito. La più grande, però ci credeva. Sapevo già che c'era qualcosa che non andava, più o meno ero a conoscenza dei guai in cui Andrew si era cacciato in passato e se fosse stato lui stesso a venirmi a dire quello che aveva fatto giovedì sera alla festa di Charlie probabilmente ci sarei passata sopra. Senza il probabilmente. Invece, aveva scelto di tenerselo per sé. Questo mi aveva fatta sentire stupida e presa in giro. Odiavo sentirmi così e odiavo il fatto che a farmici sentire fosse Andrew. Voleva a tutti i costi che lo aiutassi, eppure si comportava proprio come se non lo volesse. Era come se dentro di lui ci fossero due Andrew completamente differenti, c'era quello simpatico e insistente, gentile a modo suo...Ma anche quello imprevedibile, scostante e arrogante. Perché era arrogante da parte sua pretendere che io lo aiutassi, che gli rispondessi ai messaggi, quando lui mi aveva ignorata preferendo divertirsi trascorrendo una serata ad una festa. Ero certa che sapesse da solo a cosa lo avrebbe portato. Se aveva delle debolezze che voleva evitare, andare ad una festa rappresentava a tutti gli effetti la tentazione giusta per farlo cedere. Era come se una persona che voleva mettersi a dieta, con un debole per la nutella, la tenesse sopra il tavolo costantemente. Era ovvio che prima o poi avrebbe ceduto.
Non mi aveva neanche detto di avere minacciato gli amici di Derek per avere indietro gli occhiali di Emma. Tutto questo non era niente, o almeno per me non lo sarebbe stato se solo me ne avesse parlato. Se solo non mi avesse ignorata facendomi sentire stupida, la ragazza stupida e ingenua che continuava ad avere fiducia in un ragazzo che a quanto pare la pensava diversamente. Poteva sembrare assurdo, ma era così che mi sentivo. Scossi la testa tra me e me, entrando in classe. Non ero neanche più arrabbiata, soltanto delusa e...amareggiata.

Quando varcai la soglia della porta rimasi stupita nel vedere Charlie seduto sulla sedia girevole dell'insegnante, con i piedi sulla scrivania. Stava ridendo. Non appena distolse lo sguardo da un suo amico che trascriveva parolacce alla lavagna e si accorse di me, mi rivolse un sorriso pigro. Se non fosse per i capelli tirati indietro da un chilo di gel, avrei osato dire che si fosse appena svegliato da un lungo sonno.

The bad boy's deal Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora