•Capitolo 53•

56.8K 2.4K 2.6K
                                    

Mi trovavo di fronte alla libreria in cui lavorava Laurel. Finalmente era aperta. Per essere qui avevo saltato la prima ora di scuola. Mamma e papà non dovevano saperlo per niente al mondo. Non dopo la sera precedente. Ero riuscita ad essere credibile con la scusa che Andrew mi aveva consigliato, eppure mi ero sentita molto in colpa a mentirgli. E mi ero guadagnata un fine settimana di punizione, chiusa in casa. Ma ne era valsa la pena. Se ancora mi soffermavo a pensarci, a pensare a quello che Andrew mi aveva detto e al modo in cui ci eravamo baciati, mi veniva voglia di telefonargli e ripetere l'accaduto. A ripetizione. All'infinito. Il suo messaggio della sera prima era stato incredibilmente dolce, visto che avrei dovuto scrivergli io. Ma quello di questa mattina, in cui c'era un semplice "buongiorno", mi aveva fatto balzare il cuore nel petto. Consideravo quel tipo di messaggi come un implicito "mi sveglio e penso a te". Non avevo idea di come mi sarei dovuta comportare, non appena lo avessi visto. Ci eravamo baciati, io dovevo piacergli e questo era un dato di fatto. Ma Andrew aveva anche spiegato che non sapeva cosa provasse per me. L'ansia mi strinse lo stomaco. E se mi avesse chiesto di dimenticare la sera prima? Magari gli erano soltanto sfuggite le cose di mano. D'accordo, dovevo smetterla di riempirmi la testa di pensieri negativi. Avevo già abbastanza mal di testa dalla sera prima. A quanto pareva avevo bevuto qualche bicchiere di troppo. Non volevo pensare a quello che avevo detto a Drew mentre ero in quelle condizioni, oppure avrei scavato una buca da sola e mi ci sarei seppellita.

Tenevo la borsa con il computer all'interno su una spalla, mentre spingevo la porta e mi inoltravo nella stanza colma di libri. Guardai immediatamente alla mia sinistra e provai una gioia immensa nel constatare che la ragazza che cercavo fosse qui. Laurel c'era e avrebbe potuto aiutarmi.

Mi avvicinai alla sua postazione, notando stupita che non stava masticando la sua cicca, invece mi stava fissando come se fossi l'ultima persona che si aspettava di vedere lì.

"Non dovresti essere a scuola?" Inarcò un sopracciglio perfettamente curato, poi incrociò le braccia al petto e rivolse il proprio sguardo alla borsa che stavo reggendo. Gli occhioni azzurri sarebbero sembrati innocui se solo non fosse stato per il suo modo di fare da dura. Quel giorno teneva i capelli castani rilegati in una coda alta, le labbra carnose tinte di un rosso scuro.

"Fammi indovinare." Continuò, togliendosi le cuffie dalle orecchie, che posò sulla scrivania di fronte a lei."Hai bisogno del mio aiuto." E sorrise, astuta.

Un po' sorpresa, annuii."Sì, speravo mi aiutassi con il computer." Dissi, gentilmente chinandomi a prenderlo. Aprii la cerniera e lo tirai fuori, passandoglielo sul banco. Per farlo, dovetti mettermi in punta di piedi."Mi sembrava che te la cavassi piuttosto bene con questi affari."

Lei si limitò a fissarmi, assottigliando lo sguardo."I computer sono la mia vita. Dire che me la cavi, sarebbe un eufemismo." Non se ne stava vantando, lo diceva come se si trattasse semplicemente di un dato di fatto."Ma questo non significa che ti aiuterò."

"Ma avevi detto..."

Lei sospirò, annoiata."Non guardarmi con quella faccia da cagnolino bastonato."Tagliò corto."Allora, cosa ti serve?"

"Mi aiuterai?" Dissi speranzosa.

"È illegale?" Mi chiese, soffiando sulle dita che oggi erano laccate di blu."Non mentirmi, perché lo scoprirei e ti ritroveresti con qualsiasi software tu abbia in casa bruciato, e così per il resto della tua vita. Esatto, rintraccerò anche casa tua. E quella dopo quest'ultima se la cambierai. Chissà forse l'ho già fatto."

"Un po'." Ammisi in un sussurro.

Lei mi rivolse un sorriso sornione, che mi mandò in confusione."Speravo lo dicessi." Si strofinò le mani con entusiasmo avanzando sulla sedia."Allora, di che si tratta?"

The bad boy's deal Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora