Capitolo 63.

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"La curiosità è un desiderio della mente" (T. Hobbes)

Questa è la foto che conserva e che porta sempre con sé. L'ha qui, sulla scrivania del suo ufficio, e sai perché? Sono solo queste le persone che contano per lui. Quella frase era rimasta impressa nella mia testa per tutta la notte, tanto che non riuscivo a pensare ad altro.

Quella donna aveva fatto di tutto per dissuadermi dall'incontrare mio padre e ci stava anche riuscendo, mi sentivo ferita. Le sue parole mi avevano fatto male. Sapevo che mio padre era andato avanti con la sua vita da molto tempo, ma sentirmi sbattere la verità in faccia in quel modo mi aveva fatto riflettere. Avevo cercato in tutti i modi di nascondere il dolore che provavo al solo pensiero che mi avesse abbandonata, ma era sempre lì, dentro di me, prima o poi avrei dovuto farci i conti.

Ethan mi aveva riaccompagnata a casa e aveva insistito per restare a dormire perché aveva paura che prendessi le parole di quella donna troppo sul serio. Mi aveva stretto forte mentre dormivo e consolato nei momenti in cui singhiozzavo. Senza di lui, non ce l'avrei mai fatta.

Mi svegliai con gli occhi gonfi e il volto stanco, reduce da una notte passata a fare incubi sul passato. Ripensando alle parole di Adelle decisi che non mi sarei arresa. Dovevo liberarmi di tutto il dolore e il risentimento che ancora provavo e per farlo sarei tornata di nuovo allo studio e questa volta non mi sarei mossa da lì finché non avessi affrontato direttamente mio padre.

«Que te pasa, Daisy?» mi domandò la mia coinquilina quando mi vide in cucina a colazione.

Gracia aveva preso un colpo nel vedere Ethan nel nostro appartamento, ma rimase ancora più colpita dallo stato in cui mi ero ridotta. Mi dispiace mostrarmi in quel modo con lei, anche perché non eravamo al massimo della confidenza nonostante ci vedessimo quasi tutti i giorni.

«Nulla, ho passato una notte un po' difficile» spiegai brevemente.

«Scusa se non ti abbiamo avvisata, ma è successo tutto in fretta e mi sono intrufolato nel vostro appartamento senza dire nulla» si scusò Ethan.

«Non te preoccupare. Todo bien. Lo vedo che è stata una notte molto lunga perciò non chiedermi scusa, non ne avete motivo. E anche Daisy abita qui, quindi è libera di portare in casa le persone che quiere» spiegò Gracia.

« Grazie Gracia» dissi.

Uscì dalla cucina per lasciarmi da sola con Ethan e mi alzai per preparare la colazione. Ethan si alzò con me, e mi abbraccio da dietro per stringermi forte a sè.

«Va tutto bene?» domandò.

«Insomma, sono molto stanca. Non ho dormito per buona parte della notte»

«Lo so» sussurrò, dandomi un bacio sul collo: «Sei sicura di voler andare a lezione oggi? Non so quanto riusciresti a stare tranquilla e a seguire le lezioni a mente lucida».

Non mi piaceva saltare l'università, non lo trovavo giusto, volevo frequentare tutti i corsi, tranne per i casi eccezionali ovviamente. Quello poteva ritenersi tale?

« Non lo so... Non mi va molto di saltare e di chiudermi in camera mia. Mi farebbe peggio»

«Ma ci sarei io con te, non ti lascio da sola oggi. Hai bisogno di qualcuno che ti stia accanto e quella persona vorrei essere io. Sai cosa? Che ne dici se chiedo a Noemi e Ale di venire qui e di stare tutti insieme. Salterebbero solo la lezione del mattino e potrebbero andare a quella dopo pranzo, così parli con loro  e ti distrai un attimo» mi propose Ethan.

Era ovvio che stare insieme ad altre persone mi avrebbe fatto bene e magari sfogarmi anche con i miei amici mi avrebbe dato il coraggio per ricontattare mio padre per l'ennesima volta.

STARLIGHT 2 ( MOONLIGHT)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora