44.

422 16 4
                                    

Nel vedermi, Hvitserk si blocca per alcuni secondi. Abbasso lo sguardo per prima, incapace di tenere gli occhi a contatto coi suoi. Inizio a fissarmi le mani, un po rovinate a causa del manico in pelle delle armi. Guardo ogni cicatrice come se le vedessi per la prima volta.
Una sedia viene trascinata e percepisco la presenza di Ivar seduto davanti a me. Sento il suo sguardo bruciarmi addosso e mi sforzo di fare l'indifferente. Le gare di sguardi tra noi, venivano sempre vinte dallo storpio.

<<Dov'è Rollo? Dov'è nostro zio?>> chiede Bjorn, interrompendo finalmente questo orribile silenzio. << Sono andato da lui. Ti manda i suoi saluti, Bjorn la corazza>> la chiara voce di Hvitserk è un solievo per le mie orecchie. Sentirla così vicina mi fa, per un attimo, scordare dove mi trovo. <<E si augura che tu non voglia combattere contro il suo esercito>> continua mantenedo lo stesso tono pacato. <<Perchè allora vi ha mandato i suoi soldati?>> chiede l'uomo accanto a me.
Hvitserk fa per rispondere ma Ivar lo interrompe. <<Te lo dico io perchè. Rollo vede giustizia nella nostra causa>>. <<La vendetta per tua madre, fa parte del passato Ivar>> dico, alzando lo sguardo e incrociandolo al suo. Lui serra gli occhi in due fessure e si sporge sul tavolo, avvicinandosi di più a me. <<Io devo vendicare mia madre. Se fossi stata al mio posto, anche tu lo avresti voluto no?>>.
Contraggo la mascella e mi appoggio allo schienale della sedia.
<<In nome di nostro padre, in nome del suo ricordo: ti sto chiedendo, Ivar, di non mettere a rischio la vita del nostro popolo>> sussurra tra i denti Bjorn, usando quel tono duro e quasi minaccioso che non appartiene alla sua indole buona. <<Tu parli così perchè adesso vedi tutto il potere riunito contro di te, Bjorn. Se tu pensassi ancora di poter vincere, adesso non saresti qui>> il tono dello storpio è una vera e proria minaccia. I suoi occhi btrillano di un intenso e crudele blu sotto il leggero lume delle candele. <<La verità Bjorn, è che tu hai paura>> conclude indicando il fratellastro.
Quest'ultimo scuote la testa e alza le sopracciglia. <<Io non ho paura, ma questo non cambierà le cose>> ribatte il primo genito di Ragnar. Ivar si appoggia alla sedia e alza un braccio. Un gruppo abbastanza numeroso di persone tira fuori le loro armi e le puntano contro di noi. Il bambino inizia a muoversi velocemente, facendomi quasi male. Abbasso la mano dal tavolo e la porto sulla mia pancia, iniziando ad accarezzarla nella speranza che il bambino si calmi. Re Harald si alza facendo stridere le gambe della sedia e guarda furente lo storpio.
<<Ivar, noi non agiamo così. Noi non facciamo le cose in cuesto modo, lo sai bene>> lo rimprovera e Ivar piega la testa di lato. <<Beh, almeno ci ho provato>> con questa battuta richiama i suoi uomini che, silenziosi come sono arrivati, tornano nelle zone d'ombra della sala.
Bjorn, accanto a me, allunga una mano appoggiandola sotto la mia. Il calore del suo palmo pare, per fortuna, tranquillizzare il bambino.

****

Non è da molto che ce ne siamo andati da lì. La regina Astrid ci ha praticamente obbligati a restare per la notte, dicendo che la tempesta ci avrebbe rallentato il viaggio di ritorno. Oltre che renderlo pericoloso.
Credo che se Bjorn non mi avesse portata con se, avrebbe declinato volentieri l'invito.
In tutto ciò di Rebeka non c'è traccia, anche Astrid non sa dove sia. L'ho cercata e ho chiesto di lei. Ma da quanto appreso probabilmente Ivar la tiene lontana da tutto e tutti. Per proteggerla probabilmente. Ma riesce a proteggerla anche da sé stesso?

Ripiego per l'ennesia volta la coperta e la stendo sul letto. Dai piccoli buchetti nelle pareti, non entrano solo gli spifferi ma anche i mormorii delle guardie all'esterno della casa. Quando mi hanno portata qui sono stata separata da Bjorn, lui in una casa e io in un'altra. Se non fosse per il fuoco scoppiettante, all'interno del braciere, sarei immersa nel buio e nel silenzio.

Il bambino tira un altro calcio e con una smorfia mi siedo sul letto scricchiolante. Mi passo la mano tra i capelli sciolti e sbuffo frustrata, chiedendomi perche si muovi così tanto. Una parte di me inizia a pensare se stia bene.
Qualcuno armeggia con il chiavistello all'esterno della porta e, subito dopo, questa si apre facendo entrare una folata di aria fredda ricca dell'odore di pioggia. Osservo la figura in penombra restando sorpresa. Hvitserk appoggia il mantello bagnato sull'appendino accanto alla porta e si guarda intorno, strofinandosi le mani. <<Avrebbero putoto darti una sistemazione migliore>> dice osservando il soffitto gocciolante. Che ci fa qui?

Muove alcuni passi incerti sul pavimento rumoroso e si siede sulla sedia, proprio davanti al mio letto. Nessuno dei due parla, ci limitiamo a guardarci. Almeno, io lo sto guardando. Lui fa di tutto per non farlo.
<<Perche sei qui?>> chiedo, stanca di questo silenzio tra di noi. Lui si gratta la testa e mi guarda. <<Non volevo che restassi sola>> risponde quasi con imbarazzo. Gli sorrido e lo ringrazio. Lui ricambia e appoggia le mani sulle ginocchia. Tamburella le dita alcuni istanti poi annuisce. <<Beh allora.. buonanotte>> dice prima di alzarsi e tornare verso la porta. Lo richiamo facendolo voltare. <<Ti prego resta, non andartene. Sono stanca di vederti andare via>> sussurro, probabilmente senza rendermeno neanche conto. Lui annuisce lievemente e torna a sedersi dove stava prima. <<Resterò qui allora. Ti guarderò dormire come facevo una volta>> sento una punta di tristezza nella sua voce e prendo la decisione che forse cambierà la mia vita. Mi manca così tanto che averlo nella stessa stanza e non poter stare tra le sue braccia, è un dolore straziante.

Allungo un braccio e apro la mano verso di lui. Esita un po ma poi l'afferra. Si siede accanto a me e riesco a sentire il suo odore. Posso quasi sentire il suo cuore battere all'impazzata, o forse è solo il mio quello che sento. Gli butto le braccia al collo e lo stringo a me, nascondendo il viso contro il suo collo. Anche lui ricambia l'abbraccio e lo sento tremare. <<Mi dispiace, mi dispiace Hvitserk>> sussurro contro al suo orecchio e lui si allontana di poco, quel che basta per guardarmi negli occhi. <<Ti riferisci a Ubbe?>> chiede e sgrano gli occhi. <<Una sentinella di Harald vi ha visti>> spiega in fretta. Abbasso lo sguardo ma prontamente me lo rialza. Con i pollici mi accarezza le guance. <<Non mi importa Martha. Ti perdono ogni cosa, come tu hai fatto con me>> sento gli occhi farsi lucidi e dalla foga del momento, gli prendo il viso tra le mani e lo bacio. Subito lui ricambia e mi fa stendere sotto di se. Si solleva da me e si morde le labbra. <<Se Ivar lo venisse a sapere, sarebbe la fine>> sussurra guardandomi prima negli occhi e poi le labbra. <<Non faremo niente. Resta solo a dormire>> gli chiedo speranzosa, accarezzandogli il petto coperto dalla casacca verde. Lui annuisce e si spoglia dell'armatura, restando con addosso solo i pantaloni e la camiciona di lino e lana. Si stende al mio fianco, faccia a faccia con me. Gioca con alcune ciocche dei miei capelli e sorride mentre chiudo gli occhi.

Il continuo muoversi del bambino mi sveglia. Percepisco il petto di Hvitserk contro la mia schiena, il suo braccio destro sul fianco e la mano mi accarezza la pancia. Fingendo di dormire mi giro, mettendomi a pancia in su anche se a fatica. Il ragazzo al mio fianco si muove e continua ad accarezzarmi la pancia, sento il suo fiato caldo vicino al fianco.
<<Smettila di muoverti o sveglierai tua madre>> sussurra. Sta parlando col bambino nella mia pancia? Subito dopo le sue parole il bambino si calma, andando in contro di tanto in tanto alla sua mano.
Lascia un paio di baci poco sopra l'ombelico e ne approfitto per accarezzargli i retro del collo. Lui alza di scatto la testa e mi guarda sorridendo. <<Non smettere. E' bello quello che stai facendo>> sussurro e riprende a baciarmi la pancia. Sussurrando qualcosa a suo figlio, nella speranza che possa sentirlo.

Come il sole e la luna  //Conclusa E Corretta//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora