•Capitolo 47•

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La casa di Andrew era gigantesca. Così grande che il piano terra di casa mia lo era quanto il suo salotto. Tutto sembrava prezioso e temevo di fare una mossa sbagliata e combinare un disastro, come rompere un vaso o fare cadere a terra una delle cornici che ritraevano i membri della sua famiglia. All'ingresso ero stata accolta dalla governante, una donna dal sorriso gentile il quale nome era Amanda, che mi aveva accolta dicendo:"Il signorino Andrew si trova in camera sua, ma ha detto che può raggiungerlo."

Avevo impiegato almeno un minuto buono per rendermi conto che stava parlando di Drew. Il pavimento sembrava fatto d'oro e tutto qui dentro emanava luce, lusso e bellezza. Come una gigantesca opera d'arte. I lampadari erano di cristallo e onestamente, temevo di perdermi. Questa mattina mi era stato detto che i suoi genitori sarebbero tornati tardi, ma c'era comunque la possibilità che li incontrassi. Non ero pronta per questo e poi, da quello che Andrew mi aveva riferito, suo padre doveva essere un tipo tutto d'un pezzo. Per la madre, invece non sapevo proprio cosa aspettarmi.

Comunque, alla fine avevo deciso di non inoltrarmi in un territorio che non conoscevo e di aspettarlo in soggiorno. Almeno in questo modo non dovevo temere di perdermi. Doveva esserci anche Raegan, ma sicuramente aveva avuto qualche impegno e non era riuscita a venire.
Senza sapere cosa fare, me ne stavo seduta su un divano gigantesco in tessuto beige, abbinato alle pareti e ai mobili, mentre osservavo il televisore spento che occupava mezza parete di fronte a me. Mi sentivo minuscola in quella stanza tanto grande. A parte qualche ricordo di famiglia, questa casa sembrava anonima. Immaginavo che fosse a causa del trasferimento a cui aveva accennato Andrew. Non doveva essere semplice lasciare di punto in bianco casa propria e tutti i ricordi che vi erano all'interno.

Quando compresi che probabilmente Drew avrebbe impiegato altro tempo a tornare, decisi di alzarmi. La mia curiosità la attirò una fotografia in cui era ritratta una ragazza dai lunghi capelli lisci, neri quanto quelli di Andrew e con un paio di occhi grandi ed espressivi di un azzurro sorprendente. Quando era stata scattata doveva avere circa una decina di anni e pensare dove si trovava adesso e come dovesse stare mi provocò una forte stretta allo stomaco. Speravo di poterla incontrare un giorno, anche perché da quello che mi aveva detto Andrew doveva essere una persona fantastica. Non meritava quello che le era successo.

"Bella, vero?"

Mi voltai di scatto, trovando Andrew sulla soglia della porta che stava sorridendo. Ma si trattava di un sorriso malinconico. Se ne stava appoggiato allo stipite della porta, le braccia conserte. Indossava una semplice maglietta bianca e un paio di jeans sdruciti, ma nonostante questo brillava più dei ciondoli di cristallo del lampadario. I capelli umidi, che gli arrivavano fino al mento gli addolcivano i lineamenti. Era bello da morire.

"Molto." Confermai, lasciando stare la fotografia è stringendomi le braccia al petto."Vi somigliate."

Lui sollevò un sopracciglio, incuriosito e io mi maledissi mentalmente. Gli avevo appena detto involontariamente che era molto bello. Ero più che sicura lo sapesse già, ma io glielo avevo appena confermato e questo era molto imbarazzante.

"Non è quello che volevo dire..."Mormorai sentendo il viso assumere diverse sfumature di rosso.

Le sue labbra carnose si piegarono in un sorriso."Ma lo hai detto." Mi fece notare, prima di venirmi incontro."Allora, ti va di fare un giro turistico?" Chiese porgendomi il braccio.

Rimasi stupita per il suo repentino cambio di argomento. Avrei detto che si sarebbe soffermato sul mio commento per un mucchio di tempo.

"Certo." Accettai, prendendolo a braccetto. Gli rivolsi un'occhiata stranita e lui intercettò il mio sguardo e mi sorrise, soffermandosi a guardarmi qualche istante con la coda dell'occhio.

The bad boy's deal Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora