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  Me ne resto in disparte, nascosta dalla vegetazione. Ho deciso di seguire Floki, per capire le sue intenzioni. Sono oramai due settimane che si incontra con un gran numero di persone in mezzo al bosco.
Lui non fa altro che raccontare quando è bella la terra degli Dei, risponde alle domande degli uomini e delle donne che hanno intenzione di assecondarlo.
Ho sempre saputo, e pensato, che mio zio fosse un po' matto. Ma ora capisco quello che diceva la gente. Sta proprio perdendo la testa.
Gli uomini non possono camminare sulla terra degli Dei, è impossibile. Lo ha sempre detto anche lui.

  <<Quanto ancora dobbiamo restare qui?>> chiedere Rebeka, acquattandosi dietro al cespuglio, al mio fianco. Appoggio l'indice sulle labbra, dicendole di non fare rumore e indico la piccola folla radunata intorno a mio zio. <<Appena se ne andranno, vedremo cosa fare>> sussurro facendo annuire la mia amica.
<<Tu credi alle parole di Floki?>> mi chiede ancora lei, girando il viso verso di me. Sbatto gli occhi un paio di volte e alzo le spalle, respirando profondamente. <<Non lo so>>.
<<Credi che lo seguiranno davvero?>> domanda ancora e scuoto la testa. <<Non lo so>>. Rebeka mi da una gomitata e indica una persona in particolare.
Che ci fa il figlio di Torvi li?
Floki congeda la sua riunione segreta e, anche noi ci allontaniamo. <<Tu vai, io proverò a parlare con lui>> Rebeka annuisce e, cercando di non dare nell'occhio, si allontana.

Esco dalla boscaglia e mi avvicino al costruttore, poggiandogli un mano sulla spalla. Lui si volta verso di me e sorride. <<Ciao piccola canaglia>> mi saluta appoggiando due dita sulla mia fronte e dandomi una leggera spinta. <<Ti va di camminare un po'?>> Gli chiedo allungando la mano. L'afferra e lo guido attraverso il bosco.

  <<Credi davvero che sia la terra degli Dei?>> Domando, piegandomi sulle ginocchia e picchiando le mani nell'acqua del ruscello. Lui ridacchia senza smettere di ispezionare la spiaggetta di sassi. <<Ne sono più che convinto>> risponde guardandomi dal basso. <<Come lo sai?>> chiedo scuotendo le spalle, asciugandomi le mani sul tessuto nero dei pantaloni. <<Perché li ho visti. Quel luogo è intriso della loro magia>>.
<<In quel luogo costruiremo la nostra nuova casa. Coltiveremo la terra, alleveremo il bestiame; avremo una vita perfetta>> continua, guardando la manciata di sassi bianchi e grigi che tiene tra le mani. Mi allontano dall'acqua, sedendomi a terra, in mezzo all'erba verde.
  <<Tu puoi venire con me, se lo vorrai>> dice a voce più alta, come a cercare di persuadermi.
<<Sono stata fin troppo lontano da Kattegat>> rispondo ripensando al mio lungo viaggio e ai mesi passati in Britannia.
Dal canto suo sembra capire e ce ne restiamo in silenzio per un po', ascoltando lo scroscio dell'acqua, il vento tra le fronde degli alberi e il canto degli uccelli.

  <<Novità?>> chiede all'improvviso, lanciando un sasso nel torrente. Strappo un filo d'erba e lo spezzetto. <<No, nulla di nuovo>> rispondo alzando le spalle, ignorando il suo sguardo. La sua solita e buffa risata lo pervade e, voltando leggermente la testa, mi guarda sogghignando. <<Sono pazzo, ma non sono stupido. L'ho notato sai>> risponde indicandomi. Deglutisco rumorosamente.
<<Quando pensavi di dirmelo?>> chiede, strofinandosi le mani sui vestiti per poi sedersi al mio fianco. <<Si vede così tanto?>> chiedo abbastanza preoccupata dalla possibile risposta affermativa. <<No, non si nota nulla. Ma tu hai confermato quello che gli Dei mi hanno mostrato>> ridacchia ancora. Mi giro nella sua direzione, per poterlo vedere in faccia.
<<Hai avuto una visione di questo?>> chiedo e annuisce.
<<Sì. La notte precedente alla mia partenza dalla Bretannia>> risponde lasciandomi totalmente sconvolta.
<<Lui lo sa?>> domanda allungando le gambe davanti a sé. È ovvio, si sta rifacendo a Hvitserk.
Scuoto la testa, sospirando. <<Io e lui abbiamo litigato. Ubbe e Ivar hanno litigato. Abbiamo preso strade diverse>>. <<Non c'è modo di riappacificarvi?>> propone guardandomi, ma scuoto la testa. <<È molto probabile che Ivar e Ubbe finiscano in guerra uno contro l'altro>> rispondo stendendomi a terra, incrociando le braccia sotto la testa e guardando il cielo azzurro, in contrasto con le foglie verdi degli alberi.
<<Si è sempre saputo che tu e Hvitserk sareste stati insieme. Insieme come il sole e la luna nel firmamento, ma come essi, sempre separati>>.
Per un attimo il cuore smette di battere nel sentire quella frase. Era la stessa che tempo indietro mi era stato detto dal indovino. Floki probabilmente lo sapeva. Sapeva che tutto questo sarebbe successo.

****


  <<Credi che tornerà?>> chiede Rebeka, giocherellando col cibo nel piatto. Siamo sedute nella grande sala comune, l'atmosfera è carica di tensione e di attesa. Il crepitio del fuoco nel camino è l'unico suono che rompe il silenzio, mentre la luce delle torce getta ombre danzanti sulle pareti.
Le ho raccontato di quello che è successo in Britannia dopo la sua partenza, comprese le liti e le divisioni che hanno lacerato il nostro popolo. Il ricordo di quei momenti è ancora vivido nella mia mente, e vedo lo stesso turbamento riflesso negli occhi di Rebeka. <<Lo sai, non sei obbligata a stare dalla parte di Lagertha. Se preferisci Ivar, accetterò la tua scelta>> dico, sporgendomi verso di lei e stringendole la mano. Le nostre dita si intrecciano, ed è come se quel contatto potesse trasmettere tutto il mio affetto e la mia comprensione. A prescindere dalla sua scelta, non sarà mai una mia nemica. <<Non voglio lasciarti, ma...>> Rebeka esita, il suo sguardo si abbassa sul piatto, evitando il mio. Posso sentire il conflitto che la dilania, la lotta tra il desiderio di restare al mio fianco e l'amore che prova per Ivar.
<<Lo so. Ti capisco. Tu hai la possibilità di avere ancora una vita con Ivar; tra me e Hvitserk ormai non c'è più niente da fare. Non sarò io a impedirti di essere felice con l'uomo che ami>> la mia voce è ferma, ma dentro di me sento un dolore sordo. Se Rebeka scegliesse di stare dalla parte di Ivar, ne soffrirei; perderei la mia migliore amica, la persona che è stata al mio fianco nei momenti più difficili. Ma non potrei mai oppormi alla sua felicità.
Il pensiero di un futuro senza di lei mi opprime, ma so che devo essere forte per entrambe. Le guerre hanno già portato via troppo, e non voglio che la nostra amicizia sia un'altra vittima.
Mi guardo intorno nella sala, osservando i volti familiari degli altri guerrieri, ciascuno immerso nei propri pensieri e preoccupazioni. Questo luogo, che una volta era il centro della nostra comunità, ora sembra un campo di battaglia emotivo. La divisione tra Lagertha e Ivar ha creato una frattura profonda, e mi chiedo se sarà mai possibile ricomporla.
Rebeka finalmente alza lo sguardo e nei suoi occhi vedo una determinazione nuova e capisco che, qualunque sia la sua decisione, il legame che abbiamo costruito rimarrà sempre forte. La nostra amicizia ha superato molte prove, e so che potremo affrontare anche questa.

Come il sole e la luna  //Conclusa E Corretta//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora