Capitolo 46.

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<< Menomale che questa sera non c'è molta gente, avevo davvero poca voglia di venire a lavoro>> sbuffò Noemi sistemando i bicchieri vuoti al loro posto.

Effettivamente, quella sera era davvero strano ma le persone erano proprio poche. Forse perché la serata era appena cominciata e di conseguenza la gente doveva ancora arrivare, ma a me andava bene così. Cominciare la serata gradualmente andava più che bene.

<< Sì, è solo inizio serata>> dissi.

<< Lo so, ma spero che vada così per tutta la serata. Non ho proprio voglia di girare per il locale e distribuire cose.>> si lamentò, sedendosi per un attimo per prendere un respiro profondo.

Noemi quella sera sembrava spenta, come se fosse successo qualcosa. Solitamente non si lamentava molto del lavoro, anzi, svolgeva tutto senza dire una parola.

<< Noemi, ma è successo qualcosa?>> domandai preoccupata.

<< Può darsi. Diciamo che ultimamente mi sento particolarmente sotto pressione per gli esami e i primi appelli, quindi vado a letto tardi per poter studiare il più possibile e riuscire ad avere un buon vuoto già al primo colpo. E poi, i miei genitori ultimamente sono davvero fissati sul fatto che secondo loro il mio atteggiamento da ragazzina indipendente che lavora è estremamente immaturo. In poche parole, vogliono che io torni a casa con loro>> spiegò.

<< Cosa ci sarebbe di male? Voglio dire, so bene cosa intendi fare lavorando e guadagnandoti le cose per conto tuo. Ma sei ancora molto giovane, e se hai a disposizione i tuoi genitori che possono darti il meglio, perché no? Cioè, hai tutta la vita davanti per andare a lavorare e vivere da sola. Non ti mancano ogni tanto? >> dissi. In fondo, Noemi doveva davvero godersi quel periodo con i suoi genitori perché una volta finita l'università, le cose sarebbero completamente cambiate. Ovviamente solo per lei, perché per me le cose erano già cambiate da un po' e, se solo fossi stata al posto di Noemi, avrei preferito stare con i miei genitori.

I genitori erano quelle persone che noi ragazzi davamo sempre per scontato. Ci erano stati accanto per tutta la nostra vita, e si arrivava a quel punto quando per necessità ci si doveva allontanare da loro. Nel nostro pensiero non c'era mai il fatto che quelle persone ci sarebbero potute mancare. Sapevamo che loro ci sarebbero state sempre per noi, e quello ci bastava per prendere coraggio e andarcene via di casa.

Ed era proprio quando ci si alzava la mattina e non c'era più nessuno dirci di alzarci dal letto perché oramai era troppo tardi, o quando la colazione non era già pronta e dovevamo in fretta e furia preparacela da soli, o a ricordarci le mille cose che avremmo dovuto fare quel giorno, o a darci un bacio sulla fronte e augurarci una buona giornata... Quelle cose poi cominciavano a mancare e la tentazione di tornare era sempre più forte.

Quello era ciò che provavo io.

Non riuscivo come Noemi non avesse voglia di tornare a casa con i suoi genitori. Io avrei pagato oro per poter tornare a vivere con mia madre.

<< Ci sarebbe di male il fatto che mi toccherebbe stare con loro ventiquattro ore su ventiquattro e sentirmi dire ogni giorno che dovrei abbandonare filosofia e dedicarmi all'economia per poter prendere il posto di lavoro di mio papà. Cosa che non è assolutamente nei miei piani>> spiegò.

<< Sì, non hai proprio torto>> la capivo, in fondo. Sentirsi dire tutti i giorni di aver fatto una scelta sbagliata non era proprio il massimo per Noemi, che aveva preferito seguire la propria passione anziché fare qualcosa che avrebbe portato avanti con grandissima fatica.

<< Vogliamo metterci a lavorare o passiamo la serata a chiacchierare?>> fu Tina a interromperci e a peggiorare la nostra serata con la sua voce acuta e fastidiosa. Il suo sguardo, ovviamente, era puntato su Noemi che era seduta e in quel momento non stava facendo nulla.

STARLIGHT 2 ( MOONLIGHT)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora