•Capitolo 42•

50.3K 2.3K 1.1K
                                    

Sollevai piano le palpebre. Sentivo gli arti pesantissimi e mi faceva malissimo la testa. Per quale motivo faceva tanto male? E perché vedevo tutto sfocato? Inspirai a fondo, sentendo la gola incredibilmente secca. Venni inondata da un profumo dolce e forte al tempo stesso, molto piacevole.

"Si sta svegliando." Disse qualcuno.

"Oh, tesoro."

Appena riuscii a mettere a fuoco la stanza riconobbi di essere in camera mia. Fino a qui niente di strano. Quello che era strano, però era che in camera mia, seduto di fianco al mio letto ci fosse un ragazzo. Perché quelle spalle larghe non potevano che appartenere a nessuno se non ad un ragazzo. Un ragazzo che doveva passare molte ore ad allenarsi. Ma io non conoscevo molti ragazzi. O no? Mi sentivo confusa. Feci per sollevare la testa, ma era troppo pesante. Mi appoggiai nuovamente sul cuscino, borbottando sottovoce parole senza senso. Più che altro emettevo versi.

"Tesoro, cerca di non sforzarti."Una mano mi sfiorò delicatamente il viso.

Caddi nuovamente in un sonno profondo. Quando mi risvegliai, distinsi le stesse voci di prima. Ma stavolta le riconobbi. E riconobbi anche il ragazzo seduto ancora accanto a me.

Riuscii a mettere a fuoco del tutto il volto bellissimo e preoccupato di Andrew, che mi fissava come se fossi un vaso sul punto di rompersi. Il cuore iniziò a ballare il tip tap dentro al mio petto, appena mi rivolse un sorriso sollevato. Ma scivolò non appena lui spostò il viso di lato mostrandomi il livido violaceo sul suo zigomo, che si estendeva lungo tutta la guancia fino al mento.

"Oh, no Andrew." Dissi mortificata, sentendomi immediatamente in colpa. Senza pensarci, allungai una mano ignorando quanto mi sentissi indolenzita. Gliela appoggiai sul viso, mordendomi il labbro."Mi dispiace veramente tantissimo. Non avrei mai voluto che succedesse di nuovo."

Lui mi rivolse un sorrisetto."Ne è valsa la pena." Appoggiò la sua mano sulla mia, poi fece intrecciare le nostre dita portandosele in grembo e provocandomi una forte stretta al petto."L'importante è che la mia ragazza stia bene, e poi guarirà in fretta. Non dovresti preoccuparti per me."

Mi tirai su, ignorando il dolore pulsante che mi provocò alla testa."Mi preoccupo, invece. E poi, potrei dire lo stesso di te."

"Io non sono preoccupato." Aumentò la presa sulla mia mano."Sono solo..."

Lo vidi in serie difficoltà, quindi mi ritrovai a sorridere.

"Quello che voglio dire è che tu sei tu, mentre io sono io. Quindi sì, forse mi preoccupo per te ma tu non dovresti farlo per me." Concluse, stringendosi nelle spalle."Anzi, mi correggo: non voglio che tu ti preoccupi per me."

"Che cavolo significa?"Esasperata, appoggiai la schiena al cuscino. Andrew si mise a fissare le nostre mani intrecciate."Ti rendi conto di quello che dici? Non ha alcun senso. Come potrei non preoccuparmi per te se continui a metterti nei guai?"

"Proprio per questo non dovresti farlo."Il mezzo sorriso che mi rivolse mi fece venire voglia di baciarlo e di picchiarlo allo stesso tempo. E nessuna delle due cose poteva essere considerata neanche lontanamente normale.

Scossi la testa, sospirando."Immagino che debba ringraziarti, oppure non posso fare neanche questo?"

Lui mi sorrise e i suoi lineamenti si addolcirono."Figurati. Come ti senti?"

Mi tirai le lenzuola fino al petto."Bene, suppongo." Mi guardai intorno, aspettandomi di vedere la mamma che faceva irruzione nella camera tutta preoccupata chiedendomi se fossi ancora viva.

"Tua madre è uscita per prenderti il gelato, quindi ci siamo solo noi due." Disse, leggendomi nel pensiero.

Mi ricordai solo in quel momento che Andrew aveva sfondato la porta del bagno a scuola e che doveva avere rotto il naso a uno di quei tre. Entrai subito nel panico."Oddio, Andrew. Com'è finita stamattina? Cosa è successo quando sono svenuta? Credevo che non fossi neanche a scuola...Oddio, che ore sono?"

The bad boy's deal Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora