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  Appoggio il calice sul tavolo e allungo il collo verso di lui. <<Mai!>> affermo alzandomi. Ma come possono venirgli certe idee? Raggiungo la porta e esco ma il mio migliore amico si trascina dietro di me. <<Ti prego, non voglio sembrare un idiota>> dice continuando a seguirmi. Io continuo a non rispondergli, cercando di non pensare alla sua assurda richiesta. Ad un certo punto mi afferra la caviglia rischiando di farmi cadere a terra. Mi volto prendendo un respiro profondo. <<Non verrò a letto con te solo perché vuoi fare bella figura con la mia migliore amica. Lei soffre già abbastanza quando ti vede con Margrethe, figuriamoci se venisse a sapere che me lo hai anche solo chiesto>> lo rimprovero strattonando la mia gamba e riprendendo a camminare verso la spiaggia dove ormai vado sempre per stare sola e pensare. Farei di tutto per i miei amici, specialmente per Ivar. Ma c'è sempre un limite invalicabile e il principe senz'ossa deve imparare a non superarlo. Ci sono cose che anche gli dei non si azzardano a fare. Dovrebbe prendere esempio.
  <<Ma non dobbiamo fare sesso, mi devi solo dire cosa fare o farmi vedere come si fa>> insiste sedendosi sulla sabbia accanto a me, mettendo le gambe di lato, ma lo blocco mettendogli la mano sulla bocca. <<Non ho intenzione di farti vedere proprio niente caro il mio Ivar Lothbrok>> dico velocemente con la voce trasformata in un gridolini acuto. Mi lecca la mano e faccio una faccia schifata, passando la sul suo braccio. <<Non ti devi vergognare, non sarebbe la prima volta che ti vedo nuda. Da piccoli facevamo il bagno insieme>> ribatte come se fosse una cosa ovvia e ghignando. Alzo gli occhi al cielo pensando a quanto mi piacerebbe levarli quel ghigno dalla faccia certe volte. <<Non è questione di vergogna Ivar, si tratta di rispetto>> mi affretto a spiegare, concentrandomi sulle acque scure della baia. E' da poco che Hvitserk è partito, eppure mi sembra che non siano solo pochi giorni ma piuttosto anni interminabili.
<<Mi fa strano dirlo, ma Margrethe aveva ragione>> affermo all'improvviso, cercando di formulare delle frasi nella mia testa che non sfocino in qualcosa di scandaloso o sbagliato. <<Non serve il tuo "amichetto" per far godere una donna>> dico prendendogli il viso tra le mani e iniziando a giocare con le sue guance. <<Ci sono altre cose che puoi sfruttare in intimità Ivar>> continui non volendo volontariamente entrare nei dettagli. Lui mi guarda e scuoto la testa. <<Non ti dirò altro. sei un guardone, ormai dovresti anche saperlo>> dichiaro ridacchiando mentre il ragazzo mi fulmina con lo sguardo. <<L'unico modo che hai per imparare è farlo>> finisco prima di tornare a osservare il fiordo che sfocia in mare aperto. Sopra di noi un corvo vola perlustrando la terra, forse alla ricerca di qualcosa. Se Floki fosse qui, direbbe che Odino ci tiene d'occhio.




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  Entro in casa al tramonto, il sole cala dietro l'orizzonte e proietta lunghe ombre attraverso le finestre. La luce dorata si riflette sulle pareti, ma un leggero senso di inquietudine si insinua dentro di me. Non appena metto piede nell'ingresso, noto subito qualcosa di strano. Sono brava in queste cose, i dettagli fuori posto mi saltano subito all'occhio. La sedia vicino al tavolo è leggermente spostata, e il tappeto ha una piega che non c'era questa mattina.

Mi fermo e ascolto il silenzio della casa. Un brivido mi percorre la schiena e mi sento osservata. Mi volto rapidamente e i miei occhi incontrano quelli di Nils. È lì, in piedi nella penombra, con un sorrisetto arrogante sul volto. Il suo sguardo mi scruta con una sicurezza che non gli avevo mai visto prima. Nils, con cui ho avuto delle esperienze in passato, sembra aver preso troppa confidenza. <<Che ci fai qui Nils?>> gli chiedo irrigidendomi mentre il cuore batte sempre più forte nel petto. <<Quindi il tuo uomo è partito e ti ha lasciata qui>> si affretta a dire, ignorando la mia domanda. Una strana espressione gli nasce sul volto e corrugo la fronte <<Se fossi stato in lui non ti avrei lasciata qui>> afferma lentamente, scandendo bene ogni parola mentre si avvicina piano.
Mi inumidisco le labbra con la lingua e muovo un passo in dietro. <<Perché arretri? Non sono un animale pericoloso>> dice sorridendo maliziosamente. Le mie spalle colpiscono la parete e Nils appoggia le mani al muro, abbassando il viso verso il mio. <<Che cosa vuoi Nils?>> gli chiedo ancora, cercando di non far tremare la voce. Fa scorrere una mano sul mio corpo ma con uno spintone lo allontano. Mi scaglio contro di lui, cercando di colpirlo con un pugno al volto, ma lui schiva agilmente e contrattacca con un colpo al fianco. Riesco a bloccare il suo colpo con il braccio, ma sento il dolore che si irradia. Rispondo con un calcio al suo stomaco, facendolo indietreggiare di qualche passo. Nils è rapido e si lancia subito verso di me, cercando di afferrarmi per le spalle. Mi abbasso all'ultimo secondo e gli tiro un montante al mento. Barcolla, ma non cade. Le nostre respirazioni sono pesanti, il sudore scorre lungo le nostre fronti. Ci fermiamo un attimo, misurandoci con lo sguardo. Poi, quasi simultaneamente, ci allontaniamo di pochi passi. Spostandomi fino al centro della stanza stringo la mano intorno all'elsa della spada nascosta sotto al braciere. <<Sai perché sono qui. Ti ho avuta prima io. Tu sei mia>> risponde e con un movimento fulmineo estrae l'ascia, la fa roteare alla sua destra provocando un fruscio nell'aria. Muove un passo in avanti e sollevo la spada. Le lame scintillano nella luce fioca del tramonto. Si scaglia contro di me ma blocco il colpo e le nostre lame si scontrano. Muovo i piedi verso destra e tengo gli occhi puntati nei suoi. <<Io non sono tua. Non lo sono mai stata e mai lo sarò>> affermo iniziando ad attaccare. Scaglio un fendente laterale con la spada, mirando al suo fianco. Nils para con l'ascia, il suono del metallo che si scontra riempie la stanza. Risponde con un attacco dall'alto verso il basso, che riesco a schivare all'ultimo momento, sentendo l'aria spostarsi accanto al mio volto. Contrattacco con un affondo rapido, ma lui si sposta di lato, facendo cadere la mia lama a vuoto.
  La lotta diventa una danza mortale, fatto di colpi e contraccolpi, schivate e parate. Ogni nostro movimento è carico di tensione e precisione. Nils è molto più abile di quanto ricordassi. Ogni suo attacco mette alla prova la mia resistenza e abilità. Il suo stile è più brutale, la sua ascia cerca di abbattermi con ogni colpo. Io, invece, cerco di mantenere la mia velocità e precisione, sfruttando ogni apertura nella sua difesa.
  Durante un affondo particolarmente violento, riesco a far scivolare la mia lama lungo il manico della sua ascia, colpendolo di striscio al braccio. Lui grugnisce, ma non si arrende. Con un ruggito, scaglia un colpo laterale che riesco a parare solo parzialmente. La forza del colpo mi fa perdere l'equilibrio e cado a terra. Nils ne approfitta, balzando su di me con la sua ascia alzata. In un attimo di puro istinto, rotolo di lato, evitando il colpo che si abbatte sul pavimento. Mi rialzo rapidamente, la mia spada ancora saldamente nelle mani. Ci guardiamo, entrambi ansimanti, entrambi consapevoli che il prossimo errore potrebbe essere l'ultimo.
In un ultimo, disperato attacco, mi lancio verso di lui con tutte le mie forze. La mia spada incontra la sua ascia in un clangore assordante. Ma qualcosa va storto.
La mia spada cade a terra con un clangore sordo. <<Il conte Harald mi ha istruito bene>> ride amaramente e si china su di me. Gli spingo via la faccia con le mani ma afferra i miei polsi. Mi solleva le braccia sulla testa, tenendole sul pavimento in legno. <<E' destino che noi due stessimo insieme>> sussurra avvicinandosi al mio viso. Mi morde con insistenza il collo e passa la lingua sulla mascella fino alla guancia. Cerco di dimenarmi ma è troppo forte. Sollevo la testa e gli sputo addosso. La mia mossa sbagliata. Mi accascio, cercando di capire cosa sia successo. Nils mi guarda, il suo volto è ora serio.
Qualcosa di brutto sta per succedere, qualcosa di inaspettato e terribile che ci lascia entrambi senza fiato.



  La mattina dopo raggiungo come di consuetudine la casa lunga. Apro la porta della sala grande tenendo ancora il cappuccio del mantello alzato a coprirmi il volto. Sento dei passi veloci e Rebeka mi corre incontro al settimi cielo. <<Non hai idea di cosa è successo stanotte>> afferma su di giri, abbracciandomi causando in me una smorfia di dolore. Allontana il viso che subito si rabbuia. <<Che ti è successo?>> chiede preoccupata, sbirciando sotto al cappuccio. Sfiora con le dita il mio zigomo viola, così come l'occhio su di esso. Un altro piccolo gemito esce dalle mie labbra e mi allontano di poco. Resto in silenzio. Non voglio dirle che Nils mi ha picchiata e violentata, che mi ha obbligata a stringere un patto con lui. Non voglio rovinarle la giornata già abbastanza delicata. Fra poco Ivar partirà e starà via per un bel po'.
Cerco di sorriderle per rassicurarla ma lo spacco sul labbro ricomincia a bruciarmi. <<Metallo contro il metallo, grida e oscurità>> sussurra appena prendendomi per mano e costringendomi a sedere sulla panca di uno dei tavoli. Sta chiaramente parlando di una visione che ha avuto e dal mio sguardo capisce che le immagini che ha visto in sogno sono diventate realtà. Chiama Asloug che si affretta a raggiungerci, guardandomi preoccupata. Ora dovrò rispondere a molte domande.


  Il molo è pronto per la partenza di Ivar e Ragnar. L'aria salmastra si mescola con l'eccitazione e la tensione palpabile nell'aria. Le navi, con le vele spiegate, oscillano dolcemente sulle onde, pronte a salpare. Il sole è ancora basso sull'orizzonte, illuminando l'acqua con riflessi dorati.
Ivar avanza lentamente verso il molo, la sua andatura è incerta ma determinata. Ogni passo sembra una battaglia contro il dolore e la fragilità del suo corpo. Alcuni dei presenti, radunati per salutare i partenti, sussurrano tra di loro. Le loro parole, volutamente basse per non farsi sentire da lui, non sfuggono ai suoi acuti sensi.
<<Scommetto che non ce la farà a salire sulla nave senza cadere>> mormora uno, con un sorrisetto malizioso. <<Guardalo, sembra un corvo con le ali spezzate>> aggiunge un altro, mentre i suoi amici ridacchiano sommessamente. Ivar stringe i denti, ogni insulto sussurrato è come una spina che si conficca nella sua carne. Non si volta, non risponde. Ogni passo verso il molo è un atto di sfida, un modo per dimostrare che nonostante le difficoltà, lui è degno del rispetto che ancora gli viene negato da alcuni. Ivar riesce finalmente a camminare utilizzando dei sostegni di metallo che lo zio Floki gli ha costruito, ma arrivato al capanno perde l'equilibrio. Rebeka muove un passo verso di lui ma la fermo. Deve riuscirci da solo.
  Ragnar, al suo fianco, osserva la scena in silenzio. I suoi occhi si fanno duri mentre percepisce le parole cattive rivolte a suo figlio. Con un gesto rapido, appoggia una mano sulla spalla di Ivar, un gesto di supporto e incoraggiamento. Ivar non ha bisogno di guardarlo per sentire il sostegno paterno.
Finalmente, Ivar raggiunge il molo. I sussurri si placano, le risate si spengono. Con un ultimo sforzo, Ivar si aggrappa al bordo della nave e, con l'aiuto di Ragnar, riesce a salire a bordo. Si raddrizza, il suo sguardo fiero che sfida chiunque osi ancora deriderlo. La determinazione nei suoi occhi è inconfondibile.
  Le navi sono pronte, gli equipaggi sistemati. Il momento della partenza è arrivato. Mentre le vele si gonfiano al vento, Ivar e Ragnar si scambiano un ultimo sguardo. Il viaggio è solo all'inizio, e nonostante le ombre del passato e le difficoltà del presente, entrambi sanno che il loro destino li attende sull'orizzonte aperto.

Come il sole e la luna  //Conclusa E Corretta//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora