Avevo detto a Simone e Leo cosa era successo tra me e Lu un po' di sere prima, era stato davvero umiliante per me e avevo bisogno di sostegno. So che era stanca, so che si stava dedicando a Mattia 24 ore su 24. Non le davo una colpa di quello che era successo e onestamente non me ne davo neanche io. Quella sera però Simone aveva fatto una battuta poco felice. Sapevo che ci fosse rimasta male, sapevo che si sentisse umiliata e non era mia intenzione umiliarla. "Tutto bene amico?" chiese Leo entrando in cucina dove ero rimasto dopo che lei mi aveva lasciato lì. "Sono un coglione" "È rimasta male?" "È umiliata e molto probabilmente delusa" "Sai come è Simone" "Si lo so, infatti mi do la colpa per quello che è successo, non avrei dovuto raccontarlo, non avrei dovuto umiliarla così" "Amico, onestamente conoscendola ti sei messo nei casini" "Grazie Leo! Sempre d'aiuto" "Andiamo di la prima che le cose precipitano. Poi le parli" "Oddio. Mi sento una merda"
I ragazzi andarono via sul tardi e mentre Lu addormentava il piccolo Mattia, Alvaro entrò in camera. "Possiamo parlarne?" "Di cosa vuoi parlare?" "Della battuta di Simone" "No" "Lu" la richiamò lui. "Alvaro cosa vuoi?" sbottò la ragazza. "Parlare di quello che è successo!" "Vuoi davvero parlarne Alvaro? Perché non credo ti convenga" "Ok sei arrabbiata" "No! È qui che sbagli. Non sono arrabbiata, sono imbestialita, mi sento presa per il culo, umiliata, fatta tappetino, usata per ridere" "No! No no no. Assolutamente no. Non è come sembra" "Come sembra?" disse sibilando. "Non l'ho fatto per umiliarti, per prenderti in giro o usarti per ridere. Io mi sono sentito umiliato" "Senti Al. Forse è meglio se io e Mattia dormiamo di la oggi" disse indicando la camera degli ospiti. "Non farlo Lu! Ti supplico" "Notte" disse lei uscendo dalla camera. "Lu io ti amo" "A chi lo hai raccontato? A tutti?" chiese alterata. "Non gridare. Non l'ho raccontato a tutti. A Leo e Simone. Non per prendere per il culo te. Per avere supporto" "Supporto di cosa!" urlò lei facendo spaventare Mattia che si mise a piangere. Prese il bambino e entrò nell'altra camera chiudendo la porta. Nessuno dei due dormì quella notte.
La mattina dopo quando Lu si svegliò trovò Alvaro a casa. Erano le 10 e non riusciva a capire del perché fosse li: "Sono le 10 non dovresti essere a Vinovo? disse gelida. "Non ci vado a Vinovo oggi, ho chiesto una giornata di permesso" disse. "Perché mai? Cosa devi fare oggi?" "Non ti interessa quindi che te lo dico a fare" ammise sfidandola. "Complimenti" rispose lei battendo le mani. "Quello che ora ti interessa è alzarti da quel cazzo di divano, vestirti, prendere il cappotto che fuori fa freddo e seguirmi" "Che? Sei pazzo? Io non vado da nessuna parte con te! Fuori piove e Mattia potrebbe ammalarsi" disse scettica. "Mattia non va da nessuna parte infatti. Giulia si occuperà di lui tutta la giornata" "Senti bello! Perché hai chiamato mia sorella? Io non lascio mio figlio tutta la giornata" "Senti se non vieni con le tue gambe ti ci porto di peso" "Ok" rispose lei con aria di sfida. Poco dopo Giulia arrivò, convinse Lu a cambiarsi anche se la ragazza non aveva intenzione di uscire di casa. Alvaro entrò nel salone e chiese agitato "Sei pronta?" "Ancora? No. Non vengo con te" rispose lei fredda. "Ok" ammise lui sbruffando e avvicinandosi al divano. La prese di peso sulle spalle mentre lei iniziava ad alterarsi. "Alvaro mettimi giù" "No" disse serio, poi prima di arrivare alla porta, "Giulia noi andiamo torniamo più tardi" urlò il ragazzo uscendo ed entrando in ascensore. "Ti ho detto di smetterla con questi giochini di merda. Mettimi giù." ordinò lei. "Ok" "Ok?" chiese stupita, ad un tratto Alvaro aprì la portiera della Lamborghini e posò Lu sul sedile. "Ora ti ho posato". Lu capì che non avrebbe vinto e quindi si convinse. Alvaro iniziò a guidare e uscì fuori Torino. Si fermò solo su una collina, una dove erano andati insieme uno dei primi giorni in cui lui era arrivato! "Che ci facciamo qui?" domandò scettica. "Non lo so!" rispose lui sorridendo. "Ti è dato di volta il cervello o cosa?" chiese lei stringendosi nel cappotto. "Siamo qui perché qui mi hai detto di amarmi per la prima volta". Lu rimase in silenzio, non capiva dove volesse andare a parare. "Un giorno a Madrid mi dicesti che le cose importanti, o almeno le migliori decisioni, le hai sempre prese o su di un campo da calcio o su di una collina" "E che decisione dovrei prendere?" domandò. "Sei insopportabile, odiosa, irascibile, rompipalle, irrimediabilmente gelosa, lunatica, stressata" "Gran complimenti" disse la ragazza voltandosi di spalle. "Ma sei la migliore cosa della mia vita. Sei bellissima, amorevole, coccolosa, parli con gli occhi e io amo tutto di te. Amo anche il tuo arrabbiarti ogni 3 secondi. Perché diventi sempre più sexy. Ti amo ora, ti ho amato prima e non penso di stancarmi di te. Sei sempre una sorpresa, sempre una scoperta, sempre un disastro. Eppure ti amo, e voglio farlo a vita" ammise lasciando cadere quella frase. Lu si voltò per guardarlo in faccia, lui era li che l'aspettava. E quando i loro occhi si incontrarono lui disse "Sposami Lu! Legati a me per il resto della mia vita. Diventa mia moglie, diventa mia". "Scusa?" chiese Lu. "Sposami" ripeté lui aprendo una scatolina che aveva estratto dalla tasca. "Quando?" "Quando vuoi... allora?" Lu rimase in silenzio per un po'. Guardava Alvaro, poi guardava l'anello, poi Alvaro, poi l'anello. Riuscì a dire solamente "Io sono.....". Mandò al diavolo le parole, si avvicinò al ragazzo, gli prese il mento con una mano e lo baciò e poi gli sussurrò "Si. Io sono già tua." Sul viso di Alvaro comparve un sorriso bellissimo, un sorriso che lei aveva visto un sacco di volte ma che ora le sembrava diverso. "Non ti ho portato qui solo per questo" ammise lui tenendola stretta tra le sue braccia. "Per cosa allora?" "Per chiederti scusa, delle parole, delle pretese, dell'assenza. Di non essere quello perfetto" "Chi ti dice che tu non lo sia! Sei arrivato a Torino e hai preso il bello e il brutto dello spogliatoio, è giusto che tu ne abbia parlato con qualcuno ma giuro che Leo è più sicuro. Poi ti voglio così, perché sei fantastico con me e con Mattia. Ti amo". Rimasero lì, a guardare il panorama, stretti in un abbraccio che sapeva solo di loro, con una promessa in più, quella di amarsi a vita. Sarebbero diventati il signor e la signora Morata.
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La volta buona - EC19 || S. Ramos e A. Morata
FanfictionLudovica, per gli amici Lu, è una ragazza di appena 23 anni che è arrivata a Torino per vincere e per far carriera, e in pochi mesi c'è riuscita! Lavora per la Juventus, dove tutti la fanno sentire a casa, fino a quando un giorno il passato torna a...