•Capitolo 34•

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Imprecò nuovamente durante il breve tragitto fino alla sua macchina e ad un certo punto lo feci anch'io. Arrossii immediatamente, perché di solito lo facevo solo in privato.

"Hai imprecato?" Mi chiese Drew divertito mentre lo aiutavo a salire sul sedile del passeggero.

"Forse."Dissi timidamente chiudendo lo sportello.

"Perché?"Insistette, mentre mi mettevo al volante. Ero emozionata di guidare la macchina di Drew, ma la preoccupazione per la sua salute mi impediva di esserlo quanto avrei voluto.

"Ero molto in ansia." Mi giustificai, mentre mi allacciavo le cinture di sicurezza."Può succedere."

E con Andrew sospettai fosse la prima imprecazione di una lunga serie.

"A me succede spesso." Sogghignò. Ero contenta che fosse ancora in vena di scherzare, significava che distrarlo poteva servire a farlo sentire meglio.

Mani strette sul volante, misi in moto. Lungo la strada, gli chiesi come si sentiva.

"Abbastanza bene da assicurarti di potere aumentare un po' la velocità." Mi assicurò, divertito. Gli gettai un'occhiata di traverso e mi accorsi che continuava a storcere il viso in smorfie di dolore e contemporaneamente si sforzava di piegare le labbra in un sorriso.

Per distrarlo, lo accontentai. Diedi gas al massimo, sempre entro i limiti della velocità consentiti dalla legge e alzai il volume della radio al massimo."Così va bene, Sullivan?"

Andrew mi scambiò un sorrisetto."Alla grande, Kimmy."

Mi ritrovai a sorridere.

Durante il tragitto cantammo a squarciagola e scoprii un lato di Andrew che ancora non conoscevo. Cantava piuttosto bene. Dolore a parte, sembrava molto più rilassato e ne ebbi la conferma: distrarlo era la cosa migliore che potessi fare. Per sicurezza, ci recammo verso un ospedale fuori città. Andrew voleva evitare che le persone o i paparazzi lo vedessero.

Lo aiutai a scendere dall'auto e poi ad entrare in ospedale. Prima, però Andrew si mise il cappuccio della felpa sulla testa.

"Non vorrei che qualcuno mi riconoscesse."Mi spiegò sottovoce."Sarebbe difficile spiegare perché mi trovi dentro un ospedale."

Annuii. Non potevo dargli torto."Allora, che facciamo? Se i medici chiedono il tuo nome?"

"Mentiamo."Ammiccò."Anzi, io mento e tu annuisci."

Quando si mise a ridere, fui tentata di dargli una gomitata, ma all'ultimo mi fermai."Ringrazia il tuo stato di salute." Scherzai, mentre ci inoltravamo in una sala d'aspetto che odorava di sapone e disinfettanti.

"Bleah."Storsi il naso."Odio gli ospedali."

"Siamo in due."Concordò Andrew, che mi teneva un braccio sulle spalle."Per questo non ci vado mai."

"Bè, mi dispiace molto ma questa volta ti tocca."Gli dissi, aiutandolo a sedersi sotto lo sguardo di una ragazza mora che doveva avere circa la nostra stessa età. Era seduta poco più in là di Andrew e lo stava fissando da un po'. In realtà, incominciavo a trovarlo un po' inquietante.

"Intanto io vado a sentire per un dottore, d'accordo?"

"Posso venire con te." Propose, facendo per rialzarsi.

The bad boy's deal Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora