Capitolo XII

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"Signorina mi deve promettere che seguirà la cura e che lascerà più lavoro ai suoi assistenti" disse il medico mentre Lu era seduta nel suo ufficio. "Lo prometto, lo prometto. Farò tutto quello che mi ha detto, mi farò controllare dai medici, seguirò la cura, lavorerò di meno. Ma la supplico mi faccia uscire di qui" supplicò la ragazza. "Quando torna in Italia?" replicò il medico mentre controllava le sue ultime analisi. "Se me lo permette dopodomani" "OK!" disse porgendole un foglio. "Questo è il suo foglio di dimissioni. Ci faccia vincere il mondiale". Lu sorrise uscendo dalla stanza e abbracciando sua sorella. "Non rimanevo così tanto tempo in un posto da non so quanto tempo" ammise lei. "Andiamo, sotto c'è Iker che ci aspetta" rispose la sorella sorridendo. Erano passati 5 giorni da quando Lu si era risvegliata a Madrid, tutti erano andati a trovarla. Tutti, tranne uno. L'unico di cui Lu si aspettava almeno una visita, almeno un messaggio, almeno un fiore o un biglietto. Iker le aprì lo sportello, salì in macchina e solo dopo che si allontanò dall'ospedale a gran velocità disse "Stasera festa!" alzando il volume della radio che passava una vecchia canzone spagnola. "Lo sapevo." Ammise lei ridendo e voltandosi verso la sorella che a sua volta le fece l'occhiolino.

Quella sera, a quella sobria festa, organizzata a casa Casillas c'era tutta la squadra, anche questa volta, c'erano tutti tranne lui. Doveva avere certezze, dove far chiarezza su tutto quello che le stava accadendo e Iker era il prescelto per confessare tutte le verità. "Iker possiamo parlare?" chiese mentre il portiere era dietro il bancone di un bar improvvisato. "Certo" rispose lui seguendola. "Sai che dopodomani torno a Torino" annunciò lei in un angolino del giardino. "Si lo so." "Ecco. Ora voglio sapere" ammise. "Cosa?" chiese Iker, sperando con tutto se stesso che la sua amica non l'avesse scelto per parlare di Sergio. "Perché non c'è? Che fine ha fatto?" chiese Lu. Iker sbuffò e poi disse "Forse non è il momento opportuno per parlarne" rispose il portiere. "Iker" disse lei guardandolo torvo. Il portiere dopo essersi grattato la nuca, si sedette su di un gradino e parlò: "Lo spogliatoio ha deciso che era giusto che lui non venisse li, in ospedale, e che non partecipasse oggi" "E' tornato con Pilar?" domandò lei, tagliando corto. "Lu! Non sono cose di cui parlo" mentì lui. "Iker!" tuonò lei. "Diciamo che per il momento Pilar è ritornata a casa da lui" disse Nacho sbucando da dietro l'angolo. "Ridicolo. Tu che ne sai?" chiese al ragazzo. "E' una questione di squadra, una cosa che interessa tutti noi" spiegò. "Ha chiesto di me?" disse voltando le spalle ai ragazzi. "Si. Era anche venuto appena sei arrivata a Madrid ma Xabi ha perso il controllo e gli ha stampato un pugno su un occhio. Si sono chiariti" esplicò il capitano. Lu scoppiò in una risata sarcastica, piena però di dolore. "Lu! Forse è meglio che tu vada avanti ora. Ci sono tanti ragazzi al mondo" continuò Nacho. "Ci penserò strada facendo ... torniamo alla festa" chiese sorridendo. Iker e Nacho si guardarono, poi fecero strada alla ragazza, si sedette al bancone del bar ,ordinò al barman uno cicchetto e poi andò verso Xabi al centro della pista. "Non picchiare più nessuno per me ok?" disse mentre ballavano. "OK capo" rispose il centrocampista. "Puzzi di alcool" disse ridendo.

Dopo la splendida serata, piena però di dubbi e incertezze, Lu aveva bisogno di incontrarlo, sarebbe tornata solo per la finale di Champions e il cerotto era meglio toglierlo subito, questa era una cosa che aveva imparato anni prima proprio li a Madrid. Entrò sul campo di allenamento e il mister la guardò come se avesse visto un fantasma. "Mister" disse "Tu non dovresti essere qui" ribatté l'allenatore in modo duro. "Sono venuta a parlare con Ramos, me lo deve almeno questo" ammise lei senza spiegare nulla. "Ramos" urlò lui di tutta risposta facendola anche spaventare un po'. Sergio si avvicinò a lei con gli occhi spenti. "Mister, Lu" disse senza il coraggio di guardarla in faccia "Cambiol ti deve parlare." ordinò il mister. "Muovi il culo" disse. Partì spedita verso il suo ufficio, sotto gli occhi sbalorditi dei ragazzi, con Sergio che la seguiva in silenzio. Entrati in ufficio Lu si sedette al suo posto mentre lui si posizionò di fronte. "Come stai?" chiese lui. "Sono viva" "Scusa" ammise l'andaluso. A Lu venne spontaneo tirargli uno schiaffo con tutta la potenza che avevo in corpo! "Auguri papà" aggiunse. "Scusa" ripeté lui guardandola negli occhi. "Ti ucciderei con le mie stesse mani se solo potessi innervosirmi" chiarì lei. "Non ho scusanti, non ho scusanti se non che avevo paura." ammise Sergio. "Paura di cosa?" tuonò lei. "Di perderti. Di farti del male. Di rovinare tutto quello che di bello avevamo creato" Lu gli tirò un altro schiaffo. "Noi... non esistiamo più. Non siamo mai esistiti." disse con un tono così duro che le pupille degli occhi di Sergio si dilatarono dalla sorpresa. "Non dire cazzate Lu! Sai di amarmi come io so di amare te. Che cosa vuoi se ci siamo trovati ora." disse lui. Lu lo guardò solo con sguardo schifato prima di ammettere "Io non posso reggere niente Sergio. Tieniti tua moglie e tuo figlio" "Lo sto facendo" rispose lui. "Bravo" disse uscendo e sbattendo la porta. "Lo devo fare ora. Non che io lo voglia. Vorrei che ci fossi tu nel mio letto ad aspettarmi. Tu e i nostri figli" le urlò uscendo dalla camera. Di tutta risposta lei tornò indietro a gran passi raggiungendolo "Sei un ipocrita e un egocentrico del cazzo Sergio!" "Anche tu lo sei!" ammise lui puntandogli il dito contro. "Io non so niente. Niente senza te. Ma ora vado avanti. Avanti senza te. Quindi lasciami stare, smettila con queste frasi ad effetto. Smettila." disse mentre gli occhi le pungevano per le lacrime "Guardami negli occhi e dimmi che non mi aspetti più" chiese lui. "Balle. Non sono io il problema qui" rispose lei voltandogli le spalle. "Dove vai ora?" chiese Sergio seguendola. "Torno in Italia. Lontana da te e dalle tue palle".
Dopo aver affrontato Sergio, corse fuori verso il parcheggio delle auto, i ragazzi stavano andando via, Alvaro la salutò dalla macchina e dopo di lui Cristiano, Pepe, Fabio e il mister. Il solo che ancora non era uscito, come sempre, era Iker. "Che ci fai qui?" chiese Isco fermandosi. "Prendo aria" ammise. "Brutta giornata? Stavo andando a prendere Victoria per poi fare un giro, vieni con noi?" chiese. "No ma grazie. Salutami Victoria. Aspetto il capitano e torno a casa" "Buon viaggio allora, ci vediamo la prossima volta" disse il ragazzo uscendo dal centro sportivo. Perché doveva essere semplice con tutti tranne che con Sergio? Perché dovevano sempre rovinare tutto!

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Quanto amava l'Italia. Era tornata da poco più di una settimana, il campionato era finito e al ritiro degli azzurri mancava davvero poco. Lu si era dedicata a se stessa. Aveva pulito casa, era andata 2 giorni al mare con Carolina, alle terme con Agnese, avevo fatto escursioni con i piccoli ometti e le wags, aveva aiutato Martina e Leo con i piccoli. Era anche uscita con un ragazzo, niente di importante, ma lo spogliatoio juventino aveva insistito affinché ricominciasse a vivere. Prima, però, di tornare a lavorare con gli azzurri le aspettava un ritorno a Madrid per la finale di Champions. Aveva pensato tanto in quella settimana a come sarebbero andate le cose tra lei e Sergio. Ma più ci pensava più li vedeva lontani, nel passato. Stava preparando i bagagli quando sua sorella entrò in casa. "Devi proprio andare a Madrid o possiamo andare in Polinesia per una settimana?" chiese Giulia entrando. "Devo andarci. Vado a finire di lavorare e poi ti prometto che dopo i mondiali facciamo 2 settimane di vacanza" spiegò sorridendo alla sorella. "Questa vita mi distrugge. Chi ti accompagna all'aeroporto?" domandò Giulia buttandosi sul divano. "Beh se 'miss devo riorganizzare il sito della Juventus' è impegnata" prese in giro la sorella "chiederò a Roberta o Maddalena o Andrea o chiamerò un taxi" continuò Lu. "Mai pensato di comprarti una macchina e smettere di rompere le palle alla gente?" chiese la sorella. "Giuro che lo faccio, appena torno" "Si, dici sempre così. A che ora parti?" "12 e 45!" "Ti accompagno io." annunciò Giulia. "Grazie. Sta sera sei impegnata?" chiese stampandole un bacio sulla guancia. "No! Perché?" "Perché i ragazzi hanno organizzato una cena a casa di Claudio. Così saluto chi non vedrò ai mondiali" spiegò. "OK! Torno per le 7! A che ora dobbiamo essere li?" "Alle 8 e mezza. Ci vediamo dopo?" "Sii" ammise la sorella.

Appena la sorella uscì, Lu decise di fare una passeggiata per il parco vicino casa. Voleva pensare a come comportarsi con Sergio, voleva capire che strada doveva intraprendere la sua vita. O lo lasciava andare per sempre o avrebbe combattuto per sempre. Ed era pronta a farlo? Si sedette sotto un albero all'ombra e iniziò a leggere le più importanti testate giornalistiche di calcio. "Ramos dedica il goal al piccolo Sergio" lesse, istintivamente lo apri e guardò il video di una punizione di Sergio dedicata alla nascita del piccolo. Si soffermò su un primo piano del suo viso, occhi scintillanti, sorriso smagliante, era l'emblema della felicità. Lo conosceva bene, per lui la famiglia era la cosa più importante, non avrebbe mai voluto lasciare che Pilar e Sergio andassero via da casa sua. Poteva lei allontanarlo dalla cosa che più lo rendeva felice? Più ci pensava e più si rendeva conto che Sergio non era più la sua strada, non era più il suo futuro. Era solo un bellissimo passato fatto di ricordi e momenti indimenticabili. Mentre lei pensava a tutto questo, due ragazzine sedute poco distanti da lei continuavano a guardarla, continuavano a parlare di lei e a farle foto. "Ciao" disse sorridendo alle ragazze. Le due divennero fucsia "Scusa, noi non volevamo disturbarti è che sei il nostro idolo. Sei l'emblema di forza. Abbiamo letto che sei stata poco bene" Lu sorrise, erano carine a preoccuparsi per lei e non aveva mai avuto contatti con i fans. A parte quando la curva sud aveva intonato un coro in suo onore facendola diventare rossa come la maglia che indossava. "Sto bene, mi sono ripresa. Grazie. Stavo facendo quattro passi per pensare un po'" "O scusa non ti vorremmo disturbare ma possiamo farci una foto con te?" chiese una delle due ragazze. "Scusa?" domandò imbarazzata. Di solito era lei che chiedeva queste cose o che scattava le foto ai tifosi che fermavano i ragazzi. "Si una foto" riprese la ragazza. "OK" Si misero in posa e poco dopo salutò le ragazze e andò a casa.

Si preparò e si vestì. Quella sera voleva osare. Come non aveva mai fatto se non al Gran Galà. Indossò i tacchi, mise un vestito lungo, un trucco un po' più marcato del solito. Aveva deciso che se tutti suoi amici erano li, quella sera sarebbe stata buona per far tante foto. Quell'anno le aveva cambiato la vita, quei ragazzi lo avevano fatto e tutti avevano contribuito. Quindi, prima di uscire di casa prese la macchina fotografica. Fu una serata epica, Claudio e Roberta avevano una casa meravigliosa, tutto era meraviglioso quella sera. Dal cibo ai vini, dalla conversazione alle foto. Era una serata che lei, come tutti, non avrebbe dimenticato. I ragazzi, come Lu. lo sapevano, la Juve doveva tornare ad essere grande in Europa e quindi alcuni di loro avrebbero presto lasciato il posto ad altri. Era il mondo del calcio, faceva male ma non troppo, la vita di un calciatore è quella di giocare e quindi era comprensibile che loro volessero scendere in campo e non rimanere in panchina. Abbracciò tutti, le scesero anche delle lacrime a salutare i suoi nipotini adottivi. Stava lasciando Torino per imbarcarsi per i mondiali e poi tutto era in incognita. Chi avrebbe trovato e chi non avrebbe più trovato a Torino era una bella incognita. Incognita come il suo di futuro! Madrid o Torino?

NdA: Voi dove andreste?

La volta buona - EC19 || S. Ramos e A. MorataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora