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  Nelle ultime settimane abbiamo girato il nord della Britannia in lungo e in largo, razziato diversi villaggi della Northumbria in cerca di rifornimenti e, per qualcuno, piacevoli compagnie.
Il sentiero non è molto ampio e così siamo costretti a camminare tutti stretti e in colonna. Il sole va e viene. Il cielo è grigio, coperto di nuvole basse e minacciose. L'odore della pioggia è nell'aria, mescolato al fumo dei fuochi che bruciano nei campi devastati dal nostro passaggio. Le case di legno e fango dei contadini sono sparse come gusci abbandonati, segno della nostra avanzata inarrestabile. I corvi gracchiano in alto, attirati dal banchetto che abbiamo lasciato alle nostre spalle. Cammino tra le file dei miei compagni, il mio sguardo sempre vigile. Conosco i pericoli che queste terre nascondono. I Sassoni non ci accolgono con piacere, e ogni ombra potrebbe celare un nemico pronto a difendere la propria terra con disperazione. C'è una strana sensazione nell'aria e tra gli uomini un certo fremito. Forse stiamo per combattere una battaglia che entrerà nella storia.
  Ivar, sul suo carretto accanto a me, guarda impassibile la via davanti a se. Mi chiedo quale pensiero gli stia passando per la testa in questo momento. Osservandolo attentamente potrei quasi dire di aver visto un piccolo sorriso sulle sue labbra, ma forse è stata solo un'impressione.
Il sentiero prosegue senza ostacoli tra la vegetazione. Il terreno qui è ricoperto di pozzanghere e fango, le foglie marcie rendono la strada più scivolosa di quanto già non sia. Il brutto dell'Inghilterra è proprio la pioggia costante.
Rebeka cammina poco dietro di me, sul ciglio della strada, continuando a guardarsi intorno alla ricerca di solo lei sa cosa. Le afferro un braccio impedendone uno scivolone colossale lungo la scarpata che costeggia la strada. <<Rebeka, puoi almeno guardare dove vai?>> le chiedo divertita dal suo strano comportamento. Lei sorride imbarazzata ma non dice nulla. Il suo strano comportamento sarà forse causa della visione che ha avuto la sera prima?
Il mio cuore batte forte mentre attraversiamo un piccolo bosco. Gli alberi, alti e antichi, formano un tetto verde sopra di noi, oscurando la luce del giorno. Le foglie frusciano al nostro passaggio, e il suono dei nostri passi è attutito dal tappeto di muschio. Finalmente, usciamo dal bosco e ci troviamo davanti a un grande fiume. Le sue acque scure scorrono lente e maestose, un confine naturale che dobbiamo superare.

  L'uomo che Bjorn aveva mandato in avanscoperta ci viene incontro a cavallo e la nostra carovana si ferma. <<Novità?>> chiede Bjorn e il suo uomo, sceso da cavallo, annuisce. <<I sassoni sono a un giorno da qui. Hanno un grande esercito>> il figlio di Ragnar guarda Ubbe dietro di se dando l'ordine di accampare. Come le mucche lasciate al pascolo il nostro gruppo si disgrega ai lati della strada, iniziando a montare le tende e accendere fuochi.
A spallate mi faccio largo tra la folla sparpagliata e raggiungo i fratelli.  <<Domani dobbiamo combattere e nel nome di nostro padre dobbiamo vincere>> sussurra Bjorn così che solo noi possiamo sentirlo.
Annuiamo e presa sotto braccio da Sigurd ci incamminiamo verso l'accampamento ormai quasi finito. <<Voi fate pure. Io darò un'occhiata al campo di battaglia>> interviene Ivar, sistemandosi meglio sul suo carretto. <<Cosa vorresti fare?>> gli chiede Ubbe girandosi verso di lui. Ivar si prende un momento, come se le sue intenzioni fossero ovvie. <<I sassoni si aspetteranno di combattere in un certo modo. Perché dobbiamo farlo? Perché non pensiamo di combattere diversamente e li sorprendiamo?>> guardo Sigurd e alzo le sopracciglia. <<Il suo ragionamento non fa una piega>> affermo mentre tutti si voltano, stavolta, verso di me. <<I guerrieri non capirebbero che cosa succede. Noi usiamo il muro di scudi, è il nostro metodo>> dice Hvitserk guardando sia me che il fratello minore. Passo la lingua tra le labbra, inumidendole mentre mi ritrovavo tra Sigurd e Hvitserk. <<Il nostro è un grande esercito Hvitserk. E anche loro hanno un grande esercito. Non sarà come sempre>> gli risponde a tono Ivar. Sigurd scuote la testa e incrocia le braccia abbassando la testa. <<Ormai è tardi per cambiare>> ammette e, effettivamente, anche lui ha ragione. <<Chi sei tu per dirlo?! Chiudi il becco>> gli risponde Ivar beccandosi un'occhiataccia da me e un richiamo dal maggiore. <<Siete fratelli, davanti a un grande nemico. I sassoni non si fermeranno davanti a niente e nessuno. Useranno ogni metodo in loro possesso per riuscire a vincere. Cercheranno di separarvi e non dovete permetterglielo. Mettete da parte le vostre divergenze per una volta e cercate di essere fratelli>> mi intrometto. Ovviamente parlo con tutti e cinque i figli di Ragnar, non solo con loro due. Li guardo entrambi e l'unico che sembra capire è Sigurd. Non che mi aspettassi altro.
<<Senti Bjorn.. vieni con me. Diamo un'occhiata al campo di battaglia. Magari, invece di cercare un campo piccolo e stretto dovremmo combattere su un'area molto più estesa. Dobbiamo sfruttare il terreno, colline; foreste magari>> spiega il più piccolo che sembrerebbe essersi calmato. Bjorn lo guarda dritto negli occhi. <<Se funziona, potrebbe essere un ottimo piano>> senza indugiare portano un cavallo al più grande e i due si avviano verso il campo. Li guardo mentre si allontanano e sbuffo. Spero davvero che funzioni. 


  <<E' stato bello quello che hai detto prima>> la voce di Hvitserk, vicinissimo, mi fa sussultare. <<Quei due sono come Thor e Loki. Ogni cosa è valida per battibeccare>> rispondo appoggiando le ciotole sul tavolo sotto al tendone. Inizio a triturare degli ossicini con pestello e mortaio, nella speranza di ricavare della polvere bianca dedicata alla pittura del viso per la battaglia.
Le mani dei giovane vichingo si posano sui miei fianchi e il suo petto aderisce alla mia schiena. Inizia a baciarmi il collo mentre con la mano destra mi accarezza la pancia. Ho capito che continuerò con il mio lavoro più tardi.
Sogghignando mi giro, ritrovandosi il suo viso a pochi centimetri dal mio. Come previsto le nostre labbra si incontrano. Le dischiude così che io possa approfondire il bacio. Le nostre lingue si incontrano e le sue mani scivolano sul mio sedere. Lo stringe e mi siedo sul tavolo, stringendo le gambe intorno ai suoi fianchi. Purtroppo sono costretta a separarsi da lui, ci sono troppe persone qui. Lui sbuffa un po' infastidito ma, ridacchiando, gli prendo il viso tra le mani. <<Magari dopo>> sussurro lasciandogli un bacio a stampo. Il sorriso torna sul suo viso e se ne torna da Ubbe e Sigurd fischiettando. Forse ora riuscirò a finire il mio lavoro.
<<Siete proprio una bella coppia>>. Alzo lo sguardo per capire chi mi ha rivolto la parola. È re Harald. Con lui non ho mai parlato a lungo, mi ha sempre messa sulla difensiva per ovvi motivi. Soprattutto ora che ha il viso sporco di sangue. Lo ringrazio per il complimento e torno al mio lavoro cercando di ignorarlo. <<Mi chiedevo se potevi aiutarmi con questo disastro. Vedi, ogni tanto bisogna sporcarsi per porre fine ai propri problemi>> continua mantenendo un tono pacato e un sorriso gentile sul volto mentre si indica il viso. Mi prendo un attimo per pensare ma decido di aiutarlo comunque. Lo faccio sedere su di uno sgabello e recupero una ciotola d'acqua e uno straccio. Gli passo la pezza bagnata sul viso cercando di levare quanto più sangue possibile, soprattutto sui tatuaggi blu che ha intorno agli occhi. La sua espressione non cambia e inizio a sentirmi a disagio. <<Sono sicuro che fareste qualunque cosa l'uno per l'altra. Magari anche morire>> afferma e per un attimo mi blocco, persa nelle sue parole. <<Si, hai ragione>> affermo porgendolo un sorriso tirato ma sembra non voler chiudere la conversazione. <<Tienitelo stretto. Uomini come lui sono rari al giorno d'oggi. Pensano quasi tutti al sesso e pregano che la loro spada grondi sangue il più possibile>> continua guardando i nostri uomini intorno ai fuochi. <<Azzardato detto da un uomo>> rispondo a tono gettando lo straccio nella ciotola. La prendo per andare a svuotarla ma la forte mano di re Harald mi afferra il polso e un po' di acqua si riversa a terra. Mi tira verso di se e abbassandosi mi parla all'orecchio. <<Dovresti stare attenta. Tutto potrebbe cambiare da un momento all'altro>>. Detto questo mi lascia andare. 

Come il sole e la luna  //Conclusa E Corretta//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora