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Un forte applauso si alza dalla folla mentre la regina attraversa la sala accompagnata da Astrid e Torvi. Lagertha sale sul piccolo palco e si posiziona davanti al trono <<Oggi inizia una nuova era a Kattegat, per tutti noi>> dice mentre la folla si calma. I miei occhi sono posati su Ubbe e Sigurd, in prima fila, vicino a Rebeka. Mi chiedo dove sia Ivar. <<Voi siete stati mal governati per moltissimo tempo. Tante cose sono state trascurate. Kattegat è cambiata nel corso del tempo, si è espansa, è diventata più prospera e oggi è il più grande e ricco porto commerciale norreno. Ciò significa che è molto invidiata>> continua sedendosi mentre la piccola folla annuisce di tanto in tanto. Lagertha mi guarda e mi fa un cenno con la testa. <<Siamo troppo esposti. Dobbiamo iniziare a costruire fortificazioni, palizzate e fossi intorno alla città. Ora come ora la sola forza delle nostre spade non serve a molto>> espongo l'idea su cui abbiamo discusso per molto, questa mattina, io e la reggina. <<Sono sicura che tutti quanti; uomini, donne e bambini, forti e meno forti contribuiscano a questa grande impresa>> interviene Lagertha sorridendomi, accarezzando con la mano le morbide piume della sua civetta. <<Tutti quelli che sono d'accordo dicano si>> riprende alzandosi. Un forte "si" riempie la sala seguito da applausi e da un rumore particolare.

Pian piano la folla si zittisce e si divide lasciando spazio a Ivar che, con l'aiuto di due scalpelli di metallo, si sta trascinando lungo il pavimento. La rabbia nei suoi occhi brucia come un incendio incontrollato. Ubbe posiziona uno sgabello davanti a lui e il ragazzo storpio vi si siede sopra. <<Benvenuto Ivar>> lo saluta Lagertha con rispetto ma questo sembra non importare al minore dei fratelli Lothbrok <<Sono qui in nome della giustizia>> afferma a voce chiara tenendo la testa alta. <<Tutti sanno che hai ucciso nostra madre senza motivo, se non per ambizione. Di conseguenze pretendo giustizia>> continua, ma il maggiore cerca di fermarlo, appoggiando la mano sulla sua spalla. <<Non toccarmi codardo>> lo minaccia guardandolo di traverso.
Qualcosa mi spinge a portare la mano sull'impugnatura della spada che porto alla cintura beccandomi lo sguardo severo della mia migliore amica ancora al mio fianco. <<Non è un codardo. Probabilmente lui comprende cose che tu non capisci>> lo rimprovera Lagertha, mantenendo un tono di voce tranquillo. Lo stesso che usava con me da bambina.
<<Io capisco ogni cosa perfettamente. Tu, hai assassinato mia madre. A sangue freddo. Esigo vendetta. Per questo, voglio sfidarti a duello>> dichiara Ivar alzando la voce sull'ultima frase. Un mormorio sale dal pubblico e incrocio lo sguardo con quello di Astrid, anche lei colpita quanto me.
Lo sguardo di Ivar muta da arrabbiato a strafottente e dopo pochi secondi di silenzio arriva la risposta della regina. <<Io mi rifiuto di combattere contro Ivar Lothbrok, figlio di Ragnar>> mi inumidisco le labbra mentre il mio amico gli chiede il perché. <<Non voglio ucciderti>> Ivar sorride nervosamente <<E chi dice che mi uccideresti?>> chiede lo storpio con fare di sfida. Il volto della regina si indurisce e raddrizza la schiena contro lo schienale del trono. <<lo dico io>> risponde mutando la voce in un tono più severo.
Una piccola risata esce dalle labbra di Ivar e punta lo scalpello contro la donna <<Non combattere se è questo che vuoi. Ma è sufficiente che tu sappia che un giorno io ti uccide to Lagertha. Il tuo destino è già scritto>> con questa frase rivolge uno sguardo di odio ai presenti, me compresa, e se ne va, strisciando tra la gente.

****

<<Cosa sai degli abitanti del Mediterraneo?>> mi chiede Torvi, appoggiandosi alla pala conficcata nel terreno. Sposto un altro secchio di terra dal futuro fossato e la osservo <<Esistono diversi popoli che vivono sulle coste del Mediterraneo. Una parte di loro è cristiana, ma la maggior parte si fanno chiamare Mussulmani e adorano un dio chiamato Allah. Sono tra i migliori combattenti esistenti e lavorano il ferro per dare dei particolari disegni alle lame delle loro armi>> dico indicando con la testa la mia spada con lama damascata che tengo dietro la schiena. Torvi abbassa la testa come se stesse pensando. <<Parlano la lingua araba, alcuni il latino. Alcuni una lingua volgare che varia da regione a regione o anche da paese>> passo il braccio sulla faccia per togliere le tracce di sudore e di terra e giro la testa verso Lagertha. Se ne sta in piedi a osservare il procedere dei lavori, con la stessa attenzione di un falco che attende la sua preda. Ogni persona sta dando una mano. La fedeltà che il popolo prova per la sua regina è unico. Una cosa che non accadeva da molto tempo.
<<E le donne? Come sono?>> chiede ancora ricominciando a scavare. Sospiro, facendo schioccare la lingua contro il palato. <<Non combattono, non sono come noi. Noi sappiamo tener testa ai nostri uomini, loro spesso non lo possono fare. La cosa che so molto bene è che sono ottime seduttrici. L'area di quelle zone rende le donne molto belle. Una vera tentazione per ogni genere maschile>> rispondo come se stessi parlando di un popolo nemico. Alzo la testa iniziando a pensare che Hvitserk potrebbe cedere alle loro lusinghe, o peggio ancora, potrebbe non riuscire a trattenersi. Scuoto la testa continuando a lavorare. Lui e Bjorn sono in cerca di nuove terre da esplorare, nuovi orizzonti da conquistare. E noi, qui, ad aspettare.
Mi chiedo cosa faccia in questo momento. Se le sue mani sono occupate con la spada o con qualcosa di più dolce... qualcuno di più dolce. <<E se... e se ci fosse un'altra donna? Una straniera dalle terre del sud, con la pelle dorata dal sole e occhi scuri come la notte? E se fosse stata lei a catturare il suo sguardo durante una festa sotto le stelle, su una spiaggia straniera?>> Chiede Torvi mentre lavora a poca distanza da me. Alzo la testa aggrottando la fronte, i capelli sempre a coprirmi gran parte del volto. <<L'attrazione del nuovo, dell'ignoto... potrebbe allontanarlo da me?>> Chiede ancora parlando forse più a se stessa che con me in particolare. Le sue parole iniziano a insinuarsi nella mia mente ma decido di non pensarci troppo. Ho troppe cose a cui pensare.

Mi sciacquo per la terza volta il viso e guardo il mio riflesso nella bacinella piena d'acqua. Ho gli occhi stanchi e le labbra sono ancora gonfie e arrossate, il livido viola sullo zigomo meno calcato. Non avrei mai dovuto fare questo accordo con Nils, ma preferisco essere picchiata che dover vedere morire le persone che amo. <<Fai ciò che voglio e Hvitserk vivrà. Ribellati, e raggiungerà gli dei nel Valhalla>> sono queste le parole che continua a ripetermi con voce velenosa.
Due mani calde si posano sui miei fianchi e un petto muscoloso si appoggia contro la mia schiena. <<Il tuo uomo non sa proprio cosa si sta perdendo>> sussurra Nils mordendomi la pelle dietro l'orecchio. Percepisco la sua erezione premermi contro il sedere e stringo la stoffa della mia camicia da notte per evitare di tirargli un pugno. Si allontana da me e inizia a rivestirsi con tranquillità, poi torna da me. <<Ti conviene trovare una scusa per questi lividi. Disturbano il tuo bel faccino>> ghigna prendendomi il viso con una mano, stringendo le dita sulla mandibola. Mi scosto dalla sua presa con uno sguardo truce e dopo avermi dato un bacio volante esce da casa mia, sistemando l'ascia nel cinturone.
Mi alzo stanca, avvicinandomi al tavolo in camera da letto sotto la finestra aperta. Sono mesi che sta andando avanti questa storia e la mia mente continua a risentirne sempre di più. Ho smesso di dormire, se accade è solo per pochissime ore. Sono spesso distratta e di questo ne risente il mio allenamento.
Guardo il mio riflesso nella bacinella al centro del tavolo. Il mio viso è segnato da lividi, gli occhi stanchi e cerchiati da molteplici notti insonni.
La rabbia mi avvolge come un mantello pesante, soffocante. Ogni pensiero che ho è intriso di rancore e disprezzo. Ogni parola che esce dalla sua bocca è veleno, ogni gesto un colpo di frusta invisibile. Non c'è nulla di buono in lui, solo oscurità e manipolazione. Mi tiene in pugno, gioca con la mia mente e il mio cuore come se fossi una marionetta. E io, io mi sento prigioniera, intrappolata in una gabbia fatta di minacce e paura. La paura è ciò che mi paralizza. Non è solo paura per me stessa, ma soprattutto per le persone che amo. Nils lo sa. Sa che farei qualsiasi cosa per proteggerli. È il suo gioco preferito, minacciare chi mi è caro per piegarmi alla sua volontà. E io, impotente, devo obbedire. Odio questa sensazione di impotenza. Odio sentirmi così fragile, così vulnerabile. Sono una Shield-maiden, per Odino!
Sono nata per combattere, per essere libera. E ora, eccomi qui, schiava di un uomo vile. Mi fa ribollire il sangue solo pensare a quanto mi abbia ridotto.Ma non posso permettere che sia così. Non posso lasciare che mi distrugga completamente. C'è ancora una scintilla dentro di me, una fiammella che si rifiuta di spegnersi. Devo trovare un modo per spezzare queste catene, per liberarmi dalla sua presa. Devo ricordare chi sono, cosa posso diventare.
In preda a uno scatto d'ira colpisco la bacinella con il palmo della mano facendo riversare l'acqua a terra mentre grido per sfogare la rabbia.

Un milione di corvi volano sulle coste delle terre conosciute, oltre i mari e i celi. Vedo Bjorn e Hvitserk e davanti a loro Odino. La stessa cosa per gli altri figli di Ragnar, qui a Kattegat.
Vedo una luce abbagliante e poi delle enormi porte da cui arrivano cori, canti e risate. Vedo Ragnar ridere e scherzare con Asloug, con mio padre, raccontandosi le loro avventure. Riconosco una chioma nera e dei dolci occhi verdi. Mia madre, che tiene tra le braccia mio fratello. Lei mi sorride e tutti si zittiscono. Alzano i calici verso di me e brindano.
Una mano si posa sulla mia spalla e mi volto. Non sono più nel Valhalla ma sulle rive di un fiume dalle acque agitate. L'unico suono è quello della pioggia e dei tuoni. Davanti a me appare una scena raccapricciante. Una distesa di cadaveri; Hvitser e Lagherta in ginocchio con i visi sporchi di sangue e terriccio e una figura incappucciata dietro di loro. <<Scegli>> urla la figura alzando un pugnale che brilla insieme ai fulmini. <<Scegli>> urla ancora più forte, puntando il coltello lungo la gola di Hvitserk. Mi si blocca il respiro, impotente di fare ogni cosa. Il coltello crea uno squarcio nella sua gola e un filotto di sangue scuro inizia a sgorgare a terra. Un urlo silenzioso mi esce dalle labbra e cerco di muovermi verso il ragazzo a terra ma sono bloccata, ho i piedi sommersi nel fango.

Spalanco gli occhi mettendomi a sedere. Sono tutta sudata, i capelli appiccicati alla fronte e al collo e il cuore che batte velocissimo. Era solo un incubo. Uno dei tanti.




Come il sole e la luna  //Conclusa E Corretta//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora