31

555 21 6
                                    

  

  Lascio penzolare le gambe dal ramo su cui sono seduta e osservo la cittadina di York. Il sole illumina i campi e i prati, scaldando ogni cosa con i suoi raggi. Sotto di me, sdraiati a terra ci sono i tre fratelli. Nascosti dall'erba alta osservano la loro prossima conquista.
  <<Direi che è meglio attaccare domani, prima che scoprano che siamo qui>> sussurra Ivar osservando con un ghigno le mura di pietra. <<Non per contraddirti, ma sarebbe meglio attaccare un altro giorno>> rispondo affilando la punta di una mia freccia. <<Martha ha ragione. Nostro padre diceva che è meglio attaccare gli inglesi in uno dei loro giorni santi. In quei giorni la maggior parte degli uomini sono in chiesa o sono ubriachi>> sussurra Ubbe guardando verso Hvitserk e Ivar. <<Come lo scopriamo che è uno dei loro giorni santi?>> Chiede Hvitserk guardando prima il fratello maggiore e poi me, in alto sopra di loro. <<Troveremo il modo>> mi precede Ubbe. <<Le campane>> dichiaro prendendo parola. <<Quando è un giorno sacro fanno suonare le campane>> spiego allungando il braccio verso la città, puntando il dito al campanile di una chiesa.
Dopo diversi minuti di osservazioni e pianificazioni i fratelli maggiori se ne vanno e, pochi secondi dopo, anche Ivar striscia via lasciandomi sola sull'albero. Una leggera brezza si alza da ovest, muove le chiome degli alberi e solleva il polline dei fiori. Questa terra è così diversa dalla nostra, da noi il sole scalda davvero solo in pochi periodi dell'anno. Per il resto del tempo piove o fa molto freddo. Qui le giornate sono tutte tranquille, forse un po' troppo tranquille. Ho come la sensazione che stia per succedere qualcosa, ma non so se sia una cosa bella o brutta. Spero con tutta me stessa la prima.
  Ripongo la freccia nella faretra e la lascio cadere a terra. Sistemo meglio il mio arco sulle spalle e inizio a scendere dall'albero che ho scelto come punto di vedetta.
  <<Martha! Martha! Devi venire subito>> mi urla Rebeka correndo nella mia direzione. Le dico di abbassare la voce e, fermandosi davanti a me con il fiatone riprende a parlare. <<hanno catturato dei bambini. Devi parlare con loro>> afferma spiegandomi l'accaduto. Sbuffo, imprecando prima di seguirla verso l'accampamento.
Interrogare dei bambini non è un buon modo per ottenere informazioni.

  In mezzo al bosco, non lontano dalla città, trovo un gruppetto dei nostri uomini con le facce serie e minacciose. Fissano tutti due ragazzini legati ad un albero. <<Sarebbe questo il vostro modo di ottenere informazioni?>> chiedo a nessuno in particolare, ottenendo però l'attenzione dei due bambini. Sono spaventati a morte, glielo si legge negli occhi. Ivar arriva strisciando verso di loro. Il più grande dei due bambini sgrana gli occhi, l'altro cerca di allontanarsi. <<Se direte il vero, noi non vi faremo del male>> parla Ivar nella lingua sassone, scandendo ogni parola. Inizio a pentirmi di avergliela insegnata. I due lo guardano spaventati prima di rivolgere lo sguardo verso di me. <<Diteci quando celebrerete il prossimo giorno del vostro santo cristiano>> chiede in tono serio ma i due si ammutoliscono. Il più piccolo è in procinto di piangere. Sospiro, scavalcando Ivar per prendere il suo posto. <<So che siete spaventati. Ma non vi faremo del male. Io sono Martha>> affermo in tono più dolce e rassicurante possibile. I due si presentano e gli sorrido, complimentandomi per i loro nomi. <<Voi sapete quando si terrà la prossima festa religiosa?>> chiedo con più calma. I due bambini si guardano e balbettando uno dei due risponde: <<Fra tre giorni ci sarà l'Ascensione>>.
 Ivar li ringrazia, accarezzando loro la testa prima di andarsene. <<Ora dobbiamo solo compiere il sacrificio>> sussurra. Cerco di richiamarlo ma i due bambini mi chiamano. <<Ora ci lascerete tornare a casa?>> Mi chiede il più piccolo. Mi inginocchio di fronte a loro e li osservo. Forse non hanno neanche dieci anni. Tiro su con il naso, nascondendo il dolore con un dolce sorriso, annuendo.


****


  Muovo la punta del legnetto sulla terra, disegnando figure senza senso. Linee e cerchi che si uniscono all'infinito, intrecciandosi e separandosi.
Qualcuno si inginocchia dietro di me e mi stringe le braccia intorno ai fianchi, appoggiando la testa contro la mia spalla. <<Erano solo bambini Hvitserk>> sussurro mentre una lacrima mi riga la guancia.
Avrei dovuto fermare Ivar. Ci ho provato ma non ha voluto ascoltarmi. Sassoni o no erano innocenti, poteva benissimo uccidere un animale.
<<Che cosa avresti fatto se i sassoni avessero preso i tuo figli per un sacrificio?>> gli chiedo girando la testa verso di lui. Mi guarda pensieroso e alza le spalle. <<Avrei cercato vendetta>> risponde facendomi annuire. Mi libero dalla sua presa e mi alzo. Lui però mi segue. <<Martha, non ci pensare più. Ok?>> Sussurra prendendomi il viso tra le mani.
Gli stringo le braccia dietro al collo. Lui mi stringe a se, facendo scorrere le mani sul mio sedere. Lo stringe delicatamente e inizia a baciarmi il collo. Mi allontano guardandola stupita. Dopo quello che è successo lui pensa al sesso. Mi sento le mani sporche di sangue e un senso di nausea che persiste a causa di quello che abbiamo fatto. Che ho permesso accadesse.
<<Tu e la tua fissa del sesso>> gli sussurro accarezzandogli gli addominali da sotto la tunica, sfilandola leggermente dai pantaloni. Non sono molto in vena di intimità, ma non riesco a farne a meno. <<Solo se sei tu la ragazza con cui lo faccio>> risponde prendendomi per mano.
Mi trascina in un prato pieni di fiori, in cui l'erba mi arriva fino ai fianchi, circondato da alti alberi. <<Voglio distrarti. Sei assente Martha e si, anche io non sono contento di quello che è successo>> afferma mentre si leva la casacca e la camicia bianca sotto, impossessandosi poi delle mie labbra. Le sue mani si muovono vogliose lungo il mio corpo. Cerco di allontanarlo ma il desiderio cresce pian piano in me. Perciò decido di lasciarlo fare.
  Mi fa sdraiare a terra e si posiziona sopra i miei fianchi. Accarezza il mio labbro inferiore con il pollice e slaccia il corsetto della tenuta da battaglia. Libera il mio seno dalla stoffa e dal cuoio, iniziando a giocarci stimolandolo con la bocca. Scende sulla pancia lasciandomi una serie di baci umidi, mentre tiene le mani sul mio seno. Mi leva gli stivali e li seguono i pantaloni. Gli afferro il polso quando mi sfiora la cicatrice rimasta dalla tortura inflitta da Nils. Lui si libera dalla mia stretta e mi bacia e accarezza ogni segno rimasto sulla mia pelle per mano di quello stronzo. <<Sei bellissima, ora sembri di più una vera valchiria>> sussurra sorridendomi. Mi bacia la fronte e mi divarica le gambe, bacia l'interno coscia, fino a sfiorare con le labbra la mia entrata. Stringe le nostre mani mentre succhia e lecca ogni mia parte sensibile. Prima che io possa venire, si solleva da me, spogliandosi di tutto e gattona sopra di me. <<Sei la cosa più bella che mi sia capitata>> mi sussurra passandosi la mano sull'erezione già dura. Si spinge dentro di me muovendosi lentamente e in profondità. Gli stringo le gambe intorno ai fianchi, mi solleva le braccia sopra la testa e si dedica al mio collo.
Ogni suo morso, ogni sua spinta mi faccio impazzire. Mi stringo intorno a lui e vengo ripetendo il suo nome.
I suoi occhi sono più scuri, i suoi movimenti più bruschi. Mi afferra e mi ritrovo con la pancia contro il terreno, stesa sui nostri vestiti. Mi solleva i fianchi e si spinge ancora dentro di me. Ora le sue spinte sono più forti. Piega la schiena sulla mia e mi stringe con un braccio contro il suo petto. Sento il suo cuore battere velocissimo contro la mia spalla. Hvitserk mi chiude la bocca quando, alzando lo sguardo vediamo alcuni dei nostri uomini passare al limite della radura. <<Solo io posso sentirti godere>> sussurra al mio orecchio. Dopo qualche minuto anche lui viene dentro di me.
Mi accascio al suolo respirando velocemente, mentre lui si sdraia sopra di me. Mi bacia la spalla ripetutamente e pian piano riprendiamo il controllo dei nostri respiri.



Come il sole e la luna  //Conclusa E Corretta//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora