Era già passata una settimana dal suo ritorno. Lu era a Vinovo nel suo ufficio, tra quelle 4 mura che per sette mesi l'avevano accolta e protetta. Stava sistemando delle cose con Gianluca, il capo fisioterapista, quando la sua assistente torinese, Federica, entrò dicendo "Oh mio Dio, scusa Lu! Scusa Gian, è solo che devi venire di la! C'è una sorpresa. Forza! Continuate dopo" disse la ragazza contenta. Lu fulminò Federica con lo sguardo e disse "tra tre giorni torno a Madrid per una settimana, qui deve essere tutto perfetto non ho tempo per le sorprese" "Dai Lu! Alzati, sono tua amica e so che ti farà piacere" "Sei poco convincente mia cara, dì ai ragazzi di mandare Claudio la prossima volta" disse lei alzandosi e andando verso l'entrata del centro sportivo. Sul tavolo della hall un enorme mazzo di tulipani, non c'era nessuno, né i ragazzi, neanche Federica l'aveva seguita. "Lu sono arrivati questi per te. C'è un biglietto" intervenne da dietro le sue spalle il portinaio. Lu sorrise e si avvicinò al mazzo di fiori, prese il biglietto e lesse -Ecco come farti capire che mi manchi! Visto che non rispondi ai messaggi né al telefono. -3 e sei qui da me. Torna presto. Sergio- . Lu avvampò, non ci poteva credere, rilesse il biglietto tre volte e nella sua testa ripeteva <<Sergio. È stato Sergio>>. Non era più abituata a questo tipo di cose, o almeno, non era più abituata alle sorprese di Sergio. Ricordava tutte le sorprese che le aveva fatto quando stavano insieme ma questa aveva un sapore nuovo; questa era la certezza che aspettava da anni. Tornò in ufficio e recuperò il telefono dalla borsa. Lo prese e.... davvero Sergio l'aveva cercata nelle ultime 48 ore! Scrisse un veloce messaggio – Grazie!-3 – poi continuò a lavorare per l'intera mattinata. Andò con la squadra in ritiro, salì in camera e continuò ad organizzare alla perfezione tutti gli incontri che i ragazzi avrebbero avuto nella settimana di sua assenza.
Dopo cena stava parlando con il mister e i ragazzi quando il suo cellulare squillò. Lo guardò e poi disse "Non posso non rispondere scusate.. arrivo subito" Uscì dalla sala comune e rispose "Wei Sergio, ciao!" con un sorriso stampato sul volto. "Allora sei ancora viva?" chiese il ragazzo dall'altro capo del telefono. "SI, sai come è... sono una ragazza impegnata!" disse lei prendendolo in giro. "Già, povera ragazza hai proprio bisogno di coccole" continuò lui. "Ci stavo giusto pensando" disse lei sorridendo. "Come stai?" rispose lui. "Sono stanca, ma bene e tu?" "Io.. un casino, ho parlato con Pilar" disse schietto. "Hai parlato con Pilar?" urlò quasi lei. "Non ti agitare, ci siamo seduti a cena stasera e mi ha detto che non siamo più noi, che ci sta male ma che le cose non vanno più come prima. Lei è nervosa, il bambino ne risente, mi ha detto che forse è meglio se ci allontaniamo, penso di aver fatto una scenata di gelosia, penso abbia un altro. Non so perché te lo dico" "Ecco perché i fiori" ammise lei. "No.. non ci pensare. Lo volevo fare quello. Noi....!" cercò di spiegare il difensore. "Noi cosa?" "Lu! Le cose non andavano bene già prima della gravidanza. Abbiamo età diverse. Non lo so. È andata via da casa. È la madre di mio figlio e voglio esserci al parto" disse lui esasperato. Lu sbuffò e poi disse "Vai e diglielo. Ora devo andare ero in riunione" e riattaccò senza nemmeno salutarlo.
Entrò in sala che i ragazzi non c'erano già più. "Mister scusi" ammise. "Tranquilla, vieni e siediti" ordinò Mister Conte. "Lo so!" rispose lei sedendosi "alla juve non dobbiamo avere distrazioni, ma.." "Ludovica" la richiamò il mister "tranquilla, non ci sono problemi, combatti per quello che è tuo. Proprio come hai fatto qui all'inizio, proprio come fai giorno dopo giorno per dimostrare che vali. Dimostragli che lo ami, stagli vicino e continua a fare ciò che hai sempre fatto" detto questo il mister la salutò e lasciò la sala. Lu non si capacitava del perché tutti l'incitassero a combattere per quell'amore.Tornata in camera accese la musica e si mise a lavoro, mentre era li tra le scartoffie e il pc, sentì bussare alla porta. Andò ad aprire e ritrovò il bel faccino di Claudio che le disse "Se non spegni questa musica ora, Andrea tra 5 minuti viene a distruggere tutto, questo è per te" consegnandole un pacchetto con dentro un cornetto. Lei lo fece entrare, spense la musica, che era davvero alta, e disse: "Posso farti una domanda Cla?" "Spara" affermò l'amico sedendosi sul letto e dando un morso al suo cornetto. "Hai mai capito che non valeva più la pena di combattere per qualcosa?" "Cosa vuoi che ti risponda?" replicò il centrocampista. "La verità" sentenziò lei. "No, non l'ho mai capito. E ogni qualvolta ci penso una mia amica mi dice sempre di continuare a lottare per quello che voglio! Quindi se ci stai pensando. Continua a lottare" "ti sembra una cosa facile" ribatte lei. "Oh no. Non mi sembra una cosa facile. È una cosa con cui combatto tutti i giorni. Lotto sul campo, lotto per la mia squadra, lotto per la mia famiglia, per il mio amore. Lottiamo tutti in questa vita. Chi di più e chi meno. Noi siamo fortunati, molto più di chi là, fuori da quella finestra, non riesce a portare a casa i soldi per un piatto caldo. Noi lottiamo, ma la nostra lotta non è niente in confronto alla loro o a quella di chi combatte con la morte. Questo l'abbiamo imparato insieme, questo è quello che dici sempre a noi per farci rimanere con i piedi per terra. Lotta per quello che vuoi, per quello che è tuo." Claudio sorrise alla fine di quel discorso capendo di aver sorpreso Lu. "Alcune volte sono brava con le parole e non con i fatti" annunciò lei. "Continua a lottare" suggerì il ragazzo. Gli occhi di Lu caddero istintivamente sul cellulare che segnava 00:25. Sgranò gli occhi "Marchisio vai a dormire, è tardi" "Vado vado. Tu ricorda, che noi uomini, se vi parliamo delle nostre paure vi amiamo sul serio." uscendo dalla stanza.
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La volta buona - EC19 || S. Ramos e A. Morata
FanfictionLudovica, per gli amici Lu, è una ragazza di appena 23 anni che è arrivata a Torino per vincere e per far carriera, e in pochi mesi c'è riuscita! Lavora per la Juventus, dove tutti la fanno sentire a casa, fino a quando un giorno il passato torna a...