33

464 19 7
                                    


  Mi appoggio al parapetto di una delle torri della città, osservando i sassoni muoversi sotto di me. Sono stanca, non ho chiuso occhio tutta la notte, tormentata da pensieri oscuri. Nonostante tutto, sono riuscita a non svegliare Hvitserk che, rilassato, dormiva profondamente accanto a me. All'alba, mi sono liberata delicatamente dal suo abbraccio e sono uscita dalla casa che abbiamo occupato.
Quando mi accorgo che i cristiani sono arrivati esattamente dove volevamo, salgo sul bordo della finestra per osservare la scena. L'esercito ormai è dentro le mura. Silenziosamente, corro verso i miei compagni. I nostri sono riusciti a bloccare i sassoni in una stretta via coperta dai mattoni delle case circostanti. Esattamente come voleva Ivar.
Gli arcieri, nascosti dietro le finestre delle case vicine, lanciano un incessante diluvio di frecce sugli uomini intrappolati, spingendoli a cercare una via di uscita. Ma è inutile: abbiamo piantato paletti appuntiti nelle vie secondarie. Molti sassoni rimangono intrappolati, mentre altri utilizzano i corpi dei compagni caduti come ponti improvvisati.
  Il fumo bianco, mescolato alla nebbia, ci rende invisibili agli occhi dei sassoni. Mi nascondo dietro un angolo, in attesa del segnale d'attacco, sia nostro che loro. Qualcuno sguaina la spada e inizia a pregare. Dalle finestre sopra di noi, piove una sostanza viscida e nera che si attacca ai loro corpi. Afferrata una torcia, la lancio verso di loro e immediatamente prendono fuoco. Il caos si diffonde nelle strade della città. Impugno la spada e, uscendo allo scoperto, attacco con velocità i sassoni in fin di vita. Ubbe e Hvitserk sono al mio fianco, le loro armi un'estensione dei loro corpi. Alzo lo scudo per difendermi, usandolo poi per respingere un nemico. Urlo, carica di adrenalina, e lancio fendenti difficili da parare o contrastare. Uno scudo, che non è il mio, mi protegge da un colpo che non avevo visto. Alzo la testa e osservo Hvitserk uccidere il mio quasi aggressore. Si gira verso di me, il viso sporco di sangue e l'espressione eccitata dalla furia della battaglia. Gli stringo il colletto della casacca, attirandolo a me. Lo bacio a stampo, ma siamo costretti entrambi ad allontanarci subito. Le sue urla di battaglia rimbombano intorno a noi.
  Corro lontana da quella via e raggiungo la piazza, giusto in tempo per vedere Ivar sul suo carretto. Un uomo lo colpisce al petto con una lancia e lo storpio, impreparato al colpo, cade a terra. <<Ivar!>> grido, il cuore in gola, correndo verso di lui. È immobile a terra. Un soldato nemico gli si avvicina per finirlo, ma con un'abilità fulminea, Ivar gli conficca un pugnale nella gamba, facendolo cadere. Si mette sopra di lui, colpendolo ripetutamente alla testa. Quando si gira a guardarmi, il sangue mi si gela nelle vene. È ricoperto di sangue, come se ci avesse fatto il bagno. Il bianco del suo occhio sinistro è sostituito da un rosso scuro, l'espressione inquietante sul viso. Striscia velocemente verso il suo carretto, appoggiandosi con la schiena. Mi sposto i capelli fradici dal viso e lo raggiungo di corsa. L'esercito sassone ci raggiunge in breve tempo, circondandoci. Lo storpio inizia a ridere, spaventando i nemici e facendoli arretrare. Salgo sul suo carretto e punto l'arco contro la folla. Una freccia si conficca nel carretto, proprio accanto alla testa di Ivar. Scocco una freccia contro l'arciere nemico, uccidendolo. <<Non sapete chi sono io? Non potete uccidermi. Io sono Ivar il Senz'ossa!>> urla, intimidendo ulteriormente i cristiani. Alle nostre spalle, ci raggiungono gli altri norreni e, in breve, le due fazioni si scagliano l'una contro l'altra. Con una capriola scendo dal carretto, cadendo addosso a un nemico. Gli taglio la gola e mi allontano dal suo corpo. Tiro un coltello, recuperato da uno dei cadaveri, colpendo un uomo nell'occhio e mi rialzo da terra. I sassoni urlano la ritirata e noi iniziamo a festeggiare. Mi appoggio al carretto, sfinita. Respiro profondamente e rilasso le spalle, assaporando la vittoria.


****


  Hvitserk stringe le braccia intorno al mio busto, tenendomi il più possibile vicina a se.
Pochi minuti fa sono stata male ancora. Vorrei davvero sapere che cosa mi sta succedendo.
Strofina la punta del naso contro la mia tempia e mi lascia un bacio sulla fronte. Mi accoccolo ancora di più contro il suo corpo caldo e chiudo gli occhi. Le sue mani mi accarezzando dolcemente la schiena e mi sussurra di dormire un po'.
  Sentiamo arrivare Ivar e alzo di poco la testa, quel tanto che basta per vederlo entrare nella sala. <<Siamo stati bravi fratelli>> si congratula Ubbe, stravaccandosi sulla sedia. Il ragazzo che mi tiene tra le braccia sorride vittorioso e mi guarda. Accarezza le mie labbra secche e ci posa sopra le sue. <<Siamo?>> Chiede Ivar non del tutto d'accordo. <<Si, siamo. Ti ho salvato la vita O meglio, lei ti ha quasi salvato la vita>> ribatte Ubbe alzando le sopracciglia. <<Tutto grazie alla mia strategia però, e questo tu lo sai>> si vanta lo storpio, reggendosi alla sua stampella. Si siede sul tavolo. Sento Hvitserk sbuffare e apro gli occhi, rendendomi conto di essermi quasi addormentata. <<Abbiamo tutti agito bene. Perché mettersi a discutere eh?>> ribatte il fratello di mezzo senza smettere di accudirmi. Appoggio la testa sulle sue gambe e richiudo gli occhi. Sono stanca di prendere parte ai loro discorsi, fingerò di dormire questa volta.
<<Non sto discutendo>> ribatte Ivar allungando la gamba dolorante sulla superficie del tavolo. <<Abbiamo sconfitto i sassoni. Reclameremo le nostre terre e tratteremo la pace>> risponde Hvitserk con tono ovvio, ma viene subito contraddetto dal fratello. <<Non ho nessun interesse a trattare la pace. Pace è una brutta parola>>. <<Altre persone potranno attraversare il mare. Potremmo coltivare. Ora è tempo di negoziare>> continua il maggiore, sicuro della sua idea. <<La tua idea è sbagliata come sempre Ubbe. I sassoni hanno perso una battaglia ma non ancora la guerra. Io sarei molto cauto, quanto cercare di negoziare con loro>>. La sua voce mi arriva come un sussurro, così come quelle degli altri. <<Si è addormentata?>> chiede Ubbe e sento Hvitserk annuire. Sono sempre stata brava a fingere di dormire.
Hvitserk mi prende in braccio, tenendo una mano dietro le mie spalle e una dietro le ginocchia. Mi stringo a lui e capisco che si sta muovendo. <<La metto a letto. Sono due giorni che non dorme>> afferma e cautamente mi adagia su un mucchio di pelli. Mi accarezza i capelli e lascia un bacio sulla mia guancia, prima di allontanarsi e tornare dai suoi fratelli.
In effetti ultimamente sono esausta. Le urla della battaglia ancora riecheggiano nelle mie orecchie mentre mi addormento.

  Subito, mi ritrovo in un luogo nebuloso, un limbo tra il passato e il presente. Le immagini si susseguono rapidamente, mescolando il sangue e la violenza delle battaglie in Britannia con la dolcezza dei ricordi che cerco disperatamente di proteggere. Mi trovo su un campo di battaglia. Le urla dei guerrieri si mescolano al clangore delle spade. Sono in prima linea, impugnando la mia spada con determinazione feroce. Mi muovo con agilità, fendendo l'aria e colpendo i nemici con precisione letale. Vedo Hvitserk e Ubbe combattere al mio fianco, i loro volti contorti dalla furia e dalla determinazione. Il loro coraggio mi dà forza, ma all'improvviso, il campo di battaglia cambia. Ora sono in un tranquillo villaggio, circondato da verdi colline. L'odore del pane appena sfornato e delle erbe fresche riempie l'aria. Vedo i miei genitori, vivi e sorridenti, intenti a lavorare nei campi. Mio padre mi sorride, con gli occhi pieni di orgoglio, mentre mia madre mi abbraccia forte, sussurrandomi parole di conforto. Al loro fianco c'è il mio fratellino, che corre verso di me con un sorriso smagliante. Mi inginocchio, lo prendo tra le braccia e lo sollevo, il mio cuore colmo di gioia. Ma la visione si dissolve, e sono di nuovo nel mezzo della battaglia. Il sangue scorre tra le mie mani mentre lotto disperatamente per sopravvivere. Ogni colpo che do e ricevo è un ricordo della vita che avrei potuto avere. Vedo i volti dei miei genitori e di mio fratello sovrapporsi a quelli dei miei nemici e amici. La loro presenza mi dà forza, ma anche un dolore insopportabile. Mi ritrovo in un'altra scena. È un giorno di festa nel villaggio. Le risate dei bambini riempiono l'aria, mentre gli adulti ballano e cantano intorno a un grande falò. Mio fratello mi prende per mano, tirandomi verso la danza. I suoi occhi brillano di felicità e spensieratezza. Lo seguo, sentendo il calore del fuoco e la gioia della comunità che ci circonda. È una vita semplice, ma piena di amore e felicità. Improvvisamente, il sogno cambia ancora. Sono di nuovo sul campo di battaglia, circondata da corpi e sangue. Vedo Hvitserk ferito, lottando per rialzarsi, e corro verso di lui. Le urla e i gemiti dei moribondi riempiono l'aria. Mi inginocchio accanto a lui, cercando di proteggerlo con il mio scudo. Il dolore e la disperazione mi travolgono, ma so che non posso arrendermi. Poi, tutto si fa silenzioso. Sono di nuovo nel villaggio, ma questa volta è diverso. È in rovina, distrutto dalle fiamme. I corpi dei miei genitori e di mio fratello giacciono a terra, senza vita. Il dolore nel mio cuore è insopportabile. Mi inginocchio accanto a loro, le lacrime che mi rigano il viso. Vorrei poter cambiare tutto, riportarli indietro, ma so che è impossibile. Il sogno si dissolve lentamente e mi ritrovo di nuovo nella realtà, con il suono della battaglia lontano ma ancora presente. Le lacrime mi bruciano gli occhi mentre penso a ciò che ho perso e a ciò che sto ancora lottando per proteggere. Respiro profondamente, cercando di trovare la forza per continuare, sapendo che la mia battaglia non è ancora finita.

Come il sole e la luna  //Conclusa E Corretta//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora