Capitolo XXXV

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La mattina dopo, quando Ines e Lu aprirono la porta della camera per raggiungere la macchina che le aspettava, trovarono un pacchettino. "Mi sa che è per te" ammise Ines porgendolo verso l'amica. Lu si tolse gli occhiali da sole e prendendo il pacchetto tra le mani lo aprì. Dentro c'era una maglia piccolissima della nazionale con dietro il numero 9 e il nome Morata. Ines sorrise nel vedere quel gesto, poi aprì il bigliettino e lesse. 《Per iniziare a tifare bene. Iker e Cesc.》Lu rise ascoltando quelle parole poi, insieme all'amica, salì su quella macchina e sul rispettivo aereo e partì per Torino. Aveva promesso a tutti che si sarebbe riposata, Ines ben presto l'avrebbe abbandonata per volare a Parigi e la sola cosa che a Lu rimaneva da fare era seguire Danielle ed insieme a lei e alla piccola Lia rilassarsi.

A Torino, in quel periodo dell'anno, si moriva sempre di caldo e tutti quelli che potevano lasciavano la città per fuggire dall'afa. Erano passati due giorni da quando lei era rientrata in città, sua madre era in vacanza, Ines girava come una trottola per poter partire con le wags italiane e lei si era rintanata in casa dove il fresco dell'aria condizionata la lasciava lontano dalle alte temperature. Quel pomeriggio, mentre lei era spalmata sul divano a guardare un film, il suo citofono suonò. A presentarsi alla sua porta Roberta. "Signora Marchisio" disse lei sorpresa. "Bentornata in Italia, come stai?" chiese Roberta abbracciandola e accarezzandole il pancino. "Io bene, fa caldo. Ti offro qualcosa?" chiese lei. "No. Ma io ti offro una giornata in piscina, una cena tra amiche e domani un posto in tribuna per l'ultima partita in Italia della Nazionale" "Accetto tutto tranne la nazionale. Non penso che Claudio e Leo siano felici di vedermi. Visto che dopo la copertina sono venuti qui ad insultarmi" "Ma smettila" disse la signora Marchisio. "Eppure pensavo che partissi prima" spiegò Lu. "Io e Martina abbiamo deciso di seguire i nostri uomini con i bambini" spiegò. "E dove è la signora Bonucci?" "A casa mia con i pargoli quindi andiamo" disse seria Roberta. Lu indossò un costume, un paio di pantaloncini ed una maglia e poi seguì la ragazza. "Vedrai come ti divertirai a buttarti in acqua con la pancia" spiegò l'amica. "Vedrai come si apriranno le acque quando mi tufferò" rispose lei seria.

Quando le due arrivarono a casa Marchisio i bambini le corsero incontro mentre Martina gridava "piano non le fate male". Lu vedendo tutti i bimbi sorrise e poi abbracciandoli uno alla volta ritrovò l'amore della sua famiglia juventina. Le era mancato tutto quello: i bambini, le amiche, i pranzi e le confessioni ed ora che era lì con Martina e Roberta non vedeva l'ora di passare un po' di tempo con loro come ai vecchi tempi. Quando Martina le si avvicinò abbracciandola l'amica ammise "stai mangiando? Perché non hai un pancione?" "Parli proprio tu che al nono mese avevi solo la pancia" ammise lei velocemente. "Concordo" rispose Roberta. "Bene con il vostro permesso vado a tuffarmi in quella bella piscina che Claudietto ha fatto istallare nel tuo giardino" ammise Lu mentre le due amiche rimasero li a guardarla. Il pomeriggio era passato velocemente; dopo i vari giochi, i bambini erano crollati davanti alla tv mentre le tre amiche nel giardino di casa si rilassavano. Ad un certo punto Roberta si alzò e si avvicinò ad una piccola console. "Che fai?" chiese Martina. "Voglio farvi ascoltare una canzone" ammise la ragazza mentre Lu sulla sdraio si rilassava e si godeva il fresco venticello. "Che cosa è, la canzone tua e di Claudio?" chiese Lu ridendo mentre dalle casse dell'impianto fuoriuscivano le note di una canzone degli 883. "Simpatica, no" rispose l'amica mentre ascoltava la canzone. "Nella buona sorte e nelle avversità, nelle gioie e nelle difficoltà .. se tu ci sarai io ci sarò" si mise a cantare Martina sotto gli sguardi di Roberta e Lu. "Sono cresciuta con gli 883" spiegò la signora Bonucci velocemente. Finì proprio così la serata tra le 3 amiche, ascoltando le canzoni delle loro adolescenze.

Quando la sera dopo Lu salì in macchina con Martina, Lorenzo e Matteo le si formò un nodo allo stomaco e nella macchina calò un silenzio. "Come mai così silenziosa?" chiese Martina mentre guidava. "Sono un po' in ansia" rispose semplicemente. "Ma per Leo e Claudio? Davvero??" "Non ci siamo lasciati bene l'ultima volta e io ci tengo a loro" spiegò. "Ma va" rispose solo Martina. Lo Stadium era stracolmo di gente, come poche altre volte quel posto non si era tinto di bianco e nero, ma semplicemente di azzurro. Colore del cielo, colore di una nazione intera che ci credeva e sognava di andare a Parigi ed alzare una coppa. L'Italia intera sognava con quel colore, colore che ora riempiva Torino, riempiva uno dei teatri più belli della nazione, e su quel campo in quel giorno, due dei calciatori più importanti per Lu scendevano in campo e lottavano per la loro nazione. Quando la partita cominciò Claudio e Leonardo indossavano le loro maglie azzurre e sulle loro spalle i loro nomi ed i loro numeri capeggiavano fieri. Lei era orgogliosa di qui due ragazzi, era contenta per quel gruppo, fiera di averne fatto parte, fiera di averlo seguito e capitanato ed era contenta di essere lì a tifare quei colori. Colori che per anni aveva abbandonato a favore della Spagna ma che in quel momento pulsavano nel suo cuore come non mai. Al 67° della partita lo stadio esplose, Claudio Marchisio era andato in goal e aveva piegato la difesa olandese come se piegasse un bigliettino di carta. Quando Lu, Roberta e Martina guardarono in campo notarono subito che il centrocampista non esultava come aveva sempre fatto ma era andato a cercare Bonucci ed entrambi sotto la tribuna avevano alzato la maglia della nazionale ed avevano composto la frase <se tu ci sarai, noi ci saremo> poi le avevano mandato un bacio al volo ed erano tornati a giocare la loro partita. Lu con le lacrime agli occhi si girò verso le amiche e chiese "la canzone della tua adolescenza?" Martina sorrise e mentre Roberta la stringeva in un caloroso abbraccio spiegò "erano preoccupatissimi di averti deluso o ferito e quando i mariti chiamano.." "Noi ci siamo" disse Roberta finendo la frase dell'amica. Quando al novantesimo minuto Lu accompagnò insieme alle amiche i pargoli dai loro papà, Leonardo le si avvicinò velocemente abbracciandola e Claudio le disse all'orecchio "ci perdoni zia Lu?". L'organizzatrice a vederli ed ascoltarli scoppiò a ridere, "vi avevo già perdonato" "Volevamo chiamarti sempre, ogni qualvolta che Ines ci aggiornava" spiegò Claudio "ma con che faccia ti avremmo chiamato se abbiamo fatto peggio di Iker e Cesc insultandoti". "Abbraccio di famiglia e poi andate a vincere questo Europeo" disse Lu seria verso i due che la stritolarono un po'. "Sei pronta per le vacanze?" le chiese quella sera Leonardo prima di lasciarla andare "Si domani mattina prendo la macchina e raggiungo Danielle" "Fai attenzione. Alvaro ha detto di ripetertelo" concluse Claudio. "Lo state sentendo?" "Si. Tu però ora fai la seria" l'ammonirono i due salendo sul pullman della nazionale.

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"Lu vieni" gridò Danielle dal piano di sotto. "Eccomi ..eccomi" rispose Lu scendendo le scale in maglietta e pantaloncini. "Inizia la partita" spiegò la ragazza mentre lei e Lia erano già sedute sul divano a guardare la partita. Erano già passati 7 giorni da quando Lu era arrivata a casa di Danielle, l'Europeo era appena iniziato e la Spagna dopo la sconfitta di un mondiale deludente cercava in tutti i modi di risalire sul tetto dell'Europa. Quella sera, nella prima partita, Iker non giocava, durante l'allenamento aveva avvertito un piccolo problema e la fascia da capitano era finita sul braccio sinistro di Sergio. Alvaro giocava titolare accanto al suo grande amico Llorente e Cesc guidava il centro campo con Iniesta. La prima partita per la Spagna si vedeva anche come la più difficile del girone, era la Francia la prima sfida su cui i ragazzi dovevano lavorare e a Lu sapere di essere lontana dal gruppo le metteva un'ansia terribile. "Non guardo una partita in tv degli Europei dal 2008" ammise. "Tranquilla mamma, le vedrai tutte così quest'anno" spiegò l'amica. "Se cercavi di tranquillizzarmi non ci sei riuscita" disse lei seria mentre si concentrava sui suoi ragazzi. La partita finì 1 a 1, Iniesta aveva segnato un grande goal ma poco dopo la Spagna aveva subito un contrattacco. Sergio aveva giocato tranquillamente la partita mentre Alvaro era sembrato più nervoso. Lu prese il telefono per chiamare Del Bosque ma Danielle la fermò sul tempo dicendole "il mister non vuole sentire consigli da nessuno" Già, la signora Fabregas aveva ragione e lei il mister lo conosceva bene ed era il solo di cui si fidava ciecamente. Sperava solo che i ragazzi mettessero i vari litigi da parte e scendessero in campo per giocare e rappresentare una nazione.

Proprio quella sera, mentre Lu era sul divano che guardava i cartoni insieme a Lia, il suo cellulare squillò "Pronto" disse con voce assonnata. "Spiega a queste due capre che se non fanno pace li sbatto a calci in culo fuori" disse serio il mister. "Mister?" chiese lei. "Si sono io. E qui ci sono Ramos e Morata. Che hanno perso una palla importante perché non vogliono servirsi a vicenda. Di loro qualcosa o per me non entrano più in campo" disse il mister. "Siete coglioni o cosa?" disse lei seria "non posso dirvi niente. Solo che potete odiarvi ovunque ma una nazione, un gruppo e un mister contano su di voi. Io conto su di voi e a malincuore dovete giocare insieme come se foste migliori amici". Dopo che lei disse quella frase la conversazione si chiuse. "Che cazzo fai?" disse Alvaro vedendo che Sergio chiudeva il cellulare in faccia a Lu. "Io ti chiedo scusa. Per tutto. Te la lascio ma giochiamo" disse serio l'andaluso. "Per l'amicizia che avevamo non ti dovevi neanche avvicinare alla mia donna" rispose freddo Alvaro. "È stata la mia donna per primo" spiegò Sergio. "Ma quando l'ho incontrata io tu stavi con Pilar e aspettavi un bambino. Se le hai continuato a fare del male solo per rivendicare un premio non hai capito un cazzo Sergio. Io amo quella donna" disse arrabbiato. "Non dobbiamo uscire da qui amici come prima. Passami la palla e tutto va bene" disse l'andaluso. "Vai all'inferno" disse Alvaro. "Se lo faccio sarà solo per lei e per la Spagna".

NdA: Ciao ragazze! Commentatee!

La volta buona - EC19 || S. Ramos e A. MorataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora