"Allora."Sospirò, ancora divertito. Lo ringraziai mentalmente per avere cambiato argomento."Io tra poco ti lancerò la palla."Cogliendo la mia espressione terrorizzata, mi rassicurò."Te la lancerò piano e bassa, in modo che tu non possa temerla."
Traendo un lungo respiro, annuii. Mossi le spalle, cercando di rilassarmi. Non ci riuscii."Va bene."Dissi infine, incerta.
"Pronta?"Andrew abbassò le mani che stringevano la palla, mentre io annuivo di nuovo. Me la tirò e io allungai le braccia.
Roteò per un breve istante in aria e poi mi cadde tra le mani. Sorpresa, la guardai. Ce l'avevo fatta! Era stato facile. Ma soltanto perché lui mi aveva avvertita e questo rendeva tutto più semplice. Avevo appena fatto una presa da bambini, ma era pur sempre qualcosa.
"Ottimo!" Andrew mi fece segno di lanciargliela e lo feci.
La riprese tra le mani mentre si allontanava, mettendo più distanza tra di noi."Adesso faremo la stessa cosa di prima, ma te la tirerò più forte."
"Più forte?" Chiesi, spaventata."Non è colpa mia, lo giuro. Il mio istinto prende il sopravvento e chiudo gli occhi, non credo di riuscirci."
"Kimberly, la difficoltà sta nel fatto che tu devi sforzarti di tenerli aperti e afferrarla." Spiegò con calma, come si farebbe con un bambino."Arriverà bassa, all'altezza delle tue mani e appena riuscirai a prenderla dovrai ritirarmela. Andremo avanti così per un po'."
"Bene." Mi strofinai le mani per riscaldarle. Non mi sentivo pronta, ma il pensiero che uno come Andrew, bravissimo nello sport, mi stesse insegnando, mi rendeva più fiduciosa. Forse non ero un caso perso.
"Arriva."Disse, lanciandomela. Guardai prima Andrew, poi seguii la figura confusa della palla che stava per raggiungermi volteggiando nel vuoto.
Mi costrinsi a tenere gli occhi aperti, pensando a quello che Andrew mi aveva detto, ovvero che sarebbe arrivata all'altezza delle mie mani e quindi non dovevo temere mi atterrasse in faccia. La afferrai al volo.
"Wow!" Esclamai entusiasta fissando la palla che stringevo tra le mani. Andrew sembrava fosse fiero di me, oltre che divertito.
"Dai, facciamo ancora qualche passaggio." E mi fece segno di lanciargliela. Andammo avanti così per diverso tempo. Io la prendevo, gliela tiravo e lui faceva lo stesso. Ero stupita. Non solo perché incominciavo a temere meno quell'oggetto, ma perché non immaginavo che Andrew potesse essere così...paziente.
Ad un certo punto afferrò la palla che gli avevo appena tirato, poi la fece ricadere sul terreno."Visto, Kimmy? Non è poi così difficile." Si avvicinò a me."Se ti va, adesso possiamo provare a fare qualche lancio vero."
"Che cosa intendi?" Domandai preoccupata.
Lui sollevò un sopracciglio."Intendo quei passaggi in cui tu mi passi la palla ed io te la palleggio, senza trattenerla tra le mani."
Avrei potuto farcela, giusto? Stavo per rispondergli affermativamente, quando una voce chiamò Andrew. Lui si voltò dandomi in parte le spalle. Chi era?
Un ragazzo, alto quanto Andrew e dalla carnagione color cioccolato fondente, ci stava venendo incontro. Indossava una maglia rosso fuoco. Stava sorridendo e aveva dei denti bianchissimi, tanto quanto la luce della luna. Doveva trattarsi di uno dei suoi amici, quelli con cui giocava quando non lo faceva con Roy e Jason. Aveva lineamenti definiti, i capelli rasati.
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The bad boy's deal
Genç KurguAndrew Sullivan all'apparenza ha tutto ciò che un ragazzo di diciotto anni potrebbe mai desiderare. La sua vita è perfetta. Il suo sguardo cristallino sa attirare le ragazze come miele per le api. Ha degli amici fantastici che farebbero qualsiasi co...