•Capitolo 43•

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Saltai la verifica di spagnolo e rimasi a casa da scuola. Telefonai a Finn nel pomeriggio e mi scusai a profusione con lui per la sua conversazione con Andrew. Ero imbarazzatissima e mi vergognavo da morire. Sapevo che non si erano presi molto in simpatia, ma mai avrei immaginato che Drew avrebbe potuto fare credere a qualcuno che noi due eravamo stati nello stesso letto, con l'unico scopo di infastidirlo. Alla fine, Finn mi confessò che era abbastanza intelligente da avere compreso che si trattava soltanto di una provocazione. E ne fui immensamente felice. Mi chiese di rivederci l'indomani, e quindi proprio questo pomeriggio per aiutarmi a studiare spagnolo e riuscire ad arrivare alla sufficienza. Evitai di parlarne con Andrew, quando mi venne a trovare anche il giorno successivo, tanto già sapevo che non sarebbe stato d'accordo. Un pochino mi sentii in colpa, ma non vedevo altra soluzione. Avevo disperatamente bisogno dell'aiuto di Finn e Drew doveva mettersi l'anima in pace. E poi, non stavamo realmente insieme. Avrei solo incontrato un amico per studiare, tutto qui. Durante la mia assenza a scuola, Jason mi aveva telefonata e mi aveva riferito che Andrew stava continuando a saltare delle ore di lezione che lo avrebbero potuto mettere nei guai. Neanche Jason aveva idea di cosa stesse combinando. Mi ero ripromessa che ne avrei parlato con lui di persona non appena lo avessi visto. Non capivo proprio cosa gli passasse per la testa. Se voleva rientrare in squadra avrebbe dovuto mettersi d'impegno sia nello studio, che nella gestione della rabbia.

Magari andava a trovare la sorella, ma perché avrebbe dovuto farlo proprio la mattina? Inizialmente pensavo che lo facesse soltanto per divertimento, o ribellione, come molti miei compagni di classe. Ma Andrew non mi sembrava più il tipo da fare certe cose. Non tanto spesso. Dovevo parlargli e chiederglielo, ad ogni costo. Me lo avrebbe detto? Speravo proprio di sì.

Gli inviai un messaggio non appena misi piede a scuola, ma alla fine della prima ora non mi aveva ancora riposto. A scuola le occhiate incuriosite erano aumentate e mi facevano sentire un po' sotto pressione. Ovunque mi voltassi, sentivo occhi su occhi puntati nella mia direzione e bisbiglii continui. Non ero più soltanto Kimberly Parker, ma anche la ragazza di Andrew Sullivan. Dopo la mia comparsa nel giornalino studentesco c'era stato qualche cambiamento, ma dopo quello che avevano scritto di noi due in una importante rivista di dominio pubblico ogni attenzione era triplicata. Persone che non conoscevo avevano cominciato a salutarmi, a sorridermi e qualche ragazza era persino venuta a presentarsi. Tra cui c'era anche qualche cheerleaders.

Quando passai accanto ad un gruppo di ragazzi che ridevano e chiacchieravano, il mio sguardo fu attirato dal ragazzo moro che mi stava guardando e che mi rivolse un mezzo sorriso l'attimo successivo.

Si trattava di Bryan. Era insieme ai suoi amici e rideva per qualcosa che uno di loro aveva detto. Adesso anche lui pensava che io e Andrew stessimo insieme, oppure se anche non lo pensasse, probabilmente credeva che tra noi ci fosse qualcosa. Da un lato, mi ero preparata a questo da diverse settimane. Da quando avevo accettato di aiutare Drew. D'altro canto, però la tentazione di andarlo a salutare era alta. Volevo scoprire se parlargli mi avrebbe fatto lo stesso effetto di sempre. Avevo cominciato a provare qualcosa per Andrew, certo, ma stavo ancora cercando in tutti i modi di non darci troppo peso. Di ignorare quello che sentivo per lui. Anche se a volte mi risultava molto difficile farlo, soprattutto nei momenti in cui sembrava sul punto di baciarmi.

Ricambiai il suo sorriso, incerta e proseguii dritto. Ripetei a me stessa che i miei sentimenti per Bryan non erano cambiati e che mai sarebbe successo, ma non ne ero poi così convinta. Volevo crederci con tutta me stessa, potere credere di avere ancora quell'ancora di nome Bryan, la mia cotta storica, su cui potermi aggrappare per non cadere del tutto in quel mare di emozioni in cui mi ritrovavo quando ero con Andrew. Perché lui non poteva piacermi. Io non potevo piacergli, neanche tra un migliaio di anni. Mi sentii invadere dalla tristezza per quella consapevolezza, ma non potevo mentire a me stessa. Non importava se lui mi aveva baciata e se avrebbe provato a farlo ancora. Non importava se si preoccupava per me. Non importava se mi aveva salvata due volte, o se stava bene insieme a me. La nostra era nata come una finzione e lui non aveva mai dichiarato di provare qualcosa nei miei confronti. Del resto, aveva avuto così tante ragazze e doveva averne baciate moltissime, da non ricordarne neanche il nome. Inoltre, aveva tutt'altre cose a cui pensare tra la sorella, la sua squadra e la sua famiglia.

The bad boy's deal Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora