Capitolo 61.

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"La scienza è ciò che conosciamo e la filosofia è ciò che non conosciamo." (Bertrand Russell)

Non tutte le giornate potevano cominciare bene, almeno non nella mia vita. C'erano delle volte in cui la voglia di stare chiusa in casa aveva la meglio persino sul mio amore per la filosofia, anche se poi finivo comunque per leggere qualcosa altrimenti la mia giornata non sarebbe passata. Altre volte invece mi svegliavo la mattina con la voglia di fare. Ecco, quella mattina era apparteneva alla seconda categoria, e il motivo erano i pasticcini che Ale, probabilmente, alle sette e mezza, aveva già preparato sul tavolone della sua cucina, motivo per cui trovai la forza di uscire dalle coperte e appoggiare i pedi sul pavimento gelato. Mi preparai in fretta e furia, non volevo tardare troppo per paura che Sara mangiasse di nuoto tutti i dolcetti alla crema. Quando arrivai alla porta di Ale, bussai con insistenza visto che quella mattina, non si sa per quale motivo, aveva deciso di mettere la musica ad alto volume. Credevo non mi avrebbe mai sentito. Ma a quanto pare avevo sottovalutato il mio migliore amico, non passarono neanche cinque secondi che la porta si aprì.

«Buongiorno Daisy, ti stavamo aspettando» sorrise.

«Dimmi che me ne hai conservato qualcuno per me e che non mi sono alzata per nulla questa mattina» dissi.

«Buone notizie per te» non appena sentii pronunciare quelle parole, mi fondai in cucina. Ma quando varcai la soglia, notai, oltre a Nico, una Sara particolarmente arrabbiata. Stava seduta a capotavola con le braccia conserte e lo sguardo fisso su di me come se volesse fulminarmi da un momento all'altro. Il suo volto aveva addirittura lo stesso colore rossiccio dei capelli. Che problemi aveva quella ragazza?

«Ehi Daisy, sono riuscito a conservarti dei pasticcini alla crema con grandissimi difficoltà visto che qualcuno in questa stanza si è svegliata di nuovo apposta alle quattro del mattino per finirli tutti» il suo sguardo si spostò immediatamente su Sara che non reagì alle sue parole. Pensavo che lei e Ethan avessero finalmente parlato, che lei si fosse arresa e avesse deciso di smettere di darmi fastidio mettendomi di cattivo umore.

«Quel qualcuno sono io, sempre se non l'hai capito» rispose in modo sfacciato.

Non riuscivo a capire tutto quell'odio nei miei confronti, visto che lei stessa aveva ammesso davanti a Ethan di aver ideato quell'incidente che lo aveva fatto arrivare dritto in ospedale.

«Posso sapere perché?»

«Perchè?» domandò alzando la voce: «Perché, Daisy? Perché per colpa tua Ethan non vuole nemmeno rivolgermi parola. Non risponde più ai miei messaggi, nonostante siano tutti di scuse. Non vuole rispondere alle mie chiamate e quando lo vedo in giro mi ignora, come se per lui non fossi nessuno»

«Te la sei creata da sola questa situazione, non puoi dare sempre la colpa agli altri. Se non ti fosse venuta in mente la stupida idea di fargli del male, lui sarebbe ancora qui a parlarti» risposi.

«Sì, ma non avrei mai sentito la necessità di fare una cosa del genere se Ethan non fosse stato così fissato con te»

«Non è colpa mia» ribadii.

Non era possibile che quella ragazza trovasse sempre un modo per incolparmi di cose che non avevo mai fatto. Non avevo scelto io di far venire Ethan nella mia città, e nemmeno ero riuscita a controllare i miei sentimenti nei suoi confronti.

«È colpa tua, perché se tu non fossi esistita lui avrebbe già perso la testa per me» gridò prima di alzarsi e uscire dalla cucina per andare rinchiudersi nella sua stanza. La casa rimase nel silenzio più totale, mentre cercavo di mettere a fuoco quello che era appena successo. Non mi era mai successo di essere accusata per qualcosa che non mi riguardava nemmeno lontanamente.

STARLIGHT 2 ( MOONLIGHT)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora