Capitolo 59.

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Nessuno può costringere ad essere felice a suo modo, ma ognuno può ricercare la sua felicità per la via che a lui sembra buona" (Immanuel Kant)

«È sempre un inferno tornare a lavorare in questo postaccio» disse Noemi, pulendo il bancone del locale.

Andare a lavorare era l'ultima cosa che volevo fare, soprattutto dopo la giornata che avevo passato e gli incontri sgradevoli con Sara e Tommy. . In facoltà avevo cercato di ignorare Tommy e a quanto pare nemmeno lui aveva cercato di parlarmi, non riuscivo a capire il motivo, visto che non ero certo io dalla parte del torto. E poi, se una persona è interessata a recuperare un qualche rapporto, è pronta a spiegarsi e dare la propria versione dei fatti, mentre lui era rimasto in silenzio.. Durante le lezioni era come pietrificato, immerso nei propri pensieri, forse le mie parole lo avessero colpito. In più, per lo studio non avevo nemmeno sentito Ethan ma speravo che si presentasse quella sera al locale dove la band di Ale si sarebbe esibita verso fine serata. Mi mancava e sapevo che solo lui sarebbe stato in grado di farmi stare meglio.

«Cambia lavoro, allora. Faresti un piacere a tutti» commentò Tina, passandoci accanto e sentendo le parole di Noemi.

«Sai, una persona ha bisogno di mantenersi in qualche modo, anche facendo un lavoro che fa letteralmente pena» rispose Noemi, facendo innervosire Tina, che invece di rispondere in malo modo com'era suo solito, la ignorò a tornò a concentrarsi sul palcoscenico, dove alcune persone stavano sistemando gli strumenti:« Spero solo di trovare un lavoro diverso, molto presto»

«Mai pensato di ascoltare i tuoi genitori e di accettare la loro proposta di tornare a vivere con loro? Non sarebbe tutto più semplice per te?» domandai.

«Abbiamo già affrontato questo argomento, e sinceramente non mi va di parlarne. So già che sarà una serata particolarmente dura, non voglio che questo argomento la renda ancora più insopportabile» disse e non fiatai.

Noemi non voleva parlarne, e a me andava bene, anche se in fondo continuavo a sperare che prendesse una decisione giusta per stessa. C'era però una cosa che volevo chiederle, e non avevo alcuna intenzione di starmene zitta.

«E quindi... Da quanto ti piace Ale?» non appena sentì questa domanda, cominciò a tossire, come se qualcosa le fosse andato di traverso. Capii da quella sua reazione che Ale non le era indifferente e che avevo azzeccato la domanda.

«Scusami? Ale? Il nostro migliore amico?» domandò evitando in qualsiasi modo possibile il mio sguardo. Secondo segno che mi fece capire che mi stava nascondendo qualcosa. Noemi guardava sempre dritto negli occhi le persone, tranne quando nascondeva qualcosa.

«Noemi...» cercai di incoraggiarla e convincerla a parlarmene.

«Oh guarda, quel tavolo è proprio sporco. Mi chiedo chi possa non averlo notato! Corro a sistemare» e se ne andò via così, ignorando completamente la mia domanda.

Mi permisi che in contesto magari più adeguato le avrei rifatto la domanda per togliermi quel dubbio. Ale non le era indifferente, ci avrei potuto giurare. Ma volevo parlarle per capire quanto fosse grande la cotta che si era presa per il nostro migliore amico. Sapevo che in un qualche modo avrei potuto aiutarla. A pochi minuti dall'apertura del locale, arrivò Ale con i ragazzi della band che dovevano cominciare a sistemare le cose per il concerto che avrebbero tenuto quella sera, facendo le prove con gli strumenti e i microfoni. Nello stesso momento arrivò anche Ethan, che venne subito nella mia direzione. Sentii un coro intonare l'alleluia, ero così felice di vederlo che smisi di sistemare le cose sul bancone e mi allontanai un attimo per abbracciarlo.

«Mi sei mancata» sussurrò stringendomi forte a sé.

«Anche tu, tantissimo. Non hai idea di quanto sia passata lentamente la giornata senza di te» dissi e lo baciai.

«Desiré, torna a lavorare!» alzò la voce Tina dall'altra parte del locale, e senza dire nulla, tornai al mio posto con Ethan che mi seguiva.

«Quella ragazza ha assolutamente bisogno di un calmante. Penso di non averla mai vista tranquilla, ogni volta che metto piede qua dentro se la prende con qualcuno» commentò Ethan ridacchiando. Tina era una persona facilmente irritabile, bastava poco per farla alterare. Non avevo mai capito come mai fosse così, ma nonostante la curiosità, non mi impegnai poi tanto per cercare il motivo.

«Comunque, ho sentito che hai avuto un incontro ravvicinato con Sara questa mattina» ridacchiò Ethan.

«Già, quella ragazza la ritrovo ovunque» confessai.

Ricordai la conversazione che avevo avuto con lei quella mattina e la sua confessione riguardo all'incidente di Ethan, ma non sapevo se parlarne con lui e come avrebbe preso una notizia del genere visto che sembrava tenerci alla sua amica. Ma soprattutto, quella sera era così felice e tranquillo che avevo paura che la cosa potesse farlo arrabbiare.

«Ha una piccola ossessione per me» continuò a sghignazzare.

C'era ben poco da ridere, l'ossessione di Sara aveva era ben peggiore di quella di Noemi per le sue liste di cose da fare, e ce ne voleva per superarla. Mi chiedevo solo, dopo l'incidente, quanto in là quella ragazza si sarebbe spinta per ottenere l'attenzione di Ethan...

«Proprio piccola, quasi quasi non si nota» ironizzai.

«Ho saputo che è stata lei a organizzare l'incidente» rimasi a bocca aperta non appena sentii pronunciare quelle parole.

Ethan sapeva? Com'era possibile?

«Come fai a saperlo?» domandai sconvolta.

«Stamattina Sara si è presentata davanti alla mia facoltà, sembrava parecchio agitata, e immaginavo lo fosse perché aveva parlato con te. Era preoccupata del fatto che io lo venissi a sapere da te, quindi ha confessato di essere stata lei» non sembrava nemmeno tanto colpito dalla cosa e mi stupì, visto che l'aveva difesa dando la colpa a Tommy.

«E come ha fatto?» domandai.

«Non mi ha voluto dire molto sulle dinamiche dell'incidente, mi ha semplicemente detto che l'ha aiutata un suo amico di università che a quanto pare è innamorato di lei. Si sono appostati al semaforo, aspettando che io passassi per quella strada e appena mi hanno visto hanno fatto quel che hanno fatto. Non volevano farmi del male, ma solo spaventarti» raccontò.

Se l'obiettivo di quell'incidente era solo di spaventarmi, voleva dire che Sara aveva una mente più malata di quanto già pensassi. Quella ragazza aveva assolutamente bisogno di cure e di farsi vedere da una persona esperta, perché non era normale mettere in pericolo la persona che si amava.

«Quella ragazza va aiutata, perché non sta per niente bene»

«Già, siamo in due a pensarlo. Non pensavo fosse così, cioè sapevo di piacerle ma non fino a questo punto. Ovviamente le ho detto che avremmo tagliato qualsiasi legame che c'era fra di noi, anche perché ha esagerato e sinceramente non ho il piacere di avere un'amica che mi mette ansia con ogni suo gesto» confessò.

<«Hai ragione» ammisi.

Speravo solo che Sara, grazie alle parole di Ethan, si sarebbe definitivamente arresa facendosene una ragione. Avevo davvero paura al solo pensiero che potesse tornare a mettere i bastoni tra le ruote tra me ed Ethan magari facendo qualcosa di più grave e pericoloso.

«Spero solo ti dia ascolto»

«Oh credimi, ho parecchio influenza su di lei, per mia fortuna. Abbiamo parlato tranquillamente e credimi che non ci farà più problemi»

«Lo spero... » sussurrai ma presi un colpo quando vidi Tommy entrare nel locale. Varcò la soglia con nonchalance e capii da come si guardava in giro che mi stava cercando. A quanto pareva il destino voleva che quel giorno Sara e Tommy continuassero a tormentarmi, come se non ne avessi già avuto abbastanza la mattina. Ethan, capendo il disagio nel mio sguardo, si voltò per vedere il motivo per il quale mi ero agitata così tanto e ovviamente si innervosì: «Cosa diamine ci fa lui qui?»

Tommy venne nella nostra direzione, sicuro di sé, come se quella sera volesse liberarsi di qualcosa che lo tormentava da un po'. Non appena fu abbastanza vicino a noi, Ethan si alzò in piedi e si mise tra me e lui in modo tale da impedirgli di avvicinarsi a me.
Era una scena surreale, non me lo sarei mai aspettato.

«Fermo, fermo, dove pensi di andare?» domandò Ethan.

«Voglio parlarvi. Ho bisogno di dirvi delle cose» rispose Tommy, con voce tremante e i pugni stretti per l'agitazione.

«Cosa c'è?» domandai, cercando di far capire a Ethan che sarebbe stato carino lasciarlo almeno parlare.

«Ho bisogno di chiarire alcune cose, perciò se ti sposti magari ci riesco» disse guardando Ethan e scongiurandolo con lo sguardo di dargli una possibilità.

Ethan continuò a guardarlo negli occhi con rabbia, ma dopo qualche secondo si arrese e tornò a sedersi al suo posto, pronto ad ascoltare quello che aveva da dire la persona che più odiava al mondo.

«Ovviamente ho saputo che hai raccontato a Daisy di quello che è successo quell'anno dopo che se n'era andata, e ho bisogno di mettere in chiaro delle cose... » si rivolse prima a Ethan e poi a me:«Non sono la persona che ho mostrato di essere trattando in quel modo Ethan. È vero, ero troppo geloso dell'amicizia che si era creata tra voi due, ma perché tu, Daisy, mi sei sempre stata vicina. Siamo sempre stati una coppia indivisibile, ci dicevamo tutto, siamo cresciuti insieme e l'ultima cosa che mi sarei aspettato da te era di essere sostituito da un ragazzino che era esattamente il mio opposto. Avevi così tanto interesse nei suoi confronti, ti prendevi cura di lui come se fosse un cucciolo trovato per strada e gli stavi accanto in un modo in cui non lo eri mai stata con me. Ero geloso, perché la maggior parte delle sere la passavi su quella casa sull'albero con lui e non con me. Ero diventato una figura marginale nella tua vita, non contavo più nulla. Servivo solo per essere amico di Ethan quando tu non c'eri o avevi altri impegni, e ci stavo male. Ho sofferto per questo. Lo so che per voi questo non è un motivo sufficiente a giustificare ciò che ho fatto, ma è quello che ho da dirvi, anche se magari lo sapeva già da tempo. Sentirti così distante da me, di nuovo, questa mattina mi ha fatto riflettere su come mi sono comportato e anche se non basta, vorrei chiederti scusa Ethan. So di averti fatto soffrire e so che non ti meritavi di essere trattato male da me, mi dispiace. Ma quando si è giovani si commettono tanti errori per i quali poi, in futuro, ci si pente amaramente, e penso che tu sia l'unica persona in grado di capirmi, ovviamente solo se hai colto il mio riferimento. Non dovevo comportarmi così, ne ieri, ne quando ero più piccolo. Mi dispiace e chiedo scusa»

Tutto mi sarei aspettata da Tommy, ma non che si scusasse con Ethan. Rimasi a bocca aperta e confusa.. Dovevo ammetterlo, mi faceva piacere che avesse ripensato al suo comportamento e avesse capito di aver sbagliato. Quando si era scusato, avevo ritrovato la stessa persona che avevo conosciuto anni prima.
.


«Scusa per il pungo di ieri» sussurrò Ethan, quasi come se quella frase gli fosse uscita dalla bocca di forza e mi venne da sorridere.

Ethan e Tommy sembravano essere tornati due bambini piccoli che, dopo una bella sgridata, si chiedevano perdono a vicenda perché le cose tornassero come prima.

«Grazie Daisy» sorrise Tommy: «Mi portavo questo peso da tanto tempo, e ora sento di essermene completamente liberato grazie a te, che mi hai fatto capire di aver sbagliato» se ne andò così, ringraziandomi e ne fui felice..

«Quanto gli piace fare scena» commentò Ethan, abbastanza innervosito.

«A me sembrava sincero» sussurrai guardando Tommy che se ne stava andando via.

La serata proseguì serenamente, con i ragazzi che suonavano, Ethan che stava con Nico seduti a un tavolo a mangiare, e io e Noemi che ogni tanto ci scambiavamo qualche parola, ovviamente non appena dicevo qualcosa su Ale lei si volatilizzava nel nulla, continuava a evitare l'argomento.
Persino Tina sembrava non darci troppi problemi, solo ogni tanto rimproverava qualche ragazza perché magari era troppo lenta nel servizio.
A fine concerto, i ragazzi della band con Ale si riunirono attorno al bancone, e cominciarono a chiacchierare tra di loro, mentre Ethan, Nico e Noemi parlavano di Tina e di quanto avesse bisogno di una settimana di vacanza.
Io mi isolai non appena sentii il mio telefono squillare con un numero che non avevo segnato nella rubrica telefonica.


«Tesoro, come stai? Sono la zia»

«Bene zia, tu?»

«Tutto a posto, ti ho chiamata per una cosa che ho scoperto. Tua mamma mi ha raccontato un po' la situazione, mi ha detto che avevi chiesto di avere qualche informazione sulla donna che sta ora con tuo padre, e anche se è stato difficile, sono riuscita ad ottenere qualcosa che potrebbe interessarti» mi avvertì. «Ti mando tutto via messaggio, mi hanno passato l'indirizzo di uno studio dove lei o tuo padre lavorano e una breve descrizione della donna per poterla riconoscere più facilmente. Non ti trattengo oltre, so che sei a lavoro e non voglio ti rimproverino perché ti sei distratta»

«Grazie mille zia, certo, passami tutto! Sei la migliore»

«Non ti preoccupare tesoro. Uno di questi giorni magari vengo a trovarti, così ti porto il tuo dolce preferito e passiamo la serata a vedere uno dei nostri soliti film strappalacrime proprio come fai con la mamma»

<«Ti voglio bene» le dissi.

«Anche io» rispose e chiuse la chiamata.

Qualche minuto dopo ricevetti il messaggio e gli occhi mi si illuminarono per la felicità. Erano informazioni un po' confuse, ma era più di quanto avessi potuto scoprire da sola.

STARLIGHT 2 ( MOONLIGHT)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora