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Il continuo dondolio della nave non migliora il mio malessere. Siamo in viaggio da un paio di giorni e non ho quasi mangiato nulla; solo l'idea del cibo mi fa venire la nausea. L'aria salmastra non aiuta, ma la vista dei fiordi riesce a distogliermi momentaneamente.Ubbe si sta occupando di me con tutta la gentilezza e la pazienza del mondo. È sempre al mio fianco quando sto male e mi consola quando ho le crisi di pianto. Le sue mani sono forti ma gentili, e il suo sguardo preoccupato mi fa sentire protetta. Capisco che per lui è difficile starmi dietro; se non dormo, vomito, e se non vomito, cambio umore di continuo. Gli ho ripetuto, più e più volte, che non ho bisogno di aiuto, ma lui non ascolta. Il che è, in un certo senso, un bene. La sua presenza è una costante che mi tiene ancorata, una luce nel mezzo della tempesta.
Finalmente vediamo le insenature dei fiordi, e il panorama mozzafiato inizia a distogliere la mia mente dal malessere. Il sole si riflette sulle acque calme, creando un bagliore dorato che illumina le scogliere. Ci infiliamo in uno di questi fiordi, navigando velocemente verso la città.
Mentre ci avviciniamo a Kattegat, il paesaggio che si svela davanti ai miei occhi mi fa sperare che presto tutto questo sarà solo un ricordo. La vista di Rebeka che mi aspetta mi dà la forza di andare avanti, un passo alla volta.
I

l cuore mi batte forte per l'emozione: rivederla dopo tanto tempo è come un sogno che si avvera. Mi è mancata tantissimo.

Le imbarcazioni si fermano nel porto, e senza aspettare che vengano fissati gli ormeggi, salto sul molo di legno. Il profumo salmastro dell'acqua e il rumore delle onde che si infrangono contro le rocce mi avvolgono. Corro verso la mia migliore amica, il vento che mi scompiglia i capelli e il sorriso che non riesco a trattenere.
Le stringo le braccia intorno al collo e chiudo gli occhi, nascondendo il viso tra i suoni capelli lasciati sciolti.
<<Sembri un fantasma. Il viaggio è stato molto duro?>> chiede prendendomi a braccetto e camminando al mio fianco. Annuisco. Ci sono moltissime cose che devo raccontarle.
Per due mesi interi siamo stati in Bretannia, abbiamo combattuto e perso molto. Devo raccontarle dell'esercito, della scelta di Ivar di scavalcare i fratelli e della scelta di Hvitserk di restare con lui.



****

Mi piego sulle ginocchia e rigetto nella vegetazione, al limite del bosco, tutto ciò che ho nello stomaco.
Cerco di calmarmi, ma più il tempo passa, più inizio a provare paura.
Una mano mi tiene indietro i capelli. <<Tranquilla Martha. Respira>> mi sussurra Ubbe accarezzandomi la fronte imperlata di sudore. Mi tiro su e lui mi stringe tra le braccia, cullandomi da un lato all'altro. <<Perché non vai a casa a riposare?>> mi chiede dolcemente tenendomi un braccio dietro le spalle. Ci sono molte cose da fare in città. Molti uomini che sono partite per la Bretannia non sono tornati e Kattegat ha bisogno di persone che la difendano. Ci sono questioni da discutere e cose da fare. <<Non sarai di aiuto a nessuno in queste condizioni>> afferma Ubbe, baciandomi la tempia.
Insieme camminiamo verso la città, allontanandoci dalla boscaglia.
Ogni giorno aspetto sulla banchina davanti a casa il ritorno di mio zio, ma da quando sono qui non è mai arrivato.
<<Adesso passa>> rispondo sorridendogli. Lui annuisce poco convinto ed insiste nel volermi accompagnare a casa. <<Ti ringrazio Ubbe, ma sei stato via per tanto. Dovresti andare da tua moglie>> ribatto faticando per riuscire a convincerlo. Ma alla fine, dopo vari tentativi, riesco a convincerlo.

Vago senza una meta precisa, e con me, anche i miei pensieri sembrano non avere pace.
Sto sempre più male e non riesco a capire che mi succede. Solo Rebeka e Ubbe sanno di quello che mi succede. Per ora continuerò a far finta di niente. O almeno ci proverò, nascondendomi.

Alzo lo sguardo da terra e mi ritrovo davanti l'indovino. La sua figura è avvolta da un'aura di mistero, e con un gesto della mano mi fa segno di seguirlo. Nonostante la mia riluttanza, lo faccio.
Ogni volta che entro nella sua abitazione noto un dettaglio macabro in più: teschi appesi, erbe secche dall'odore pungente, e strani simboli incisi sulle pareti. Mi dice di sedermi, e così faccio, il cuore che batte forte nel petto.
<<Combatterai al fianco di Lagertha. Ma non dovresti>> dice improvvisamente, facendomi sussultare. <<Nelle tue condizioni non dovresti combattere>> continua, e io raddrizzo la schiena, visibilmente confusa.
<<In che senso nelle mie condizioni? Tu sai cos'ho? Sono malata? Morirò?>> chiedo, iniziando a preoccuparmi. Il suo sguardo enigmatico non mi dà alcuna risposta.
Con calma esasperante, si versa una sostanza viscida in un bicchiere e inizia a bere.
Batto il piede a terra con impazienza, il suono rimbomba nella stanza silenziosa.
Sbuffo e mi alzo. Non ho tempo da perdere aspettando le sue risposte criptiche.
<<Cambierà le sorti del nostro popolo>> afferma, mentre afferro la maniglia della porta. Mi volto lentamente e lo guardo con la fronte corrugata. <<Chi? Di chi stai parlando?>> chiedo, avvicinandomi a lui con passo lento. <<Il tuo bambino. Il bambino che sta crescendo dentro di te>> risponde subito e con chiarezza, allungando il suo bastone verso di me.
Le sue parole mi colpiscono come un fulmine a ciel sereno, e il mondo intorno a me sembra fermarsi.

Come il sole e la luna  //Conclusa E Corretta//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora