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Qualche ora fa sono arrivati qui a Kattegat alcuni conti e signori da molti regno del Nord. Lagertha ha organizzato una festa per questa "alleanza" di cui lei per prima non si fida affatto. Sento la musica provenire dalla sala grande e le risate della gente, le torce illuminano le strade e il molo.
Ma io ho deciso di restare a casa.
Ultimamente sono successe troppe cose e non sono in vena di stare tra la gente. La costruzione delle fortificazioni mi ha tenuto la mente occupata da tutto il resto; dagli incubi, dalla vendetta per Ragnar e dalle torture di Nils. Per fortuna, con l'arrivo di Harald e suo fratello ha preso le distanze, lasciandomi finalmente in pace.

Finisco di pettinati i capelli e li lego con un nastrino sopra la testa. Inizio a slacciarmi il corpetto del completo sporco di terra e fango. Lo immergo in una tinozza di acqua con l'intento di lavarlo. Mi piego in avanti, appoggiando le ginocchia al pavimento di legno, e inizio a strofinare la stoffa verde scuro cercando di non buttare troppa acqua in giro. Mamma diceva che il bucato la rilassava tanto quando navigare. Le permetteva di restare sola con sé stessa, senza pensare a nulla, concentrandosi solo sul bucato.
Due mani si posano sulle mie spalle e mi irrigidisco all'istante. Riconosco il profumo di salsedine mischiato a quello che più mi era mancato in questo ultimo anno.
Le sue labbra calde si posano delicatamente sul mio collo.
<<Sei tornato davvero?>> Chiedo con il respiro spezzato dalle lacrime, voltandomi di scatto e abbracciarlo. <<Poche ore fa. Il tempo di sistemare alcune cose e sono venuto subito da te>> sussurra vicino al mio orecchio sorridendo contro la mia guancia. <<Martha>> sussurra richiamandomi. Lo guardo negli occhi e mi prende il volto tra le mani. <<So quello che ti ha fatto>> sussurra baciandomi la fronte. <<Ubbe>> sussurro ma lui scuote la testa. <<Rebeka. Mi ha raccontato tutto. Ma ora ci sono io Martha. Quel bastardo non si avvicinerà più a te>> dichiara serrando con forza la mascella. Scoppio a piangere, liberando i mesi accumulati in questo pianto liberatorio tra le sue braccia. Scivoliamo a terra e mi consola, dondolandomi e cullandomi. Sussurra che andrà tutto bene, che starò di nuovo bene ora che lui è tornato da me.

Le sue mani mi accarezza le braccia nude, mi stringe le mani e le bacia prima di asciugarmi le lacrime sul viso. <<Mi sei mancata>> sussurra prima di aiutarmi ad alzarmi.
Finalmente me lo ritrovo davanti in tutto il suo splendore. Alto e bello e con un po' di barba corta che gli incornicia il mento e le guance.
Appoggio le mani sulle sue spalle e gli accarezzo il collo. Gli slaccio la fibbia del mantello e quest'ultimo cade a terra con un tonfo seguito poi dalla cintura con la spada e l'ascia. Lui mi ferma. <<Martha non devi se..>> lo bacio afferrandolo per il colletto della casacca di pelle. <<Ti ho voluto per quasi un anno>> affermo sorridendo e, saltando, gli stringo le gambe intorno suoi fianchi. Mi sorregge tenendo le braccia sotto al mio sedere. Gli accarezzo il viso e mi sporgo per poterlo baciare, attirandolo maggiormente a me.
Mi mordicchia il labbro inferiore procurandomi un piccolo gemito a causa di uno dei tagli che ancora si stanno rimarginando. Dischiudo le labbra facendo incontrare le nostre lingue. Mi fa appoggiare la schiena contro il muro, le sue labbra scorrono sul mio collo e dei leggeri gemiti mi fuoriescono dalle labbra. Il ricordo del mio accordo con Nils mi sa allontanare dal ragazzo che mi tiene tra le braccia. <<Hvitserk io...>> cerco di parlare, me vengo interrotta dalle sue labbra. <<Abbiamo altro da fare ora>> liquida il discorso con questa frase e una parte di me pensa che sia meglio così.
I miei piedi toccano terra e con passo silenzioso mi avvicino al letto e mi ci siedo sopra. Appoggia un ginocchio sul bordo del letto e a larga le braccia come a dire "stupiscimi".
Mi mordo il labbro e molto lentamente inizio a far scorrere il tessuto bianco della mia sottoveste lungo il mio corpo. L'arietta fredda che proviene dalla finestra aperta mi provoca la pelle d'oca.
Mi scosto dal viso alcuni ciuffi di capelli dal viso e mi rimetto in ginocchio al capo opposto di dove si trova Hvitserk. Il suo sguardo continua a vagare sul mio corpo finché non si alza facendo due passi indietro. <<Spogliami>> sussurra con una punta di divertimento nella voce mentre un sorriso malizioso gli nasce sulla bocca.
Gattono fino a lui cercando di essere il meno goffa passibile. Gli arrivo davanti e sciolgo i laccetti della casacca di pelle, buttandola a terra. Passo le mani sotto la sua maglia lunga e gliela sfilo, iniziando a baciargli il collo, mordendo la pelle sopra la clavicola.
Trattiene un gemito e io continuo la mia tortura. Scendo sul petto mentre le mie mani fredde gli accarezzano i fianchi. Scendo sulla pancia e gli afferro il bordo dei pantaloni con le dita. Si sfila velocemente gli stivali buttandoli dall'altra parte della stanza.
Mi prende il viso in una mano e lo solleva davanti al suo. I suoi occhi trasmettono lussuria e desiderio. <<E' così brutta quella cosa che devo sapere?>> mi chiede preoccupato. Abbasso lo sguardo e all'improvviso mi sento vulnerabile e osservata. Ma non è Hvitserk. Mi guardo intorno e per un momento ho la sensazione di aver visto un movimento fuori dalla finestra. Il ragazzo mi gira il viso verso il suo. Ora è davvero preoccupato. Gli prendo il viso tra le mani e appoggio la fronte alla sua. <<Io ti amo e farei qualunque cosa per te lo sai?>> dichiaro prima di baciarlo con trasporto. Dischiude le labbra e ne approfitto. Lo tiro verso di me finché non mi trovo sdraiata sul letto. Gli abbasso i pantaloni e passo la mano sul suo membro, facendolo gemere. Muovo la mano più velocemente finché non viene sulla mia pancia. Mi morde il collo e scende passando la punta della lingua sul mio corpo. Divarico le gambe e tiene le mani sulle mie ginocchia piegate. Inizia a leccare e a stuzzicarmi con dita finché anche io, alcuni minuti dopo non mi lascio andare.
Gli afferro le spalle e lo spingo di lato, così che io mi possa mettere a cavalcioni su di lui. Inizio a muovermi a un ritmo costante mentre le sue mani mi stringono i fianchi, assecondando i miei gesti.

Nella sala grande si svolge una festa, ma questa volta il motivo mi è sconosciuto. Mi guardo intorno mentre bevo qualcosa di molto alcolico. Bjorn sta parlando animatamente con la madre seduta sul trono. Leggo la stanchezza nei suoi occhi. Sembra invecchiata. Poco distante da loro ci sono Ubbe, seduto su una panca, con un bambino biondo di circa dieci anni seduto sulle sue ginocchia e Margrethe, vicino a loro. Dalla parte opposta della stanza c'è Hvitserk, che stringe a se due ragazze. A turno ne bacia prima una e poi l'altra. I nostri sguardi si incontrano ma non vedo preoccupazione o un sentimento simile, ma rancore, rabbia. Potrei quasi dire odio. Rebeka mi raggiunge con passo svelto. <<Ehy ma che gli prende a Hvitserk?>> le chiedo quando si ferma davanti a me. <<Mi guarda come se...>> un suo ceffone mi interrompe e tutti i presenti si voltano a guardarci. Porto una mano alla guancia e la guardo stranita. <<Come hai potuto farlo? Non me lo sarei mai aspettata da te>> afferma a denti stretti. Tutti nella sala mi stanno rivolgendo sguardi accusatori. Mi passo la lingua tra le labbra e abbasso lo sguardo. Bjorn mi si avvicina a braccia conserte <<È meglio che tu te ne vada Martha>> dice e nessuna emozione traspare dalla sua voce. Sembrano gli occhi. Scuoto la testa e sbatto con forza il calice sul tavolo al mio fianco, prima di uscire.
Non so dove sto andando, i miei piedi si muovono da soli mentre la vista si fa offuscata sia dalle lacrime che dell'alcol. È successo tutto così in fretta che non ho neanche capito cosa sia successo davvero. Nella mia mente risuonano tutte gli insulti che il popolo di Kattegat mi ha rivolto. Vorrei soltanto andarmene da qui. Il forte vento che mi arriva addosso mi fa capire dove mi trovo. Sono sulla scogliera. In lontananza vedo le fiaccole della città e sotto di me le gelide acque del fiordo. Prendo un grosso respiro e faccio un passo nel vuoto.

Due mani mi afferrano i fianchi, impedendomi di finire di sotto. Ho ancora gli occhi chiusi e sto urlando. <<Martha. Martha svegliati>> mi urla Hvitserk e spalanco gli occhi. Mi asciuga le lacrime e mi stringe al suo petto e mi rendo conto di essere ancora nuda. <<Va tutto bene. E' finito ora. Era solo un incubo>> cerco di porre fine ai miei singhiozzi ma non ci riesco. Cerco di calmarmi stando a contatto con il suo torso nudo. Indossa solo i pantaloni.
Devo dirglielo, tutto questo mi sta tirando facendo impazzire. Hvitserk mi fa su nel suo martello e, prendendomi in braccio, mi riporta a casa.

Come il sole e la luna  //Conclusa E Corretta//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora