6.

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  A cena conclusa, dopo aver ringraziato Asloug e averle dato la buonanotte, esco dalla sala grande iniziando a camminare verso casa. Questa sera soffia un vento gelido e il cielo è coperto da minacciose nuvole. Mi stringo nella pelliccia immaginando il calore del focolare appena arriverò a casa.
  Mentre mi inoltro nel bosco di notte, la coltre di oscurità che mi avvolge sembra quasi tangibile. I miei occhi si abituano lentamente alla penombra, dove solo la luce argentea della luna filtra attraverso le chiome degli alberi, creando ombre inquietanti e giochi di luce sul terreno coperto di foglie. Ogni albero, con i suoi rami contorti e il muschio luccicante, assume un aspetto spettrale, come se il bosco fosse animato da antichi spiriti. Ogni mio passo è accompagnato dal crepitio delle foglie secche sotto i piedi e dal lieve scricchiolio dei rami che si spezzano, suoni che risuonano amplificati nel silenzio notturno. Il vento freddo si insinua tra gli alberi, facendo frusciare le foglie e portando con sé l'odore terroso del sottobosco misto a un leggero sentore di resina e muschio umido. Scruto l'oscurità, cercando punti di riferimento familiari. Le lucciole danzano intorno a me come piccole lanterne vive, aggiungendo un tocco di magia al paesaggio notturno. Il canto lontano di un gufo rompe il silenzio, seguito dal battito d'ali che si disperde nell'aria. Ogni tanto, un ramo che si spezza o un fruscio improvviso mi fanno trattenere il respiro, mentre il cuore batte più veloce. Sento il cuore del bosco pulsare intorno a me, un misto di paura e meraviglia che mi spinge avanti. Ma c'è qualcos'altro, una sensazione sottile e inquietante, come se non fossi sola. Il fruscio dietro di me sembra troppo vicino, troppo ritmico per essere il semplice vento o un animale. Ogni rumore sembra amplificarsi, il crepitio delle foglie sotto i miei piedi, il mio stesso respiro. Mi fermo per un istante, trattenendo il fiato, e ascolto attentamente. Niente. Solo il silenzio del bosco e il battito del mio cuore nelle orecchie. Ma appena riprendo a camminare, la sensazione ritorna, quella presenza che non riesco a vedere ma che percepisco chiaramente. Alle mie spalle ricomincio a sentire quel suono e mi guardo ancora alle spalle. Ma è troppo buio per vedere qualcosa. Ricomincio a camminare finché i passi non si fanno più vicini. <<C'è qualcuno? Chi c'è là?>> urlo voltandosi ma nessuno risponde. Le mie mani toccano la corteccia ruvida degli alberi, trovando conforto in quel contatto familiare, e i miei piedi seguono un sentiero quasi invisibile, guidati dall'istinto e dalla memoria. Ogni fibra del mio essere è in allerta, pronta a reagire, mentre avanzo con cautela, cercando di non fare rumore. L'unica arma che ho con me è il pugnale di mia madre.
  In lontananza, vedo una luce tremolante, probabilmente la lanterna appesa fuori dalla porta di casa, e un sorriso mi illumina il volto. Il suono del ruscello vicino si fa più chiaro, un mormorio rassicurante che mi indica che sto per raggiungere la mia destinazione. Attraverso la notte, avanzo con passo deciso, il cuore che martella e la mente concentrata. La sensazione di essere seguita si fa più debole mentre mi avvicino alla mia casa. Il calore e la sicurezza che mi attendono mi danno forza.
  Mi guardo un'ultima volta alle spalle trovando solo bosco buio e immobile. Non appena mi volto, una figura grande e grossa si fa trovare davanti a me. Indietreggio di un passo portando la mano al pugnale affisso alla cintura. Ma poi riconosco il volto di Hvitserk. <<Ma sei scemo? Mi hai fatto prendere un colpo. Perché mi seguivi?>> affermo lasciandogli alcuni pugni sul petto. Lui scoppia a ridere. <<Volevo accompagnarti a casa e stare un po' con te>> spiega con nonchalance. Sospiro e prendendolo per un braccio andiamo a casa.

  <<Quella ragazza non ti piace>> dice riferendosi alla serva della cena. <<Come sei intelligente>> mi complimento sarcasticamente mentre avvicino le mani al fuoco per farle scaldare. <<Sei gelosa?>> chiede mettendosi davanti a me. Alzo le spalle. <<Di cosa?>> domando osservando distratta le fiamme arancioni. <<Di quella ragazza>> risponde con un ghigno divertito. Faccio di no con la testa per non far trasparire nessuna emozione, ma lui sembra non crederci. <<Domani pomeriggio ci alleniamo nel bosco e poi andiamo a pesca, vuoi venire?>> chiede alzandosi e venendomi vicino. Accetto l'invito e, afferrandomi per i polsi mi tira in piedi. Appoggia le mani sui miei fianchi. <<Provo qualcosa per te Martha. Non riesco a toglierti gli occhi di dosso, non riesco a starti lontano>> dice per poi lasciarmi un bacio a stampo e, dopo aver sussurrato "buonanotte", esce da casa mia senza darmi il tempo di reagire alla sua dichiarazione.

  Sdraiata nel mio letto, sento ancora il calore del bacio sulle labbra, un dolce brivido che mi attraversa il corpo. La stanza è avvolta nell'oscurità, ma il mio cuore brilla come un faro nella notte. Ogni volta che chiudo gli occhi, rivivo quel momento magico, sento il tocco delle sue labbra sulle mie, la tenerezza e l'elettricità di quell'istante. Il battito del mio cuore è rapido e regolare, un tamburo silenzioso che accompagna i miei pensieri. Mi rigiro sotto le coperte, cercando una posizione comoda, ma l'emozione è troppo forte per permettermi di rilassarmi. Sento il profumo della sua pelle, il suono della sua voce che mi sussurra parole dolci e mi perdo nel ricordo del suo sguardo profondo, pieno di affetto. La mia mente vaga. Ogni dettaglio del nostro bacio è scolpito nella mia memoria: la morbidezza delle sue labbra, il modo in cui mi ha avvolta in un abbraccio, la sensazione di essere completamente al sicuro e amata. Non riesco a smettere di sorridere, anche al buio, anche se nessuno può vedermi. Mi sento leggera, come se potessi volare, il cuore colmo di una gioia pura e semplice. Ogni volta che penso a lui, un'ondata di calore mi invade, e so che questo sentimento è speciale, che quello che abbiamo condiviso questa sera è solo l'inizio di qualcosa di meraviglioso.
Alla fine, la stanchezza inizia a farsi sentire, ma il sorriso non mi abbandona. Mentre il sonno mi avvolge lentamente, mi rendo conto di quanto sia fortunata ad avere qualcuno da amare e che mi ama a sua volta. Con il cuore pieno di speranza e il pensiero di lui come ultimo pensiero, mi lascio andare, sapendo che i miei sogni saranno dolci quanto il nostro bacio.

  È tutta la mattina che rammendo un vecchio vestito di mia madre, ho intenzione di metterlo alla prima festa che verrà organizzata qui in città. <<Tu hai una cotta per Hvitserk>> afferma di punto in bianco Ivar facendomi bucare un dico con l'ago. Porto il dito alle labbra per lenire il fastidio <<Ma che dici? Non è vero>> mi giustifico cercando di sembrare sincera. Il mio migliore amico striscia verso di me <<Ho visto come vi guardate>> dice fermando il viso a pochi centimetri dal mio. Sbuffo divertita e, appoggiandogli la mano sulla fronte, lo spingo indietro facendolo sbilanciare e finire a terra. Mi rivolge uno sguardo arrabbiato, minacciandomi dicendo che me ne pentirò. <<Facciamo un giro? Mio zio vuole che vada dall'indovino, mi accompagni?>> dico appoggiandomi al portone della sala. Lui annuisce e mi segue all'esterno. <<Che c'è tra te e Rebeka? So che in mia assenza, e anche dal mio ritorno, avete passato molto tempo insieme>> dico guardandolo dall'alto. La sua bocca prende le sembianze di un sorriso e lo sguardo gli si illumina. <<Ti piace, ne ero sicura>> grido battendo le mani come una bambina contente. Lui scuote la testa <<No, non mi piace. Siamo solo... amici>> dice un po' seccato. <<Si si, certo è come dici tu>> lo canzono mentre supero il fienile e proprio da lì arrivano dei particolari rumori. <<Ivar che fai?>> chiedo a occhi sgranati, guardandolo mentre si avvicina alla struttura e sbircia da una fessure nel legno. Mi fa segno di avvicinarmi. <<Ivar non fare lo spione>> sussurro avvicinandomi e tirandolo per la manica della maglia. <<Ma quello è Ubbe e con lui, c'è la schiava di ieri sera>> dice lasciandomi senza parole. <<Davvero?>> sussurro allontanandomi per non sentire più i gemiti e quei suoni. Scuoto la testa cercando di convincere il sedicenne ad andare via, ma lui non mi presta troppa attenzione.

Come il sole e la luna  //Conclusa E Corretta//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora