23.

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  Mi lavo la faccia preparandomi per andare a dormire. Nonostante l'acqua fredda non mi passa la stanchezza. Il campo è silenzioso e immerso nella notte stellata che ci offre la Northumbria. Percepisco il suono del mare in lontananza, qualche animale notturno che vaga per il bosco poco distante alla ricerca di prede. Forse tra quegli alberi ci sono appostate vedette sassoni, o forse, come ipotizzava Harald, non sanno ancora del nostro arrivo.
Un movimento fuori dalla mia tenda attira la mia attenzione. Con un soffio spengo la candela che illumina la tenda, calando nel buio quasi totale. Recupero dal cumulo di vestiti il pugnale e, una volta che i miei occhi si sono abituati alla poca luce esco all'aperto, stringendo il pugnale al petto.
L'accampamento è immerso nel silenzio. Qualche fuoco da campo sta ancora bruciando, al centro del raccoglimento di tende. Intorno ad esso alcuni uomini bevono e fanno da giardia. Mi guardo intorno aguzzando la vista finché non intravedo una figura incappucciata al confine del bosco. Appena si accorge di essere stato avvistato si allontana in mezzo agli alberi. Decido di seguirlo, anche se probabilmente non è una scelta saggia.
Strofino la mano sul braccio destro per scaldarmi un po' viste le basse temperature della notte. Mi giro su me stessa cercando di scorgere un minimo movimento tra la vegetazione. Alle mie spalle un rametto si spezza e mi volto con uno scatto. La foresta è fitta e gli alberi ravvicinati mi impediscono una buona visuale. <<Chi c'è li?>> chiedo senza urlare troppo per evitare di attirare l'attenzione dei miei compagni. O di qualche altra persona. Da qualche parte, in lontananza arriva il suono di un ruscello e l'affascinante ululato di un lupo. A pensarci bene, forse sarebbe stato l'ideale restare nella tenda o avvisare qualcuno.
Allento la presa sul pugnale senza però rilassarmi. Ricomincio a camminare verso la spiaggia senza fare rumore, cercando di non inciampare nelle radici e nelle pietre sparse per il sottobosco. Qualcuno mi si para davanti, coprendomi la bocca con una mano. Alzo il pugnale ma la persona si abbassa il cappuccio e afferra il mio braccio, spingendomi contro un albero vicino. <<Hvitserk. Sei uno stupido>> dico tra i denti colpendolo con uno spintone alla spalla. Lui ridacchia, abbassando la testa. <<chi ci fai qui fuori a quest'ora?>> farfuglio guardandolo in volto. È davvero stanco e segnato da notti insonni. <<Te l'ho detto, volevo parlarti>> risponde a voce bassa non prima di essersi guardato inorno. <<E non potevi venire nella mia tenda?>> gli chiedo con le sopracciglia alzate. <<Mi avresti lasciato entrare?>> chiede di rimando ma non gli rispondo. Mi ferisce sapere che una parte di lui tema questo. <<Ogni uno per se, avevi detto. Cosa è cambiato?>> domando appoggiandomi al tronco dell'albero e cercando di scaldarmi, stringendo le braccia intorno al mio busto. Si leva il mantello portandolo velocemente sulle mie spalle. Il pesante mantello è come una grande coperta che mi avvolge, mi scalda. Ha il suo odore che mi inebria la mente. <<Di cosa volevi parlarli?>> chiedo alzando lo sguardo su di lui. Si morde il labbro inferiore e lo vedo dal suo sguardo che sta pensando. Gli appoggio la mano sulla guancia e prende un respiro. <<Conosco la verità e mi odio per come ti ho trattata. Ho reagito con gelosia e rabbia per quello che Nils ti ha fatto. Ho pensato a quello che ti aveva fatto mentre non ero qui con te. Ho pensato che avrei potuto evitarlo se solo.. se solo non fossi partito>> afferma guardandomi dall'alto, accarezzandomi il volto con entrambe le mani. Ti amo e se Nils dovesse metterti ancora le mani addosso, lo ucciderò io stesso>> sussurra al mio orecchio prima di baciarmi.

  Mi lascia malamente sul letto di pellicce della mia tenda, sedendosi sui miei fianchi. Mi solleva le braccia tenendole sopra la mia testa. Con una mano mi accarezza il braccio scendendo verso il basso, arrivando a slacciare i nastrini che mi chiudono il vestito sopra al petto. Si china a baciarmi il collo e la spalla, portando una mano sulla mai gamba piegata. Passa la mano sotto il vestito ad accarezzarmi la coscia, portandola poi tra le mie gambe.

****

  Al mio risveglio Hvitserk è ancora accanto a me, il viso leggermente imbronciato, completamente lasciato a nudo siccome tutte le coperte le ho io. Dai piedi del letto recupero una pelliccia grigia e lo copro. Torno a stendermi accanto a lui e mi perdo a osservare ogni dettaglio del suo viso perdendomi tra i ricordi di questa notte. Il sesso con Hvitserk è sempre stato passionale, pieno di morsi e graffi. Questa volta è stato molto dolce pieno di baci e carezze.
Lui apre gli occhi e sorride leggermente, riportandomi alla realtà. Si avvicina per baciarmi le labbra facendo scorrere la mano sul mio sedere, stringendo. <<Martha, Ivar ha bisogno di...>> mio zio entra nella tenda e all'istante ci allontaniamo. Mi stringo la coperta al petto e mi volto verso Floki. <<Zio! Potevi anche avvertire che entravi>> gli urlo diventando paonazza in volto. Lui in sua difesa si stringe nelle spalle <<Avrei bussato se solo ci fosse stata la porta>> dice con una risatina. <<Ivar ha bisogno di te. Va da lui>> continua puntando lascia alle sue spalle con una smorfia prima di andarsene.
In fretta e furia mi rivesto sotto lo sguardo desideroso di Hvitserk.

  <<Stiamo per scendere in battaglia tesoro>> afferma Ivar cercando di stringersi l'armatura al busto. Gli do una mano ad allacciarla mentre gli chiedo spiegazioni.
Come immaginavamo le sentinelle di Re Aelle ci hanno visti e hanno subito informato il sovrano del nostro arrivo. Aelle, convinto di subire un'altra invasione da parte dei Danesi, ha radunato parte del suo grande esercito. <<Siamo pronto a combattere. La terra della Northumbria si farà rossa di sangue oggi>> afferma euforico Ivar sorridendo a vuoto. Nella sua mente probabilmente si stanno già susseguendo le scene della battaglia, il suono dei sassoni che cadono sotto la sua ascia.
Mi rimetto in piedi spolverandomi le ginocchia dei pantaloni neri. <<Per la battaglia avrai il posto d'onore sul mio carro>> dice indicando il suo mezzo da battaglia, parcheggiato poco distante, con un gesto teatrale del braccio. Si comporta come se avesse già vinto mille battaglie. Ma questa è la prima volta che si troverà davanti ad un esercito schierato. Siamo addestrati, siamo pronti e sicuri di noi. Ma spesso dimentichiamo che la guerra non è come un allenamento.
Elga mi raggiunge con delle stoffe arruffate strette al petto. Le accarezza come se in esse vedesse mille ricordi di vite passate. <<Era di tua madre, ora sarà tuo>> afferma aprendo l'ammasso di stracci mostrando uno stupendo arco di olmo intagliato. Lo prendo girandolo tra le mani notando centinaia di piccole scalfiture.  <<Ogni volta che uccideva un nemico intagliava un segno sul suo arco>> mi spiega e alzo le sopracciglia nel notare che l'arco è quasi completamente intagliato.
Rebeka mi passa accanto e segue Ubbe con il resto dell'esercito. Ringrazio Elga e salgo sul carretto dove già mi aspetta Ivar. Da qui avrò una buona visuale. <<Un arco? Sicura?>> Chiede Ivar canzonandomi. <<Ho fatto molta pratica. Vedrai>> affermo a testa alta. Quando sono partiti per i rispettivi viaggi ho approfittato della loro assenza per allenarmi. La mia mira è decisamente migliorata e con essa anche la padronanza di questa arte che mia madre tanto amava.
<<Pronta a versare sangue sassone?>> sussurra Ivar  mentre lascia un colpo di redini al cavallo che parte al trotto, portando dietro di sé la biga. <<Sempre pronta>> rispondo stringendo le braccia intorno al suo corpo per non cadere appena il cavallo aumenta la sua velocità.

  Quando il sole è ormai alto nel cielo, seppur coperto da diverse nuvole, raggiungiamo il campo di battaglia e a gruppi il nostro esercito sale la collina. Sono proprio curiosa di sapere contro quanti guerrieri di Aelle dovremmo combattere o quale sarà la loro reazione nel vedere tutti noi. A un segnale un varco si apre tra gli uomini, Ivar si copre il viso con un elmo lasciando in vista solo i suoi occhi di ghiaccio. Scattiamo al galoppo arrivando in prima linea seguiti dai suo fratelli. Un urlo di battaglia si alza tra di noi. Agito il mio arco in aria urlando insieme agli altri. Sulla collina difronte, a qualche chilometro di distanza, gli uomini del re sembrano statue, ghiacciati dalla paura della visione che hanno davanti.
Bjorn mi guarda e annuisce, prendo una freccia e do fuoco alla punta. Tendo la corda verso il mio orecchio puntando verso l'alto. Poi scocco la freccia. Come volevo la freccia si conficca nel terreno, proprio davanti al cavallo del re di Northumbria. Bjorn è il primo ad avanzare e subito dopo tutti gli altri.
Con gli altri arcieri scocco diverse frecce eliminando quanto più uomini riusciamo, per permettere ai nostri compagni di avanzare.
  Al segnale di Ivar scendo dal carro ed estraggo la spada correndo verso gli altri. Il campo è già cosparso di corpi, i più sono sassoni per fortuna. Una leggera pioggerella ha iniziato a cadere da poco, rendendo però il terreno già fin troppo scivoloso.
Dopo alcune uccisioni, alcune delle quali brutali, la vista mi si appanna. Sono completamente ricoperta di sangue e fango. Mi guardo intorno rendendomi conto che i suoni della battaglia intorno a me mi arrivano distanti, ovattati, come se avessi la testa immersa nell'acqua. Ho la sensazione di perdere l'equilibrio e voltandomi intravedo qualcuno venirmi contro, con un braccio alzato sopra la testa. È tutto ondeggiante intorno a me. Qualcuno mi si para davanti uccidendo il mio quasi assassino. Il mio "salvatore" si volta verso di me prendendomi per le spalle, scuotendomi un po'. Sbatto le palpebre un paio di volte e finalmente metto a fuoco Hvitserk. Mi sta parlando ma non capisco nulla, non riesco a sentirlo. <<Hvitserk non ti sento. Non sento nulla>> gli grido e dal suo volto capisco che è molto preoccupato. All'improvviso le orecchie iniziano a fischiarmi così forte che mi trovo costretta a piegarsi sulle ginocchia, portando le mani ai lati della testa e gridare. Hvitserk è sempre vicino a me, occupato a difendermi. Sono un facile bersaglio.
Ci vogliono ancora diversi minuti prima che le mie orecchie tornino a sentire. <<Martha che cosa ti succede?>> mi chiede Hvitserk inginocchiandosi davanti a me. Siamo abbastanza al sicuro, circondati su più lati da uomini che ci coprono dagli attacchi dei sassoni. Scuoto la testa facendogli capire che ora sembra tutto passato.

Come il sole e la luna  //Conclusa E Corretta//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora