Capitolo XXX

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NdA: Ciao ragazze.. in questo capitolo Lu si trova contro il mondo, anche contro chi le è sempre stata vicino. Commentate!

"Ok! Se mi volevi far venire un colpo ci sei riuscita" "Shh". Casa Morata- Cambiol era silenziosa, immersa in un'aria tesa, Martina e Roberta erano intorno ad un divano sul quale c'era stesa Lu. "Stiamo facendo l'ora di preghiera ad un morto?" chiese Ines. "Abbi un po' di garbo, è stata male e stiamo aspettando la dottoressa" rispose Martina. "Abbi un po' di garbo un caz**! Mi sono fatta mandare la copertina da Sara, e le foto che usciranno dopodomani. Poverina un caz**" ammise, mentre finalmente Lu riaprì gli occhi. Gli sguardi delle due amiche si incrociarono e mentre quelli di Ines fiammeggiavano di ira quelli di Lu erano pieni di terrore. Lu vide Martina, Veronica e Roberta guardarla come una povera ragazza ma la sola cosa di cui aveva bisogno era sano terrore e sane incazzature come quelle di Ines o Cesc, anche se Iker poco prima non aveva scherzato nemmeno. Si alzò dal divano e guardando le ragazze disse "potete lasciarci sole, c'è lei casomai succedesse qualcosa." "Sei sicura?" chiese Roberta. "Si Robi grazie! Sei stata la mia salvezza, non sapevo chi chiamare, ma ora ho bisogno di Ines e della sua cattiveria". Le ragazze uscirono dalla cucina mentre Ines tracannava l'ennesimo bicchiere di vino. "Vuoi la mia cattiveria?" chiese la blogger poggiando il bicchiere sul tavolo. Lu annuì solamente. "Sei una testa di cazzo" "Grazie" "Hai contattato Alvaro?" "Deve ancora arrivare a Madrid, Iker gli parlerà nel modo più pacato possibile, devi aiutarmi ad arrivare a Madrid" "Tu sei pazza" rispose Ines puntandole un dito contro "cosa diavolo ti è venuto in mente! La vedi questa foto??? La vedii?? Ci sei tu, che baci Sergio. E non mi risulta affatto che il tuo ragazzo si chiami Sergio, che il padre di tuo figlio si chiami Sergio o che l'uomo che ti ha reso una donna felice si chiami Sergio" "Lo so" "E allora cosa cazzo ci fai con la lingua nella sua bocca?? Questa è una bomba! Questa foto farà saltare la fiducia di Alvaro, la vostra relazione, la tua vita lavorativa. Un conto è lavorarci e trovare l'amore, un altro è trombarti un calciatore che aspetta un figlio da UN'ALTRA DONNA" "Io ci credevo in quel calciatore che diceva di amarmi" urlò Lu "ci credevo quando ci stavo insieme anche se lui era di un'altra, ci stavo perché lo amavo!" disse piangendo. "Non c'è bisogno di piangere sul latte versato. Perché non sono io quella a cui devi spiegare perché vuoi chiamare vostro figlio con lo stesso nome che avevi scelto con il tuo ex". La faccia di Lu si infiammò, poi divenne cupa "Non lo permetto neanche a te di mettere in mezzo Mattia in tutta questa storia." Allora Ines la guardò con sguardo minaccioso e poi batté le mani. "Davvero stai facendo la mamma iper protettiva adesso? Hai capito di cosa stiamo parlando Lu? Hai capito il casino che succederà? Hai capito che Alvaro ti lascerà? Che hai rovinato tutto? E non è colpa di Sergio, no, la colpa mia cara è solo tua" disse sillabando ogni parola. "Tu ora mi devi aiutare" disse Lu. "E perché? Per quale motivo? Perché sono la tua migliore amica? Ma le migliori amiche si dicono tutto, mentre io non so a quando risale questa foto. Non so perché sei stata con Sergio, non so neanche per quale cazzo di motivi eri con Sergio e fin dove ti sei spinta". "Come facevo a dirtelo se avresti reagito così" ammise Lu indicando l'amica. "Scusa se vorrei solo il tuo bene. E avevamo decretato che Sergio non era il bene" "Metti via quella cazzo di foto che mi viene il volta stomaco. Metti via tutto! Quella foto risale allo scorso anno, il Real era in pausa per due giorni e io ero a Madrid, solita routine. Sergio bussò alla porta di casa di Alvaro, andammo a fare una passeggiata, parlammo del più e del meno. Poi sotto casa mi disse che non mi aveva dimenticato, che mi voleva e mi ha baciato. Ma io in quel bacio ho capito che non lo amavo più" "Perché non lo hai detto ad Alvaro?" "Per paura, perché avrebbe reagito come reagirà e non voglio pensare che mi lasci" disse mettendo le mani davanti agli occhi. Ines camminò avanti e dietro per la cucina "Non puoi andare a Madrid. Non puoi mettere a repentaglio la vita di Mattia". Lu aprì bocca per parlare ma venne bloccata dal suono del suo cellulare. "Pronto" rispose repentinamente. "Dimmi che non lo hai fatto davvero" disse Alvaro dall'altro lato del telefono. "Posso spiegarti" "Non mi puoi spiegare un cazzo" rispose lui con voce sempre più arida. "Non è una cosa importante. Noi lo siamo. Vengo a Madrid e ne parliamo" "Non ho intenzione di vederti. Non ho intenzione di sentirti. Ora fai l'unica cosa che puoi fare. Porta in grembo mio figlio, se mio eh..." poi la chiamata si concluse. Lu alzò lo sguardo e incontrò gli occhi allarmati di Ines. "Devo andare a Madrid" "Non puoi" "Vaffanc*** tu, Fanc*** Sergio, Fanc*** la ginecologa, IO DEVO andarmi a riprendere Alvaro" "Come pensi di fare? Cosa gli dirai? Dove lo incontrerai? Del Bosque ti farà entrare in ritiro dopo che gli hai messo il ritiro in soqquadro?" "Inessssss!" urlò lei "Chiama Cesc! Io devo andare" "Chiamatelo da sola Cesc" disse l'amica uscendo di casa e sbattendo la porta. Lu urlò, poi lanciò il bicchiere verso il muro, che si frantumò sporcandolo di vino.
Fu allora che da dietro la porta apparve Martina. "Se sei qui anche tu per dirmi che tanto ormai l'ho perso vai" "Tieni, è Cesc al telefono" rispose Martina porgendole il telefono. "Cesc" disse con un filo di voce. "Sei molto vicina al perderlo. E se Iker lo perde di vista Ramos può dire addio al suo naso o al suo bel faccino" ammise il catalano. "Devo venire lì" rispose decisa. "Questa è un'affermazione più che sbagliata" "Che stai dicendo?" "Vuoi davvero venire qui? Dove tutti i paparazzi ti seguono? Dove è scoppiata la bomba? Dove la gente parlerà?" "Non mi interessa della gente" "Nessuno ti farà avvicinare ad Alvaro" ammise Cesc in modo duro. "Come? Ma io ho lavorato con voi per anni" "E sai benissimo che il gruppo è più importante del singolo" "Devo stare qui? Ad ascoltare mentre scrivono cattiverie sul mio conto?" chiese disperata. "Non cattiverie ma fatti" "Cosa vuoi dire?" chiese Lu. "Che sono cose accadute Lu, abbiamo pagato un sacco di soldi l'ultima volta per sviare i giornali, ora Iker non ci è riuscito e neanche Gerard ci riuscirebbe se solo ci provasse" "Cosa dovrei fare?" "Fidarti di me e di Iker, ascoltare Ines, non parlare con nessuno e raggiungere Danielle alle cinque terre. Devi fare come il serpente marino, accovacciarti sul fondo finché la tempesta passerà. Parlerai con Alvaro. Non ora, ma ci parlerai. Ora vado, Del Bosque ha indetto una riunione straordinaria. Ciao".

Quando posò il cellulare sul tavolo e si sedette per terra, nel vano tentativo di calmare il battito cardiaco, Lu pensò a quel giorno a Madrid. Sara le aveva dato buca, Alvaro era rimasto a Torino e lei era lì, a sistemare vecchie cose con Ancelotti. Quando Sergio bussò alla sua porta sembrava disperato, lo fece entrare ma poi lui la convinse a fare una passeggiata. Parlarono di Sergio Junior, di Pilar, dei progetti post calcio e dei progetti che lei e Alvaro avevano per le vacanze estive. Poi lui se ne era uscito con la frase "non ti ho mai dimentica" e subito dopo quel bacio. Intenso come bacio, breve e per Lu insignificante. Quando era tornata a casa, con le gambe che le tramavano per la paura e non per altro, aveva deciso che non l'avrebbe detto a nessuno, perché tutto sarebbe potuto finire nel cesso per un bacio che a lei aveva solo fatto capire che il suo amore era altrove. Chiunque avesse sganciato quella bomba nella sua vita, aveva premeditato tutto, proprio ora che tra lei ed Alvaro c'era un mare di distanza e le parole non sarebbero mai bastate. Ripensò alla conversazione avuta con Ines, a quella avuta con Iker e a quella con Cesc. I suoi tre migliori amici non la capivano e non le avevano ancora girato le spalle, erano tutti arrabbiati, tutti furiosi e tutti molto sfuggevoli.

Quello che Ines e Cesc non avevano raccontato a Lu era il fatto che Sergio aveva ricevuto un bel pugno in faccia dal giovane attaccante, e se solo Iker non l'avesse fermato ora l'andaluso sarebbe ridotto molto male. Mentre lei a Torino ripensava a tutte queste cose, Alvaro in camera con Iker era a pezzi.
"A quando risale quella foto Iker?" chiese. "Marzo dell'anno scorso" "È esattamente un anno che mi tiene nascosto questo" "C'è un motivo se non te lo ha detto" rispose il portiere. "Illuminami" "Ti stava proteggendo a modo suo" affermò Cesc entrando e portando del ghiaccio per Alvaro. "Il mister ci vuole di là. C'è anche Sergio, vedi di tenere le mani a posto se non vuoi essere preso a calci in culo da Del Bosque" "Meglio a calci in culo da Del Bosque che questo. Aspettiamo un figlio, che si chiamerà come lei e Sergio volevano chiamarlo" "Ma tu davvero ci credi?" chiese Cesc ridendo. "Io si e anche Iker" "Voi siete fuori, andiamo ora. Comunque le ho promesso che le parli e che non l'avremmo fatta avvicinare a te. Da tua richiesta non si deve stancare per affrontare un viaggio. Per ora sembra abbia recepito" "Se non recepisce la faccio recepire io" disse Alvaro uscendo. "È vera la storia del nome?" chiese Cesc a bassissima voce verso Iker, il capitano annuì solo stringendosi nelle spalle, poi scosse la testa. "Che casino. Gli voglio bene ma tutto questo è successo perché Sergio non l'ha mai dimenticata".

Quando i due amici entrarono nella sala conferenze Alvaro e Sergio erano in pieni di fronte a Del Bosque e il mister stava gridando "picchiatevi di nuovo e siete fuori!". Cesc guardò Iker. "Benvenuti a Las Rosas dove Iker e Cesc sono i baby-sitter di due teste calde". Il discorso di Del Bosque sul rispetto, il gruppo, l'amicizia e l'impegno durò per un'ora! Il mister interrogò i suoi ragazzi uno per uno e quando arrivò ad Alvaro disse "da domani hai 2 giorni liberi! Vai.. parli con lei, chiarisci, ma quando torni qui, che voi stiate insieme, che vi siate presi un momento di pausa o che tu l'abbia lasciata, devi lasciare i tuoi problemi fuori da quella porta". Detto questo lasciò il gruppo nella sala, Sergio tentò di avvicinarsi più volte all'attaccante ma Alvaro cambiava sempre direzione o lo ignorava. "Non volevo farti un torto" disse l'andaluso passandogli vicino. "Peccato che tu ci sia riuscito".

La volta buona - EC19 || S. Ramos e A. MorataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora